IMMONDIZIA GESTITA SEMPRE IN SITUAZIONI DI EMERGENZA.

APRIRE UN DIBATTITO: SI PARTE DA QUESTO ARTICOLO CHE CI HA INVIATO VITTORIO BEGLIUTI

Raccolta rifiuti. In dieci anni si sono succedute ben tre aziende, ma il servizio è sempre stato insufficiente.

Artena è assillata da anni da un problema, ma non è il solo Comune del Lazio, assai caro ai cittadini: quello della raccolta e smaltimento dei rifiuti e il rapporto del suo territorio con l’ambiente.

La città inoltre è situata ai limiti della Valle del Sacco per la quale, finalmente dopo anni di battaglie, sembra iniziato l’iter che dovrà monitorare il grado di inquinamento di tutte le acque e delle aree agricole al fine della messa in sicurezza e bonifica del territorio interessato dal fiume Sacco.

Gli interventi da parte dell’Arpa Lazio, dell’ISS, della Asl e dell’Ispra consentirà un controllo assiduo sanitario ed epidemiologico su tutto il territorio interessato. Questo sicuramente è un grande passo avanti per quanto concerne la contaminazione ambientare ma che non risolve certo un altro grande problema che è quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.

Nel giro di poco più di un decennio si sono succedute ben tre Aziende – Gaia, Lazio Ambiente e L’Igiene urbana – ma credo che il servizio offerte da esse sia stato sempre più scadente con il passare degli anni. Ricordo che al mio arrivo ad Artena mi complimentai per l’efficienza del servizio svolto dalla ditta Gaia, i cui operatori molto spesso e dappertutto per la città erano impegnati nella pulizia delle strade (per me venuto da Roma era una pura sorpresa!). Erano i tempi della raccolta rifiuti…”del fai da te differenziata”.

Con il “porta a porta” la situazione sarebbe dovuta migliorare ma, ahimè, non è stato così. Un poco è dipeso dalle garanzie in quanto a rispetto delle clausole contrattuali con il Comune e un poco per probabile incapacità delle stesse aziende ad ottemperare agli obblighi nei confronti dei propri dipendenti. Sta di fatto che le ditte succedutesi si sono trovate ad affrontare delle situazioni emergenziali – economiche e aziendali – forse al disopra delle loro capacità, venendo meno alle condizioni contrattuali previste nel bando stilato dal Comune.

Ma non è solo questo il punto negativo del “problema rifiuti” ad Artena perché la nota dolente ricade essenzialmente in una politica di gestione dei rifiuti che non comincia a valle, cioè  nei Comuni, ma ha inizio a monte, a causa di una legislazione molto poco attenta alla produzione dei rifiuti stessi, segue con una raccolta differenziata capillare (bene il “porta a porta”)  con tanto di controllo assiduo di tutto il territorio – centro urbano e periferia – sostenendo sistemi moderni di recupero e di riutilizzo del prodotto finito.

Ecco, volevo arrivare al punto dolente – comune un poco in tutta Italia – quello dell’utilizzo dei termovalorizzatori di ultima generazione.  La colpa del nostro antiquato sistema è la mancanza – oserei dire – della “cultura”- dei rifiuti. Lobby, Regioni, Comuni, cittadini e Associazioni varie al solo pronunciare la parola “termovalorizzatori” sono colpiti da una pruriginosa orticaria. Li ritengono il diavolo in assoluto e sono fortemente contestati. Sono molto spesso proteste dal carattere ideologico, proteste che hanno come fondamento poche e confuse informazioni, a volte sbagliate e a volte opportunistiche.  Ma sono proprio loro, i termovalorizzatori a combinare il riuso dei rifiuti, peraltro sempre più numerosi, e ad abbattere considerevolmente l’uso delle discariche quanto mai inquinanti.

Dall’Austria in su verso i Paesi del Nord Europa l’uso dei termovalorizzatori che “bruciano” i rifiuti – anche i nostri – risparmiano olio combustibile, inquinano di meno – quasi zero – e fanno guadagnare. Secondo uno studio dell’EPA i termovalorizzatori moderni hanno meno impatto ambientale delle altre centrali e “inquinano” come una piccola azienda. Altro che vecchi inceneritori o discariche più o meno abusive! A Vienna, a Parigi e a Montecarlo sono stati realizzati nel centro urbano o metropolitano e a Copenaghen l’impianto ha sul tetto una superficie con tre piste che consentirà alla gente di sciare mentre il termovalorizzatore in funzione produce energia dai rifiuti prodotti dalla città.

Ecco, questo è il gap culturale – di cui avevo parlato prima – che ci separa dai Paesi del Nord. Oltre il termovalorizzatore ci sarebbe il “Biodigestore anaerobico” che trasforma l’”umido”  utilizzato nel processo di conversione delle sostanze organiche in gas biologico da utilizzare come energia.

Certamente il mio pensiero è andato lontano, forse troppo, ma è indubbio che in quanto a raccolta e riutilizzo dei rifiuti siamo diversi passi indietro rispetto ad altri Paesi europei. Il risultato? Maggiore inquinamento ambientale, maggiori costi per le Aziende preposte e per i cittadini.

Vittorio Begliuti