UNA CITTÀ CHE BRILLAVA, ORA È COMPLETAMENTE ABBANDONATA

Una lunga storia di 1200 anni che sta andando perduta per l’incuria dell’uomo. L’area archeologica di Piano della Civita è la più vasta del comprensorio, un peccato non poterla sfruttare.

Parlare di Artena nell’archeologia, significa pensare immediatamente al Piano della Civita, anche se non solamente sul pianoro più alto del territorio si trovano antiche vestigia di abitazioni. A Piano della Civita, però, vi era una grande Città, racchiusa da una cinta muraria lunga più di 2580 metri, che delimitava un’area di quaranta ettari di terreno, che conteneva al suo interno abitazioni, pozzi, cisterne terrazzamenti, tra i quali, quello più grande è visibile al primo impatto quando si arriva sul sito. Un gradino lungo circa 170 metri che originariamente era alto 8 metri. Questo terrazzamento, che secondo gli archeologi è stato costruito intorno al III secolo a.C. e che originariamente doveva ospitare il foro sella Città. Ma di quale Città? Di quale popolazione? I numerosi studiosi che dal 1700 ad oggi si sono susseguiti allo studio di queste magnifiche rovine, non sono ancora riusciti a trovare un nome né quale popolazione abitasse il luogo.

Prima i sondaggi del professor Lorenzo Quilici negli anni 1968/70, e poi gli scavi sistematici che dal 1977 sono stati effettuati sul posto, hanno portato alla luce abitazioni, pozzi/cisterne, reperti più variegati e in numero elevatissimo. Scavi che da qualche tempo sono proseguiti sul pianoro del grande terrazzamento, e che stanno portando alla luce una villa romana del I secolo a.C. Questa villa risulta essere costruita sopra ulteriori abitazioni datate IV – III secolo a.C., distrutte, come le altre scavate all’interno del perimetro cittadino, soprattutto nel settore Est, da un grande incendio che cancellò completamente la Città. Questa Villa Romana, che secondo le strutture e i detriti archeologici trovati (vasi, murature, monete), è sopravvissuta, in fasi alterne, fino al VII – VIII secolo d.C.

La Civita di Artena nasconde una lunga storia di oltre 1200 anni con fasi di abbandono e di riutilizzo delle strutture esistenti. Di tutte queste strutture, portate alla luce e studiate dagli archeologi, una buona parte sono state volontariamente ricoperte dopo lo scavo, ma molte di esse, soprattutto le strutture della villa romana, sono state lasciate aperte affinchè tutti potessero vederne i resti venuti alla luce. Si! Ma con quale scopo?

I resti della Villa Romana sono sul pianoro del terrazzamento, in parte restaurati, ma molti di essi sono in balia degli agenti atmosferici, della vegetazione infestante che rende molte volte il sito inaccessibile. Poi vi sono animali che pascolano all’interno dei muri della villa, per non parlare degli atti vandalici, come è successo recentemente quando all’interno della Villa sono state divelte le basi di due colonne in mattoncini che sostenevano il tetto dell’impluvium. Quindi una domanda è lecita: Cosa è stato fatto o si sta facendo per salvaguardare questi resti?

Ci sarebbero state tutte le premesse per una sistemazione dell’area archeologica, con una sua seguente valorizzazione, ma purtroppo non è stato così!

Dal 1979, la Soprintendenza archeologica del Lazio ha vincolato tutto il territorio circondato dalle mura Ciclopiche, mentre la Provincia di Roma ha acquisito buona parte dell’area consegnandola al Comune per la sua tutela e per la realizzazione del Parco Archeologico. Vi sarebbero state tutte le premesse per la sua realizzazione, qualcosa è stato anche compiuto, purtroppo però, oggi la zona è nel degrado più assoluto.

Alla fine degli anni novanta, il Comune di Artena e la Provincia di Roma, in accordo con la Soprintendenza archeologica, dopo aver approvato il progetto per il parco archeologico, con i fondi del comitato internazionale di programmazione economica (CIPE) e il cui oggetto recitava: “Realizzazione lavori di itinerario museale esterno area della Civita, museo archeologico, sistemazione e valorizzazione area archeologica Piano della Civita”. Secondo alcune informazioni i lavori per la realizzazione delle strutture sul Piano della Civita sarebbe costate 750.000 euro. Cosa è stato fatto con questa somma così ingente? Sono state recintate, con pannelli metallici grigliati, alcune aree archeologico scavate, come i pozzi/cisterna, la Porta Scea, i  pozzi dell’acquedotto e la Villa Romana. Sono stati effettuati vialetti all’interno delle mura che conducevano alle singole aree di scavo. Questi vialetti erano sostenuti da lastre di travertino e da tavole con all’interno brecciolino. Accanto alle aree archeologiche sono stati posti blocchi di travertino con il lato superiore inclinato dove sono stati inseriti testi esplicativi dei diversi siti archeologici. Altri blocchi di travertino sono stati posti lungo questi vialetti, ed è stato realizzato il centro visitatori.

Oggi a distanza di soli 12 anni, tutto questo lavoro è in uno stato di abbandono. I pozzi/cisterna, l’acquedotto e molte aree archeologiche recintate, come, ad esempio la Porta Scea, sono state riseppellite da erbacce e rovi che ne coprono in parte la visione. I pannelli, dove erano stati inseriti i testi esplicativi, sono completamente cancellati. I vialetti realizzati che conducevano ai vari scavi e arrivavano fin sulla cima della montagna, dove era posta la grande cisterna e da dove si può ammirare un panorama mozzafiato che gira lo sguardo a 360 gradi, sono ormai irriconoscibili. Le tavole laterali che contenevano il brecciolino sono del tutto marcite, e le lastre di travertino poste frontalmente sono rotte o divelte, mentre la breccia non esiste più, ricoperta da terra ed erbacce. Anche quello che doveva essere il centro visitatori, mai utilizzato, è oggi in uno stato di abbandono, e testimonia un disinteresse totale per un territorio ricco di storia.

Augusto Iannarelli