DANZATE DUNQUE

Matteo Bittante racconta una storia universale di momenti di debolezza e di forza, di violenza e di abbracci, di coraggio, di condivisione, in una danza molto vicina alla poesia.

La prima volta che ho visto questo corto, di nuovo le lacrime mi rigavano il video, in un sussulto di commozione. Ma non ne voglio fare una questione personale: quest’opera parla a tutti, e racconta qualcosa di ognuno di noi.

Vi è mai capitato di provare la sindrome di Stendhal davanti un’opera d’arte?

A me è successo una volta, davanti ai Prigioni fiorentini di Michelangelo, i “non-finiti” scolpiti probabilmente nella seconda metà degli anni venti del Cinquecento, per la Tomba di Giulio II. Guardare quelle figure umane che sembrano lottare per liberarsi dalla pietra che li imprigiona, ma che allo stesso tempo è loro madre e materia, mi ha creato un’emozione così potente da provocarmi il pianto.

Poi mi è successo qualche giorno fa, quando il mio vicino Matteo Bittante mi fa: – Ci siamo! – e mi mostra questo:

Durante la quarantena, Matteo ha avuto un rallentamento con il lavoro, come molti di noi, e si è ritrovato a  disporre di tempo per sé stesso. Finalmente riposato, il suo corpo e la sua mente hanno ritrovato energie nuove. Con tanti momenti a disposizione, Matteo ha riflettuto sulla propria esistenza, e mentre si allenava in casa i pensieri vorticavano veloci. Comincia a condividerli con Giovanni (un altro vicino), giovane talento interamente formato all’Accademia Susanna Beltrami e danzatore attivo nel Centro DANCEHAUSpiù. Si raccontano episodi di fanciullezza, osservano il momento che abbiamo attraversato passando dalle loro storie di uomini, facendo considerazioni filosofiche e pratiche sulla vita tutta. Dai pensieri scambiati e dalla volontà di Matteo di fotografare un momento particolare della sua vita – 42 anni, una carriera di danzatore alle spalle e un’esistenza densa – nasce una coreografia che poi si trasforma in un film, grazie alle maestranze di regista di Matteo (un altro vicino), il tutto sonorizzato da Chris Costa (un altro vicino).

(Riflessione: quanto è positivo e producente avere la possibilità di condividere?)

Quindi: “24,42 Vegliate Dunque” è uno short dance movie nato da un’idea di Matteo Bittante, coreografo e co-direttore del Centro Nazionale della Danza DANCEHOUSEpiù di Milano, per la regia di Matteo di Gioia, e interpretato dallo stesso Matteo e Giovanni Leone, che vedete danzare sul sound sempre impeccabilmente giusto di Chris Costa.

Il titolo nasce dalle età palindrome dei due interpreti che hanno 24 e 42 anni. Due coppie di numeri pari.  Cifre che si incontrano a metà per un attimo di vita brevissimo. Due età incastrate in un chiasmo che vortica sul perno del continuo cambiamento.

“Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.”

Potete guardarlo online ancora per qualche giorno, ospitato dalle piattaforme di Milano Pride. E spero davvero che lo facciate.

Il film narra l’incontro di due persone: due uomini, con età diverse, uniti dal puro amore umano. Sono padre e figlio, amanti, gemelli siamesi uniti per il fianco. Sono il viaggiatore e la guida, l’allievo e il maestro. Uno è giovane e forte, alle prime esperienze, l’altro maturo, ma con del tempo ancora davanti, una vita che sia nuova grazie alle consapevolezze acquisite nel tempo, con le valutazioni di uno che si guarda indietro, e riconfronta con il tempo della gioventù.

E così danzano, questi due corpi plastici ed emozionali, sotto una luna piena incredibilmente luminosa, in scenari urbani che sembrano dimenticati, in uno spazio che pare più un set interiore.

Saranno state le musiche, sarà una citazione al mio scultore preferito (non ve la svelo, vediamo se la intuite anche voi), sarà la fotografia, sarà l’idea che si fa azione nel movimento, saranno gli occhi degli interpreti e quelli del regista che ce li mostra.

Sarà che sono incline ai fatti artistici, ma la prima volta che ho visto questo corto, di nuovo le lacrime mi rigavano il video, in un sussulto di commozione. Ma non ne voglio fare una questione personale: quest’opera parla a tutti, e racconta qualcosa di ognuno di noi.

Raccontano una storia universale di momenti di debolezza e di forza, di violenza e di abbracci, di coraggio, di condivisione, in una danza molto vicina alla poesia.

Spero che anche a voi, guardandolo, possa arrivare un messaggio che vi faccia battere il cuore.

24,42 VEGLIATE DUNQUE

Opera di Matteo Bittante

con Giovanni Leone e Matteo Bittante

Regia di Matteo Di Gioia

Direzione della fotografia di Pietro Agostini

Sound designer & Mix: Chris Costa

Musica: cs. Kalotas | K6 – Girls in Airports – Lowtec – Tom Ashbrook 

Costumi di Tom Rebl