TORRI MEDIEVALI A MONTEFORTINO

La fortezza o rocca di Montefortino, venne costruita sul punto più alto della montagna, a 448 m. s.l.m. in un punto da dove si poteva controllare l’intera valle del Sacco sottostante dove furono costruite o riadattate a murature esistenti alcune torri di avvistamento

Artena, Valmontone e Colleferro facevano parte già nell’antichità del vasto territorio dell’Ager Signinum. Una zona del Latium Vetus frequentata fin dall’età arcaica, come hanno testimoniato i numerosi siti e i reperti archeologici recuperati. Un territorio che passò poi sotto il dominio imperiale di Roma e che in seguito, con la caduta dell’impero romano, passò progressivamente nel medioevo, sotto la supremazia Pontificia, che si sostituì alla politica amministrativa dell’impero romano ormai decaduto.
Controllato dai vescovi, con a capo il papa, si cominciò così a formare un grande patrimonio ecclesiastico frutto delle donazioni fatte dai fedeli delle loro proprietà terriere alla chiesa che prese il nome di “Patrimonium Sancti Petri”. (chiamato così perché le donazioni erano fatte ai santi Pietro e Paolo). Con la formazione del patrimonio di san Pietro, i fundus rustici della campagna di Artena passarono a far parte del patrimonio Labicano, ed erano controllati da un funzionario dell’amministrazione Pontificia. (due di questi fundus che erano lungo la via Latina sono ricordati in una iscrizione nella chiesa di san Pietro e Paolo a Roma). Nella lunga vallata del Sacco che si estende dalla montagna di Artena fino ai monti Prenestini, e che prosegue poi nella valle del Liri, già nell’antichità aveva i suoi percorsi naturali che mettevano in comunicazione l’Italia centrale con il sud della penisola, percorsi che nel periodo romano furono sostituiti da vere e proprie vie di comunicazione come la via Latina, la via Labicana, la via Prenestina, che erano collegate tra loro da una fitta rete stradale minore, creata per raggiungere le varie ville rustiche e i centri abitati, che poi, nel medioevo, con il loro percorso, mettevano in collegamento tra loro i centri abitati con i luoghi più frequentati come monasteri, chiese e i fundus nelle campagne. Con l’invasione dell’Italia da parte popolazioni gotiche e longobarde, i proprietari di questi fundus e la gente che abitava nella valle, per maggior sicurezza si ritirarono nei siti di altura, che cominciarono cosi a fortificare per difendersi. Con la formazione di queste cittadelle fortificate, Castri, nel periodo medievale si sviluppò nella campagna romana, ormai semi-abbandonata, il fenomeno del feudalesimo sub-urbano. Contemporaneamente, la necessità che i nuovi padroni avevano di controllare la campagna e le vie di comunicazione che conducevano alle loro proprietà che venivano sempre più fortificati, fece si, che lungo le principali vie di comunicazione, si costruirono un po’ dovunque torri di difesa, che molte volte venivano edificate sulle rovine di edifici romani. Torri che servivano sia per un controllo della zona dove erano costruite, ma anche come mezzo di comunicazione, per mezzo di segnali luminosi tra i vari castelli o rocche e la campagna. Ed è con questa trasformazione del territorio che è nato il Castrum Montis Fortini.
Non sappiamo quando questo avvenne, ma si è a conoscenza di un documento del 1140 dove il castello di Montefortino, viene citato come appartenente alla famiglia baronale dei Conti di Tuscolo. La fortezza o rocca di Montefortino, venne costruita sul punto più alto della montagna, a 448 m. s.l.m. in un punto da dove si poteva controllare l’intera valle del Sacco sottostante dove furono costruite o riadattate a murature esistenti alcune torri di avvistamento. La prima di queste torri di avvistamento, la più vicina si trova a Est della fortezza di Montefortino a circa 2500 m. in linea d’aria, sulla collina di San Martino a 285 m. s.l.m. Qui ci sono i resti di una costruzione rettangolare di circa 5m x 4m. realizzata con blocchetti di tufo di varie misure, ma anche con l’utilizzo di materiale di recupero come frammenti di tegole in laterizio e grandi blocchetti di calcare rettangolari. La torre, probabilmente costruita su un edificio funebre esistente, conserva un’altezza massima di 2 m. ed è situata a circa 1000 m. dalla diramazione della via Latina, che passando sotto Montefortino si dirigeva verso Colleferro, e a 1500 m., in linea d’aria, dalla torre (campanaria?) di colle San Nicola.
Sulla collina, situata a 283 m. s.l.m. ci sono i resti del monastero e della chiesa di San Nicola più volte citato da scrittori antichi e dal quale il colle prende il nome. Quello che resta della torre, è una base quadrangolare di circa 2 m. di lato e conserva un’altezza di circa 1,70 m. Realizzata con blocchetti di tufello squadrati che variano dai 15 ai 25 cm. di lunghezza e alti 5 cm. disposti in file orizzontali. Dalla sua posizione la torre controllava il percorso principale della via Latina che si dirigeva verso colle Maiorana e la chiesa con la catacomba e cimitero di Sant’Ilario, e il diverticolo della via Latina che passava lungo valle Maderno sotto colle Santo Giudico. Ed era in contatto con la torre situata su questo colle. La terza torre (campanaria?) si trova su uno dei punti più alti di colle Santo Giudico. Qui, a 219 m. s.l.m. ci sono i ruderi di un grande edificio rettangolare di circa 13 m. x 6 m. realizzato con tufelli rettangolari che ancora conserva nel lato sud-est una parete alta circa 6 m. sono questi muri quello che resta del conventino di Santo Giudico, di cui si è sempre parlato, ma che a mio parere, potrebbero anche essere i resti della chiesa citata nella bolla papale di Lucio III nel 1182 …“in castro Vallismontoni…ecclesiam S. Zotici cum omnibus pertinentiis suis…”. A circa 20 /30 m. da questo edificio si elevano per circa 3 m. i resti di quella che doveva essere una torre, o forse il campanile della chiesa, usata anche come punto di osservazione. Questa realizzata con blocchetti di tufo irregolari, è situata a circa 800 m. in linea dalla torre di san Nicola, a controllo della via Labicana che passava a nord-est della collina opposta, ed era a circa 3700 m. dalla torre e il castello di Sacco, situato tra le colline di colle Sacco e colle Cisterna. Se diamo uno sguardo più ampio al territorio circostante che nel XIII secolo apparteneva alla nobile famiglia romana dei Conti, oltre al loro castello a Montefortino, troviamo altri castelli di loro appartenenza, il castello di Valmontone, sulla via Labicana, il castello di Sacco tra la via Labicana e il fiume Sacco, e il castel Vecchio vicino il diverticolo della via Latina che proveniva da Montefortino e il castello di Piombinara. Tutti questi castelli erano in contatto tra loro attraverso nove o forse più torri di avvistamento realizzate nella valle del Sacco tra la via Latina e la via Labicana.
I resti di una quarta torre, quella appartenente al castel di Sacco, sono situati su una piccola altura a 249 m. s.l.m. Questa costruita con piccoli blocchetti di tufo rettangolari, ha una struttura a pianta quadrata della quale si conservano ancora solo due lati per un’altezza di circa 2 m. La torre, è a circa 1800 m. dal castello di Piombinara e al controllo diretto della via Labicana e del fiume Sacco. Il castello di Piombinara, è stato costruito sopra una collina tufacea a 248 m. s.l.m. a diretto controllo della via Labicana e del fiume Sacco. Era circondato da una lunga cinta muraria rettangolare di 290 m. con numerose torrette e all’interno racchiudeva alcune chiese, il palazzo baronale e la torre di avvistamento nell’angolo sud orientale che era alta circa 30 m. Questo castello, oltre ad essere il più grande, aveva anche la funzione di difendere la valle del Sacco a protezione dei castelli di Valmontone e Colleferro. Dall’alto della torre lo sguardo arrivava lontano, oltre la pianura e le basse colline circostanti, e dall’alto della torre, per mezzo di segnalazioni, era possibile comunicare con gli altri castelli baronali dei Conti, quello di Sacco, di Valmontone, di Montefortino, di Colleferro (castel Vecchio) ed anche con quello più lontano di Segni. Questa alta torre, fu colpita da un fulmine che aveva aperto uno squarcio nel lato sud-ovest e ne aveva compromesso la stabilità, è rimasta in piedi fino al 1936 quando fu abbattuta per motivi di sicurezza.
Al sistema difensivo del castello di Piombinara, c’erano ancora altre due torri realizzate anche queste con piccoli blocchetti rettangolari di tufo e delle quali si conservano ancora i ruderi. La prima, chiamata torre Santi è situata lungo il fiume Sacco e a poca distanza dal tracciato della via Labicana. Questa, a pianta quadrata con i lati di circa 7 m., si conserva ancora per un’altezza di circa 25 m. L’altra torre, quella della Mola, è quella più distante dal castello di Piombinara, ed è stata edificata vicino al fiume Sacco, a controllo di un’antica strada di raccordo che partendo dalla via Palianese, incrociava le vie Labicana e Latina, e, attraverso la via Carpinetana, proseguiva fino a Segni. Questa torre, simile alla torre Santi, è quadrata con il lato di 7 m. e i ruderi conservano ancora un’altezza di 20 m. L’ultimo castello baronale che nel XIII secolo apparteneva alla famiglia Conti lo troviamo sull’omonima collina di Castel Vecchio. La collina alta 270 m. s.l.m. è a sud-ovest di Colleferro e a circa 2500 m. dal castello di Piombinara.
Situato sulla collina a controllo del diverticolo che proveniva da Montefortino, fu ristrutturato intorno al XIII secolo dalla famiglia Conti e nella ristrutturazione furono aggiunte ai lati del castello nord-est e sud-est due torri, anche se dalla ristrutturazione visse poco.
Nel 1431 nella guerra tra il pontefice Eugenio IV appoggiato dalla famiglia Conti contro i Colonna, il castello fu distrutto insieme a quello di Piombinara dalle milizie assoldate dai Colonna, inviate dalla regina di Napoli Giovanna II D’Angiò-Durrazzo e comandate dal soldato di ventura Jacopo da Caldara. Mentre non fu distrutto il castello di Montefortino per la sua forte posizione.