ALLA VILLA NON DI SOLO PALIO…

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Una volta finito il Palio tornano l’incuria e il degrado: vegetazione incolta, panchine divelte, rovi ovunque, percorsi sconnessi sia a piedi che in bici; tutto in uno stato di abbandono fino all’anno seguente. Eppure non c’è artenese che non abbia ricordo legato a questo luogo: solo per questo meriterebbe attenzione

Per noi artenesi è semplicemente la Villa. Spulciando qua e là per farmi ispirare scopro che il nome ufficiale è Parco di Villa Borghese, forse per distinguerla da quella di Roma. Parco lussureggiante, appartenente ai Borghese e dato in affitto al Comune, è dotato di una rigogliosa vegetazione. Meta una volta di passeggiate domenicali, è da tanti anni trascurato. Tranne che nel periodo della festa del Palio.
Per mio padre e per quelli della sua generazione, la Villa era Le Costi, dove, durante la guerra, stanziavano i tedeschi, e dove i ragazzini come lui (aveva circa dieci anni) rendevano qualche piccolo servizio ai soldati, come andare a prendere l’acqua, per avere in cambio un po’ di cibo. Quel nome però, fu fatale al paese quando nel gennaio del ’44 gli alleati lo bombardarono: avevano saputo che presso Le Costi c’era una concentrazione di tedeschi, ma nel tradurre Le Costi intesero i confini, bombardando addirittura la Chiesa di Santa Maria, che si trova in effetti ai confini del paese.
Per quelli della mia generazione, la Villa era un luogo esotico, nonché misterioso: mi affascinavano i diversi suoi ingressi, tutta quella vegetazione che ne facevano un luogo ideale per una caccia al tesoro, gli spazi adatti per un pic-nic e l’atmosfera giusta per la meditazione. Era adeguato per l’attività fisica, mi piaceva scoprire dove portavano quei sentieri in terra battuta quando andavo a correre la mattina presto, in estate. Poi è arrivato il tempo delle grandi feste estive, con tanti cantanti famosi… Senza tralasciare che è stato il rifugio per tanti ragazzi innamorati alla ricerca di un po’ di intimità.
Sono pressoché permanenti (e fatiscenti) le staccionate intorno all’arena e le sedute per il pubblico del Palio delle Contrade; più in alto il bosco di latifoglie conserva caratteri di forte naturalità, con splendidi ed annosi esemplari di aceri e querce, castagni, sorbi, alloro e varie specie ornamentali di antico impianto. Sito ai piedi del centro storico resta un luogo veramente suggestivo. Purtroppo non tutto l’anno è agevole da frequentare: il minimo che si può dire è che sia poco curato. Qualche anno nel mese di giugno è stato utilizzato dalle parrocchie per le attività dei centri estivi. Inoltre è considerato luogo adatto per corsa domenicale e passeggiate con il cane, ma chissà perché i padroni si ritengono esentati dalla raccolta delle deiezioni canine: tutta natura?
Però, dai primi di luglio viene tirato a lucido e predisposto per ospitare gli stand enogastronomici di ben 10 contrade, che ogni sera riescono a sfamare circa 10.000 persone, mentre i contradaioli si sfidano nell’arena. E una volta finito il Palio tornano l’incuria e il degrado: vegetazione incolta, panchine divelte, rovi ovunque, percorsi sconnessi sia a piedi che in bici; tutto in uno stato di abbandono fino all’anno seguente. Per carità, il Palio è un evento importante per il nostro paese, dal punto di vista sociale ed economico, richiama tante persone anche dai paesi vicini, ma la Villa, la splendida cornice, non andrebbe curata gli altri undici mesi dell’anno? Affinché sia fruibile in primavera o in autunno, per le famiglie, i bambini, coloro che praticano sport all’aria aperta o semplicemente per chi voglia sedersi a leggere un libro.
So che ogni tanto qualche privato cittadino animato da buona volontà e spirito di servizio, nonché da sensibilità ecologica, si fa promotore di azioni di pulizia finalizzate all’organizzazione di manifestazioni ludiche o piccole fiere dell’artigianato, ma la cura dell’area verde più bella della nostra cittadina non può essere demandata ad iniziative estemporanee, seppur encomiabili. Quest’anno non si farà nemmeno il Palio, cosa ne sarà del parco di qui a qualche mese? Non c’è un artenese che non abbia un ricordo legato a questo luogo, basta questo per dedicare alla Villa tutta l’attenzione che merita.