“Né il timor di Dio né tantomeno quello della giustizia pongono ormai un freno ai peggiori impulsi che ognuno di noi ha dentro“
Un cartello con la frase del titolo scritta sopra veniva inalberato con orgoglio da una senatrice della Repubblica Italiana, non molto tempo fa, nel corso di una manifestazione. L’intenzione della senatrice era evidenziare come una società che voglia definirsi moderna e progressista non possa restare legata a cliché ormai obsoleti, ma debba guardare avanti e adottare dei nuovi valori che prescindano da un determinato credo religioso, dal legame con un territorio definito da precisi confini geopolitici, e da una visione ristretta del concetto di famiglia legato soprattutto alla presenza di un padre e di una madre, di sesso opposto, biologici o adottivi che siano.
Il diritto a esprimere la propria opinione è sacrosanto, tanto come quello di criticare costruttivamente quella altrui. Alla luce degli ultimi fatti di cronaca, l’assassinio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro che ci riguarda da vicino come comunità in quanto perpetrato da giovani artenesi, ma anche quello non meno brutale di Filippo Limini a Bastia Umbra, quello efferato di don Roberto Malgesini a Como, lo stupro di due turiste inglesi minorenni a Pisticci, il pestaggio dell’anziano fermatosi a difendere una ragazza aggredita verbalmente dal compagno a Vicenza, e tanti altri fatti di cronaca, ci mettono davanti agli occhi come quanto auspicato dalla nostra senatrice sul suo cartello sia già una realtà, e sicuramente non una conquista di civiltà.
Che cosa, infatti, rende umano l’Uomo? Proprio quei valori tanto deprecati e messi all’indice come antiquati e forieri di discriminazione e arretratezza sociale. Dio, patria e famiglia. Dio inteso come entità superiore a cui immagine e somiglianza saremmo stati creati e che, comunque lo si voglia chiamare a seconda del credo cui si appartiene, ci ha ingiunto di amarci e rispettarci l’un l’altro e di considerare la vita umana come il valore supremo, pena la dannazione eterna. Ma esiste ancora, oggi, qualcuno che creda alla dannazione eterna? Mi viene da sorridere al solo pensarlo. Patria, inteso sia come territorio sia come Stato, con le leggi che tutti siamo chiamati a rispettare, pena… Pena? Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una deriva della Giustizia, con un progressivo addolcimento di quelle che ormai, a chiamarle pene, viene quasi da ridere. E quelli che credono ancora fermamente nella giustizia, in Italia, secondo me sono ancora meno di quelli che temono l’inferno. Né il timor di Dio, quindi, né tantomeno quello della giustizia pongono ormai un freno ai peggiori impulsi che ognuno di noi ha dentro. La Famiglia: anche questa istituzione è profondamente in crisi da decenni, e sempre più ragazzi crescono con genitori assenti, anche se non necessariamente separati, nel migliore dei casi distratti dai ritmi frenetici della vita al punto da aver reso necessaria una legge per evitare di dimenticarli in macchina, questi poveri figli. Famiglia in crisi al punto tale, che neppure il pensiero di una prossima paternità riesce a fermare la violenza omicida di chi non è stato educato al rispetto per la vita: né per quella altrui, né per la propria, né per quella di chi si è scelto di mettere al mondo.
E a farne le spese sono proprio quei pochi che, come Willy e come l’anziano di Vicenza, in quei valori ancora credono fermamente e hanno il coraggio di rischiare la propria vita per difendere l’amico da un branco di picchiatori, o una donna da un compagno violento. Non limitiamoci a piangerli, questi nuovi eroi, sforziamoci di imitarli nel quotidiano, affermiamo con forza che valori come coraggio, lealtà, onore, rispetto delle leggi e della vita non tramonteranno mai.