“Volevi smorzare un fuoco e hai trovato la cieca violenza di chi non ha sorriso, ma un volto grifagno per incutere paura”
Willy, Abbiamo imparato a conoscerti ora che non ci sei più, ora che il tuo sorriso disarmante, campeggia sugli striscioni appesi e portati in processione. Abbiamo visto la cieca violenza di chi non ha sorriso e parole di confronto, ma solo sprezzante avversione per l’altro. Hai avuto la colpa di non essere indifferente, volevi smorzare un fuoco e hai trovato la cieca violenza di chi non ha sorriso, ma ghigno cattivo per incutere paura.
Quelli che ti hanno ucciso sono partiti da Artena, sono figli del nostro paese, il loro gesto di morte ha gettato un’ombra di tenebra sulla nostra comunità, ci sentiamo in colpa per Te, per la tua giovane vita troncata, per tutte le aspettative sfumate in una notte, in una notte folle e senza parole, in una notte dove il male si è manifestato con scandalosa oscenità.
Pericle, nel commemorare i morti della guerra del Peloponneso, diceva: “La libertà di cui godiamo, si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo”.
E concludeva:
“Ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così”.
Questo veniva detto 2500 anni fa, nella culla della nostra cultura, ad Atene.
Ecco, dovremmo adoperarci per fare cosi anche nella nostra Artena.
Moravia, parlando al funerale di Pier Paolo Pasolini, dopo aver elencato le qualità artistiche di Pasolini, Poeta, Regista, Romanziere, sempre impegnato in battaglie civili, concludeva cosi: “Ora io dico: quest’immagine che mi perseguita, di Pasolini che fugge a piedi, è inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo Paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo Paese come Pasolini stesso avrebbe voluto”.
Anche l’immagine di Willy, a terra, senza difese, ci perseguita, anche Noi dovremmo avere la capacità di trovare in quell’immagine, la forza e l’energia civile per migliorare la nostra comunità.
RENATO CENTOFANTI