THANK YOU FOR YOUR LOVE

Foto dal sito Frosinone Today

Appare banale ripetere che Artena non è un paese di criminali ma di brava gente: credo nell’intelligenza degli uomini, e affermo con forza le mie radici, io sono nata e cresciuta ad Artena, una città di persone dal cuore d’oro. Che però convivono con seri problemi di abbandono scolastico, prostituzione minorile, spaccio e consumo di stupefacenti, microcriminalità.

Thank you for your love./When all is falling in the seizure of pain/ oh, thank you for your love.
Ho in mente questi versi da quando ho appreso la notizia dell’omicidio di Willy, ormai un mese
fa. Risuonano cupi e languidi, come i toni di chi la canta, Antony, voce degli Antony and the
Jhonsons. Lugubre e folle. Come questa storia.
La tv strillava che i presunti assassini di Willy fossero di Artena. A bocca aperta e con una morsa nello stomaco, ho ascoltato dettagli sempre più raccapriccianti riguardo la vicenda, che si svolgeva a casa mia, nei luoghi cari, tra i miei affetti e le persone che conosco: nella mia comunità. Locali, birre, amici, il sabato sera, piazze, parole e provocazioni, risse, scale, lampioni spenti su angoli bui, le forze dell’ordine, le macchine, gli amici, le canzoni. Ho letteralmente visto la notizia. L’ho percorsa per immagini, le stesse su cui i miei occhi hanno indugiato per tanti anni tutti uguali, quelle del remembering self della mia post-adolescenza, per citare Kanehman. Il sé che ricorda ciò di cui il sé ha fatto esperienza. E lo riattraversa. Con l’unica differenza che nei miei ricordi di ventenne nessuno ha mai ucciso nessun altro a pochi metri dal locale in cui mi trovavo con gli amici.
Le immagini, le parole scritte e ripetute su ogni media, mi hanno trasportato in una dimensione
di annebbiamento e dolore per una vita strappata a questa terra con violenta gratuità; un atto
brutale compiuto da ragazzi troppo giovani per non avere niente da perdere; lo strazio di una
famiglia e di più famiglie. Lo spaesamento di comunità coinvolte nello stesso lutto.
Lavoro in un centro di produzione televisiva, circondata di schermi giganti e giornalisti, addetti stampa, autori, registi.
Per il lunedì successivo e tutti i giorni a venire la notizia mi è riecheggiata intorno (e dentro),
così come i commenti di tutti, che non mi sembrano mai centrati, che travisano, che sbagliano
collocazioni e connotazioni. Mentre i curiosi mi assediavano di domande, dentro di me, solo
una sensazione: l’annientamento. E quei versi: Thank you for your love/When all is falling in the seizure of pain/ oh, thank you for your love.
Perché questa storia non è solo una narrazione di dolore, ma anche di amore. Non spenderò molte parole su quanto sia deprecabile tanta violenza. Non sottolineerò che la responsabilità è anche della politica e della comunità – che non significa che la responsabilità diretta di un atto bestiale, iniziativa di alcuni individui in particolare, sia dei singoli componenti della nostra cittadinanza o di questa giunta, ma che in quanto comunità dovremmo fare di più per arginare la brutalità che sempre con più prepotenza si ramifica odiosa nel nostro tessuto sociale, proprio là in quelle piazze buie dove non c’è cultura né alcuna alternativa luminosa.
Chi ad Artena è cresciuto e ci vive sa che è così, e se lo sappiamo e non abbiamo fatto niente per migliorare le contingenze siamo corresponsabili del buio in cui si insidia la criminalità, il mito di una vita facile costruita a spese degli altri, l’affermazione di sé attraverso la ferocia
invece che la virtù: che il nostro amato paese manchi di certe proposte e di welfare è un dato
di fatto e chi non vede ha semplicemente chiuso gli occhi. Trovo banale ripetere che Artena non è un paese di criminali ma di brava gente: credo nell’intelligenza degli uomini, e affermo con forza le mie radici, io sono nata e cresciuta ad Artena, una città di persone dal cuore d’oro.
Che però convivono con seri problemi di abbandono scolastico, spaccio e consumo di stupefacenti, micro criminalità. Tutte questioni violente. Succede ovunque? Ok, ma non mi basta. Vorrei che qui non accadesse.
Mentre scrivo mi ricordo una chiacchierata con il nostro parroco e i suoi occhi, bene aperti e preoccupati. Questa brutta storia, però, è anche una storia d’amore. È l’amore di Willy che cerca di
difendere un amico senza arrendersi alla forza bruta; è l’amore degli amici di Willy, che con
parole commoventi e il coraggio della testimonianza – è strano che per testimoniare debba
volerci coraggio, no? – vogliono fare luce e chiedere giustizia; è l’amore per la giustizia; è
l’amore delle comunità che si stringono intorno a una famiglia col cuore a pezzi; è l’amore per
le nostre città offese e la voglia di sentir spendere parole diverse su casa nostra; è l’amore per i ragazzi che sono tutti figli nostri, che sono il motore del mondo e ai quali dobbiamo trasmettere valori di pace, di convivenza, di gentilezza e di altruismo, a loro che sono il futuro a cui dobbiamo garantire possibilità lucenti e più degne, attraverso ogni mezzo: la politica,
l’associazionismo, la famiglia, l’amicizia. Le relazioni tra esseri umani.
È l’amore da cui dobbiamo ricominciare perché niente di tutto questo si ripeta, per dare pace a
Willy. Di questo ci ringrazieremo l’un l’altro.
Grazie per il tuo amore/quando il dolore si impossessa di tutto/oh grazie per il tuo amore
Grazie per il tuo amore/quando il dolore si impossessa di tutto/oh grazie per il tuo amore.