LA COLLEGIATA DI SANTA MARIA DELLE LETIZIE

AUGUSTO IANNARELLI CI PRESENTA UNA CRONOLOGIA STORICA IN DUE PARTI DELLA CHIESA PIU’ ANTICA DI ARTENA

( Prima Puntata) La chiesa di Santa Maria delle Letizie, come noi la conosciamo oggi, è frutto dell’ultima ricostruzione dell’edificio sacro fatta negli anni 1983-85, dopo che era stata distrutta dal bombardamento americano del 31 Gennaio 1944. La ricostruzione è stata fatta in base a quello che restava delle vecchie strutture murarie della chiesa, riportandola a com’era prima di quel tragico evento, e rialzando così quei vecchi muri, che molti anni prima e in periodi diversi erano stati costruiti dagli abitanti di Montefortino. Cronologicamente la chiesa viene messa in relazione con un tempio pagano dedicato alla dea Giunone, costruito sul luogo nel periodo romano, ma del quale non sono state trovate tracce. (anche se si parla di qualche struttura in muratura romana di calcestruzzo trovata vicino la chiesa). Non sappiamo con certezza quando la chiesa sia stata costruita. Secondo alcuni storici, l’edificio nasce come piccola chiesa rurale intorno al VIIIIX secolo, per adempire alle esigenze cultuali degli abitanti di Montefortino e della campagna circostante. Edificata, forse su antichi ruderi, sulla sommità di un dosso a 495 m. s.l.m., con antistante un’ampia veduta verso sud-est della sottostante vallata del sacco e dedicata alla Madonna, trasformando quindi, la Giunone “reginae letitie” in Madonna delle Letizie. L’unico collegamento che questo ipotetico tempio forse dedicato (come scrivono alcuni storici) a “Juno sospite mater reginae letitiae” è l’ara quadrangolare esistente ancora nella chiesa, usata oggi come sostegno della vasca a bacino dell’acquasantiera. L’ara di 51 X 46 cm. di lato è alta 48 cm. e reca nei lati, figurati a basso rilievo i simboli della triade Capitolina: Giove (aquila), Giunone (pavone), Minerva su elmo Corinzio (civetta), e il quarto lato riporta in bassorilievo, un urceo con patera (simboli del sacrificio) La chiesa è citata per la prima volta nel XII secolo nella bolla papale di Lucio III emanata il 2 Dicembre 1182. Con questa bolla “Et ordo rationis ex postulat”, il papa poneva sotto la competenza del vescovo di Segni Pietro I, tutte le chiese appartenenti alla diocesi Segnina e cita: “in Castro Montisfortini ecclesiam Santa Mariae” La prima descrizione molto dettagliata della chiesa è stata fatta da Stefano Serangeli e del quale ne riporto alcuni tratti: “La prima chiesa che abbia il titolo di parrocchia in questa terra è sotto l’invocazione di Santa Maria delle Letizie, situata in un punto fuori dalla porta superiore”. Così scriveva l’autore nel suo manoscritto del 1700 sulla descrizione delle chiese di Montefortino e continua: “Questa è di semplice struttura ed antica, con alcune cappellette vicino alla porta, riportate all’uso gotico et ornate di pitture non dispiacevoli […]di lunghezza dalla porta fino al nicchio dell’altare maggiore palmi 100 (23m) e larghezza palmi 54 (12,42m). Ripartita per lungo con un muro ad archi dentro la quale sono 5 altari, posti senz’ordine […]nell’altare maggiore vi è il simulacro della beatissima vergine detta delle letizie a sedere col bambino similmente a sedere nel suo grembo, fatta di legno, colorata, situata e collocata dentro una proporzionata nicchia ornata di marmi antichi, nei quali sono scolpiti di basso rilievo, quattro angeli in piedi, che prima forse erano di altra fabbrica”. Il prof. Lorenzo Quilici che ha avuto modo di vedere e fotografare nel 1983, prima della demolizione e nel 1984 durante la ricostruzione, le strutture dei muri della vecchia chiesa e avvalendosi anche del testo del Serangeli, documenti rivelatesi preziosi, per ricostruire l’aspetto originario della chiesa e le varie modifiche avute nel corso dei secoli. Riporto di seguito un riassunto del suo studio fatto sulla struttura muraria della chiesa e pubblicato nella rivista OCNUS del 2003. “La chiesa della madonna delle Letizie ad Artena” pag. 194-216 Secondo il prof. Quilici la primitiva chiesa era ad una sola navata, di forma rettangolare, larga internamente m.7,2 e lunga circa 8 m. con un’abside profonda 2,60, che riporta la chiesa ad una lunghezza totale di 10,80 m. (quasi simile per lunghezza alla basilica di sant’Ilario 6,45 m X 10,60 m) Si possono riconoscere nell’abside le strutture della primitiva chiesa medievale. Esaminando queste murature (rilevate prima della ricostruzione) si è notato che la tecnica di costruzione sia proponibile per il IX-X sec. data che si può avvicinare cronologicamente agli elementi decorativi marmorei recuperati durante i lavori. A questa fase si potrebbe pensare che siano appartenuti anche i quattro angeli in piedi che ornavano la nicchia sopra l’altare maggiore dell’abside, descritti dal Serangeli …Prima erano di altra fabbrica….. Numerosi i marmi antichi recuperati che appartenevano all’arredo medievale della chiesa. Si tratta di frammenti di plutei e pilastrini decorati da una trama di nastri viminei bisolcati e disposti ad intreccio che racchiudevano all’interno piccoli spazi decorati da gigli, rosette, uccelli e grappoli d’uva. La dott. Martina Baglini si è dedicato allo studio di questi frammenti marmorei decorati, riconoscendo in essi gli elementi che facevano parte della decorazione che ornava il muretto di recinzione dell’area presbiteriale dove era l’altare e lo divideva dalla navata della chiesa. Tutti elementi architettonici che denunciano cronologicamente l’origine dell’edificio nell’ambito del VIII-X secolo dell’alto medioevo. L’abside della chiesa aveva sul fondo un grande finestrone arcuato largo circa 1,50 m. e alto circa 4 m. probabilmente chiuso nel XVII secolo. (la parte chiusa si notava ancora prima della ricostruzione). Alla stessa fase dell’abside appartenevano anche alcuni resti di murature assai simili inglobati nella canonica (sagrestia) gli stessi segnalati dal Serangeli “antichi fondamenti attorno alla chiesa” che testimoniano la presenza dell’abitazione dei religiosi. Abitazioni che si sono incrementate quando la chiesa raggiungerà il massimo rigoglio dopo il XIII sec. periodo che, secondo il Serangeli, la chiesa era posseduta da un clero regolare. Le murature attorno all’abside sono comunque anteriori al lungo muro settentrionale della navata, costruito a tufelli parallelepipedi irregolari, una tecnica costruttiva del XI-XIII sec. Questo lungo muro, testimonia anche la fine della primitiva chiesa, presentandosi nella parte superiore diroccato e ripreso dal restauro in opera listata di piccole pietre di calcare e di tufo, una tecnica usata tra il XIII e il XIV secolo. Questo poco tempo che intercorre tra la parte inferiore del muro con la ricostruzione della parte superiore, fa pensare a un’ improvviso crollo dell’edificio per un incendio, o, forse un terremoto. (Quilici pensa ai grandi terremoti avuti intorno a Roma nel 1231 e ne 1255). (Fine PRIMA PARTE)