LA CULTURA? MA CHISSENEFREGA

Farne a meno è una miopia. La chiusura di ogni angolo di SAPERE è figlia di una lunga involuzione in cui la società crede di poter rinunciare ad ogni forma di CONOSCENZA

La nostra società crede di poter rinunciare alla cultura…come fosse un orpello. Semplici sfizi, non come il cemento di qualunque ipotesi di comunità…Questa miopia non è una novità…E’ figlio di una lunga involuzione”. E’ l’affermazione del giornalista A. Gnocchi che calza a pennello nella situazione in cui viviamo ormai da circa 9 mesi. Il lockdown, che generale o parziale si sta protraendo da marzo e durerà – nella speranza di tutti- solo fino a fine novembre, non ucciderà la cultura, le arti e la musica. Chiudendo ancora una volta teatri e cinema certamente potremo continuare a vivere, non moriremo noi consumatori di commedie, tragedie, opere liriche, concerti e film, ma ne subiranno le negative conseguenze economiche attori, cantanti, orchestrali, maestranza, imprenditori e impresari, cioè tutti coloro che in quelle attività artistiche hanno investito denaro, hanno speso parte della loro vita, hanno spesso sacrificato se stessi e le loro famiglie. Contro l’ultimo Dpcm si sono schierati molti nomi noti del mondo dello spettacolo e della cultura in genere con una lettera indirizzata al premier Conte Anche il Maestro Muti si è apertamente dichiarato contro la chiusura dei luoghi di cultura. Certamente il decreto che impone la chiusura di cinema e di teatri non farà morire le arti, che sono eterne e lo saranno appunto sempre. E mi fermo qui. Mi preoccupa, invece, il fatto che in questi ultimi tempi la nostra società, come afferma A. Gnocchi, ritenga che la cultura sia qualcosa di cui si possa fare a meno, qualcosa di superfluo, un passatempo inutile per molti. O un pericolo? Proprio un gruppo di fan della cultura, che fino a ieri invocavano la chiusura totale di tutte le attività oggi gridano e invocano la riapertura di esse in nome della “rivolta della cultura”, ma con la C maiuscola. Invece teatri e cinema chiusi, come se l’arte che essi diffondono non servisse a “istruire” le persone. La cultura non è semplice svago o passatempo piacevole, ma studio, erudizione e…civiltà. Tenere aperti i teatri e i cinema – anch’essi diffondono cultura – non vuol dire che l’uomo si debba dedicare a qualcosa dal sapore “antico” e “fuori dal tempo”, ma è la chiave da mettere in mano all’uomo perché possa scoprire ciò che è più grande, più prezioso, più “in” e cioè la sua tradizione, la sua storia, la sua arte, la sua grandezza, il suo genio, la sua “magnificenza”, non solo materiale ma soprattutto morale. A certi livelli – purtroppo soprattutto a quelli…alti – non si comprende cosa sia, cosa nutra, come si attinga alla “cultura”. Ed è una delle prime a essere sacrificata – forse che meno cultura c’è, meglio è? – nonostante essa sia un processo, lento sì, di formazione per l’essere umano, fondamentale per il suo apprendimento, il suo sviluppo e per il completamento della sua personalità. La cultura è fondante per “arricchire lo spirito, sviluppare e migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio” (Enciclopedia TRECCANI). E’ vero che il termine a volte viene svuotato del suo significato, ma ci arricchisce, ci migliora senza che noi ce ne rendiamo conto. E’ un processo “subdolo” ma positivo ed efficace che però ci consente di elevarci, comprendere la bellezza di una opera teatrale, di una opera lirica, di una sinfonia. La cultura è quello “shaker” che mescola i comportamenti, i valori, i pensieri e le ideologie che sono alla base dello stile di vita dell’essere umano. Eppure la politica molto spesso non considera una priorità la cultura ed essa può essere facilmente sacrificata perché, come affermato da più parti, “con la cultura non si mangia”. Purtroppo questa sciocca opinione è stata sconfessata in questi ultimi tempi dal Dpcm con la chiusura di cinema e teatri e migliaia e migliaia di persone che ci lavorano in condizioni economiche disagiate. La cultura oltre a nutrire lo spirito, che è fondamentale, nutre anche…la pancia.