“CHI GOVERNA NON DEVE FARE L’ERRORE DI SENTIRSI IL PADRONE DELLA MACCHINA AMMINISTRATIVA”

ESLCUSIVA INTERVISTA A ERMINIO LATINI. TORNA A PARLARE DOPO LA MALATTIA CHE LO HA COLPITO.

Non posso che cominciare chiedendoLe, come procede la Sua riabilitazione, dopo la malattia che L’ha colpita? (gli artenesi saranno contenti di saperlo da Lei direttamente)
Devo dire che adesso sto abbastanza bene, la mobilità l’ho ripresa quasi del tutto, faccio un po’ fatica a parlare, specialmente se devo parlare con continuità mi affatico. Comunque dopo quello che ho passato sono contento di come sta procedendo e andiamo oltre”.
Passiamo alla politica locale e cominciamo con l’inchiesta ‘Feudo’ che, ha coinvolto a vario titolo 22 persone, tra dipendenti comunali, incaricati
di funzioni professionali, e coinvolgendo direttamente il Sindaco Angelini e l’Assessore Pecorari, entrambi agli arresti domiciliari. Che
pensa di questa situazione e che riflessioni è portato a fare?
Quando succedono queste cose, il primo pensiero che viene alla mente è la famiglia delle persone coinvolte, le sofferenze psicologiche soprattutto dei figli, i quali vengono investiti da un ciclone di emozioni negative e
questo è un gran dispiacere. E’ chiaro che la magistratura deve fare il suo lavoro e che nessuno va considerato colpevole fino a prova contraria; ma anche la politica deve dare delle risposte ai cittadini, in termini di
presa di coscienza affinché i problemi giudiziari non ricadano sulla collettività. L’inchiesta giudiziaria ha per titolo ‘Feudo’, ciò sicuramente deriva dal fatto che spesso si è data l’impressione di essere un paese chiuso,
con un proprio modo di fare, stando alle accuse: poco trasparente e non rispettoso dei ruoli, con uno scivolamento nell’illegalità.
L’errore più grosso di quando si è chiamati ad amministrare un’Istituzione come un Comune, è quella di sentirsi ‘padrone’ di quella macchina pubblica. E’ un pensiero che prende facilmente le persone, ma si deve tenere a freno altrimenti succedono le cose di cui stiamo parlando. E sono cose che segnano sia le persone coinvolte che la comunità.
Per non cadere in comportamenti amministrativi faciloni e abbozzati, serve un Progetto e una Programmazione precisa e puntuale, un solco da seguire coinvolgendo i vari capistruttura degli uffici comunali
”.
Alla luce di questi avvenimenti, non ritiene essere stato un grave errore non aver trovato una sintesi e quindi fare una Lista unica con Silvia
Carocci? (le vostre due Liste hanno preso circa 800 voti in più della Lista del Sindaco Angelini)
“Si, è stato un errore. Non aggiungo altro ma è stato un errore”.
Lei è stato ininterrottamente Sindaco per 13 anni, quindi è evidente il legame con la cittadinanza artenese, ha qualche rimpianto? E di cosa
è particolarmente orgoglioso di aver fatto?
E’ difficile dire dei rimpianti, come individuare una cosa di cui sono orgoglioso. Sono contento di molte cose fatte, le cose nel tempo si dimenticano, ma quando aver fatto 49 km di fogne, un depuratore, la metanizzazione del Centro storico, il rifacimento di gran parte dei marciapiedi del centro cittadino, ridare un aspetto decoroso con interventi di decoro urbano, aver dato un Piano Regolatore ad Artena – P.R.G che, è stato fatto senza spendere soldi per studi di architettura, ma prendendo i tre studi precedentemente fatti da altre amministrazioni e portandoli in regione e chiedendo alla regione di farne una sintesi, ma andare avanti e approvarlo, perché Artena ne aveva bisogno come il pane. Rimpianti? Forse due: non essere riuscito a fare del Centro Storico un albergo diffuso. Il progetto era, in accordo
con l’Università di TorVergata, di trovare una sistemazione per circa trecento studenti nel nostro C.S. cosi da cominciare a rivitalizzarlo con giovani studenti e farlo diventare una fucina di vita e interessi culturali, oltre che ricreare un’economia vitale di prossimità, con la conseguenza che quei giovani sarebbero diventati i testimonial di Artena, dovunque poi andassero a lavorare e vivere. Il secondo è il progetto di realizzazione del Comune a Valle Fini. Fu fatto un bando nazionale al quale risposero molti studi di Architettura, tale progetto prevedeva la realizzazione della casa Comunale, che andava a integrarsi attraverso un ponte con Piazza G.Cocchi con l’Asilo San Marco, creando un centro Urbano integrato e vivibile.
Comunque qualcuno può sempre provare a farlo”.
Alcuni politici che hanno stima di Lei, però, Le muovono una critica molto forte, il non aver lasciato dopo 13 anni da Sindaco, una classe dirigente
adeguata per continuare e migliorare la sua azione?
Qui è difficile rispondere, perché una classe dirigente non la crei cosi, se non si ha un fuoco interiore che ti spinge a impegnarti per la collettività e metterci l’anima, ci vuole un amore per il proprio paese, una forte carica interiore altrimenti non funziona. Comunque, la critica la posso pure accettare, però, quando si tento un rinnovamento con la Lista Artena Insieme guidata dal giovane Avvocato Virgilio Valeri, perdemmo le elezioni”.
Il Palio delle Contrade è stato ideato e creato dalla sua amministrazione, come è nato? Il suo sviluppo organizzativo e di partecipazione secondo Lei ha bisogno di qualche aggiustamento?
Ti racconto come è nata l’idea del Palio, è qualcosa di particolare. Agli inizi del mio primo mandato da sindaco, nei momenti di pausa pranzo mi piaceva passare un po’ di tempo negli archivi del comune e sbirciando in quelle carte e faldoni mi attirò l’occhio un carteggio in cartapecora, lo presi tra le mani e cercai di leggere ma ci capivo poco era in Latino o cosi mi sembrava. Chiesi aiuto al dottor Serangeli dell’Archivio diocesano di Segni, il quale mi fece notare che era un Latino Volgare e il documento era lo Statuto di Montefortino. In quel documento tra le varie cose si faceva riferimento a un Palio della Maddalena, la nostra Patrona, i giochi di cui faceva cenno il documento erano: corsa dei cavalli, lotta, e corsa a piedi. Ecco l’origine di come il Palio delle contrade si è formato nella mia testa. Lo sviluppo del Palio è stato straordinario, però si doveva fare di più da punto di vista culturale e antropologico, dare una base culturale a tutto l’evento e creare altro intorno al Palio, per es. un museo del Palio”.
Che sogno ha per Artena?
Li ho detti prima, i due…diciamo rimpianti: Albergo diffuso al Centro Storico e la creazione della casa Comunale a Valle Fini”.
La morte solitaria e triste di Maradona, che sensazioni le ha suscitato?
Maradona è stato sicuramente il più grande calciatore di sempre, come si muoveva in campo, il palleggio, l’intuito e tanto altro lo rendono unico. Anche Pelè è stato grandissimo, ma Pelè, oltre che essere dotato dalla sorte di grande talento era anche un atleta che si impegnava tenacemente in allenamento, era un atleta serio e rigoroso. Maradona invece era un talento oltretutto, oltre la dispersione di una vita fatta di vizi e leggerezze, aveva un dono unico. Poi, leggendo dopo la sua morte ho appreso che era anche molto generoso. È rarissimo trovare un compagno di squadra di Maradona che non ne abbia parlato bene, umanamente. E’ nato povero e forse questo
ha inciso tanto nel suo percorso, nella grandezza e nella sventura
”.
Un verso di Nazim Hikmet (poeta turco) dice: ‘a settant’annni pianterai un ulivo/non per lasciarlo ai tuoi figli/ ma perché non crederai alla morte’; Lo piantera l’ulivo?
Guarda, non so se è un bene o un male, ma gli anni (70) non sento di averli, mi sembra di non averli e non sentirli, nel mio animo non li sento, quindi si, l’ulivo lo pianterò”.
Lei è tifoso della Fiorentina (è una passione che ci accomuna) qual è il giocatore che ha vestito la maglia viola col giglio, che sta nel suo cuore
e perché?
Nei ricordi di ragazzo il giocatore che più mi ha affascinato era Julinho, era un brasiliano di una grande Fiorentina che vinse lo scudetto nel 1955-56, un’ala destra secondo solo all’immenso Garrincha. Ma il giocatore che sta nel mio cuore è certamente Baggio, un giocatore eccezionale, toccato pure lui dal dono della fantasia e della classe sopraffina”.
Grazie. Qui ci fermiamo perché la nostra comune passione per i colori viola ci porta a parlare di Baggio, e delle partite della nazionale perse, e di tanti ricordi e giocate indimenticabili come le pennellate uniche dei grandi pittori.