LA STORIA DELLA CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

PUBBLICHIAMO LA SECONDA PUNTATA SUL PRIMO EDIFICIO SACRO DI ARTENA

(Seconda Puntata) Secondo il prof. Quilici, che ha studiato, prima della nuova edificazione del 1984, le murature dell’antica chiesa di Santa Maria delle Letizie, (venne distrutta dal bombardamento il 31 Gennaio 1944), un altro grande avvenimento distrusse l’edificio agli inizi del XIII sec. causandone il crollo del tetto dell’unica navata esistente e parte delle pareti, questo dovuto forse ad un grande terremoto, o al cedimento di qualche struttura, oppure ad un incendio. E, secondo il professore, tra la fine del XIII sec. e gli inizi del XIV sec. avvenne la nuova riedificazione dell’edificio, con un notevole incremento edilizio, dimostrato questo dal restauro in opera listata del lungo muro settentrionale e nel suo prolungamento di quasi tre metri verso est. A questo stesso periodo devono appartenere anche gli archi gotici sorretti da cinque pilastri in pietra e le quattro volte che dividevano la navata della vecchia chiesa, da una nuova navata laterale, costruita a navata gemella di quella principale, per una lunghezza di 23,80 m. documentata dal muro settentrionale tutt’ora esistente. Questa nuova navata, aveva un tetto ribassato a spiovente, non sappiamo quanto larga, ma certamente inferiore alla navata principale, visto che il tetto partiva da sotto le piccole finestre, poste sopra gli archi gotici, dovendo queste illuminare dall’esterno la navata principale.
La nuova chiesa (gotica), presentava poi tre cappelle a volta sul lato corto, opposto all’abside così ben descritte da S. Serangeli : “…con alcune cappellette con altare vicino alla porta riportate all’uso gotico ed ornate di pitture non dispiacevoli, colorite a fresco, la prima delle quali presso la porta della chiesa dedicata anticamente al glorioso San Lorenzo…ma oggi sotto l’invocazione della Madonna delle Grazie… Nell’ingresso della stessa chiesa a mano destra nello spigolo della porta vi è un’iscrizione fatta con colore e caratteri gotici, che nota l’anno 1427 e pontificato di Martino V…giudico però, che denoti l’anno della consacrazione di essa…” Con queste ultime parole scritte dal Serangeli, ci porterebbe a pensare, non alla consacrazione della chiesa, ma, ad una nuova consacrazione avvenuta dopo la ricostruzione dell’edificio sacro.
Questo slancio costruttivo deve però aver trovato il suo limite nelle tragiche vicende di Montefortino, avvenute nel cinquecento, che culminarono con la distruzione delle città e dell’eccidio di una buona parte dei suoi abitanti, quando il papa Paolo IV, in odio alla famiglia Colonna, proprietari di Montefortino, firmò il decreto della distruzione della città. Questa cominciò il 13 Maggio 1557, nel mese in cui gli abitanti di Montefortino celebravano con gran fede la festa della Madonna delle Letizie, il cui santuario, come anche le altre chiese, vennero risparmiate dalla distruzione dei guastatori. Ma, se la chiesa fu risparmiata dalla demolizione, essa fu comunque abbandonata dai sacerdoti, visto la proibizione del papa fatta al clero di celebrare i “divini uffici”. Sappiamo dal Serangeli che, qualche anno dopo, nel 1581, una cappella della chiesa, quella di San Giacomo, appartenente alle famiglie Cavalli e Ciafrei fu ridipinta, questo a dimostrare che, la chiesa 24 anni dopo la distruzione del paese, era di nuovo frequentata dai fedeli.
In questo stesso periodo, fu probabilmente elevato sopra la copertura della chiesa, tra l’angolo dell’abside e l’attuale sacrestia, un campanile a vela. Una piccola struttura costituita da un unico muro in mattoni molto semplice con un fornice centrale. Questo, all’interno ospitava un’ unica campana, questa (come si legge sull’iscrizione incisa su di essa), fu realizzata da Marcantonio Lanna di Imola di professione campanaro nell’anno 1583.
Qualche anno più tardi però, dopo il crollo della nuova abside, l’edificio sacro risultava di nuovo abbandonato, e nel 1663, fu richiesta la sua demolizione, fatta dagli stessi canonici e dal vescovo di Segni Guarniero de Guarnieri, alla sacra congregazione dei vescovi. Il decreto di demolizione della chiesa fu emanato il 1 Giugno del 1663, firmato dal cardinale Ginetti, e subito dopo si dette ordine alla demolizione. Questa però, fu fermata in tempo, grazie all’intervento di Claudia Brancati, moglie di Fulvio Carocci e nonna materna di S. Serangeli. Erano già stati demoliti la scala e l’abitazione dell’eremita, quando la donna si portò a Roma per supplicare l’intervento della principessa, donna Camilla Orsini Borghese, moglie di Marcantonio Borghese.
La nobildonna venuta a conoscenza di questo progetto, si recò dal papa Alessandro VII e la demolizione fu sospesa, anche se la chiesa, con il tempo e l’abbandono dei canonici andò in rovina.
Il restauro dell’edificio e la ricostruzione dell’abside caduta, deve essere avvenuta nei primi decenni del settecento, come si può vedere dai resti ancora conservati. E questo è dovuto grazie all’intervento del principe don Giovanni Battista Borghese, che il 23 Maggio 1713, a sue spese, fece iniziare i lavori di restauro della chiesa e alla costruzione della nuova cappella della Madonna delle Grazie, prolungando la navata laterale di quasi 5 m. Oltre l’abside della navata principale, nella quale venne chiuso il grande finestrone di fondo ed una porticina laterale della sacrestia. La nuova cappella quadrangolare di circa 25 m. quadri, aveva una copertura a botte, e nelle parete di fondo un altare con davanti una piccola abside sovrastata da una finestra. Con la collocazione della statua della Madonna delle Grazie in questo nuovo ambiente, si realizzò anche una bella cancellata decorata, che ne chiudeva l’ingresso, facendone una cappella particolarmente protetta.( La cancellata è andata distrutta durante il bombardamento).
La chiesa così ristrutturata rimase in piedi fino alle ore 15,30 del 31 Gennaio 1944, quando venne distrutta dal bombardamento e ridotta in un cumulo di macerie che seppellirono molte anime innocenti, e che distrusse anche la statua lignea della Madonna delle Letizie. Restava solo un cumulo di macerie sulle quali fu subito riedificata una piccola chiesetta per volontà e l’aiuto del popolo Artenese.
Solo 40 anni dopo fu edificata una nuova chiesa, demolendo in parte i vecchi muri dei quali abbiamo parlato, e che ci hanno raccontato la storia cronologica della chiesa. Da questi muri, durante la demolizione, sono stati recuperati numerosi frammenti di marmi decorati, riutilizzati nel tempo durante le varie fasi di costruzione dell’edificio, molti di questi purtroppo sono andati perduti o lasciati sotto la chiesa, nella cripta, che (a mio parere), prima della costruzione della nuova chiesa, poteva essere indagata per scoprire nuovi elementi utili per la ricostruzione cronologica della lunga storia della chiesa, e magari, come in tante chiese, lasciarla visibile.