“DIAMO ACCOGLIENZA A CHI SPERA DI TROVARE UN FUTURO MIGLIORE”

CASA ISMAELE. Ce ne parla il responsabile Armando Gentili. La realtà della casa di accoglienza è viva fin dal 2008 grazie a due benefattrici che risposero a un bisogno dell’associazione “Gruppo Ismaele onlus”. I primi frequentatori arrivarono ad Artena dal Congo per frequentare l’università di Roma

C’è una realtà ad Artena che dal 2008 porta avanti un discorso di integrazione e inclusione, e offre ai ragazzi provenienti dall’Africa un ambiente accogliente e familiare, che fa da supporto durante tutto il percorso di integrazione socio-culturale-lavorativo di ognuno di loro. Si tratta di Casa Ismaele e già il nome è evocativo, visto che Ismaele era il figlio di Abramo e della schiava Agar, ripudiato nel deserto e progenitore delle tribù arabe. Il responsabile di casa Ismaele è Armando Gentili che ci ha raccontato cos’è Casa Ismaele. “Per chi non lo sapesse, Casa Ismaele si trova ad Artena in via G. Garibaldi, 1. Siamo attigui alla chiesa del Rosario. La casa esiste dal 2008 e fu acquistata grazie alla generosità di due benefattrici che risposero ad un bisogno dell’associazione ‘Gruppo Ismaele onlus’ di dare accoglienza a giovani provenienti dalla Repubblica del Congo per frequentare in Italia corsi universitari. In questi anni in tanti sono passati dalla nostra casa, ognuno con la propria storia fatta di dolore, speranza e voglia di poter incontrare un futuro migliore”. Ti anima un profondo spirito cristiano Armando, uno spirito che ti permette di accogliere tutte quelle persone che provengono da quello stesso deserto dove Ismaele era stato ripudiato. Quali sono i tuoi rapporti con le parrocchie di Artena e con le caritas artenesi e diocesane? “Casa Ismaele da alcuni anni è diventata un progetto della Caritas della parrocchia di Santo Stefano, questo grazie alla sensibilità del parroco don Daniele prima e don Antonio ora, che da subito, appena arrivato ha voluto che il progetto di accoglienza della casa continuasse. Quindi possiamo dire che la casa è la Parrocchia, che esprime lo spirito cristiano che va nelle periferie a cercare chi ha bisogno. A livello diocesano questo progetto è conosciuto dal nostro Vescovo, che non ci fa mancare la sua paterna attenzione”. Chi ha frequentato e frequenta la Casa Ismaele, e come è la vita all’interno? “Come ho già detto, i primi a vivere a casa Ismaele sono stati giovani congolesi, studenti universitari che hanno terminato il loro percorso di studio in maniera brillante, cosa che ci rende molto orgogliosi. Durante questi anni, però, abbiamo ospitato anche situazioni di povertà di chi fuggiva dal proprio paese a causa della guerra, chi arrivava in Italia con i famosi barconi portando, insieme alla speranza di un futuro migliore, anche tanta povertà, così come tante situazioni di povertà locale. Oggi ospitiamo cinque ragazzi, impegnati nello studio quotidiano e nel lavoro saltuario. La vita nella casa scorre in maniera serena. I ragazzi sono concentrati nel portare a termine i loro progetti, noi da parte nostra cerchiamo di far sentire la nostra vicinanza, cercando di non far mancare il necessario per una vita dignitosa”. Ho letto di alcune difficoltà…spiegaci meglio, così spero che dopo questo articolo qualche benefattore si faccia avanti. “Si è vero, in questi ultimi mesi abbiamo incontrato una serie di difficoltà, dovute al malfunzionamento della caldaia e ad una serie di infiltrazioni di acqua, che renderanno necessaria la tinteggiatura degli ambienti danneggiati. I comunicati che abbiamo fatto hanno permesso di portare alla luce questi problemi e, da subito, persone sensibili hanno dato il loro contributo. Anzi, possiamo dire che un primo obiettivo è stato raggiunto, perché proprio da oggi abbiamo la possibilità di acquistare una nuova caldaia”. A proposito di benefattori, senza fare nomi, ci sono benefattori di Artena che partecipano?

“In questi anni abbiamo sempre avuto chi ci ha aiutato con tanta generosità e costanza, a queste persone, che sono nostri amici, saremo sempre grati. In questi ultimi tempi hanno sposato la nostra causa anche persone di paesi limitrofi e hanno portato una ventata di entusiasmo che ci fa guardare al futuro con tanta speranza: a loro va il nostro grazie. Il nostro scopo non è solo raccogliere fondi, ma anche creare rapporti per l’integrazione dei giovani”. Con quale spirito avete affrontato questa pandemia tu e le persone di Casa Ismaele? “La pandemia ci ha portato a rivedere il nostro modo di vivere le relazioni, ma in tutto questo periodo sospeso ed incerto non abbiamo mancato di far sentire ai nostri ragazzi che eravamo vicini continuando a prenderci cura di loro, anche attraverso i social”. Raccontami come pensi di andare avanti, se andrai avanti. “Sicuramente andremo avanti, perché i nostri giovani hanno dei progetti da terminare ed è nostro dovere fare in modo che ciò avvenga, senza che abbiano il problema di dover cercare un altro posto dove stare. Questo sarà possibile solo se questa realtà sarà vista come una opportunità, non solo per chi vive Casa Ismaele, ma anche per chi decide di spendersi per questa”