PER AMORE (SOLO PER AMORE) DI ARTENA

CONTINUA LA NOSTRA RASSEGNA DI PENSIERI, IDEE, OSSERVAZIONI E SUGGERIMENTI PER RIDARE ALLA NOSTRA CITTA’ LA NOBILTA’ CHE AVEVA E CHE MERITA

Continua la nostra inchiesta che arditamente abbiamo intitolato “Per Amore (solo per Amore) di Artena”, facendo il verso a un libro di Pasquale Festa Campanile (diventato anche film) che vince il premio Campiello nel 1984.

Affermavamo nel numero scorso che il nostro orientamento, il nostro indirizzo era (è) solamente il bene di Artena e non altri, come qualche buontempone ci ha attribuito. Per questo quella inchiesta abbiamo voluto proseguira e lo abbiamo fatto ascoltando cittadini di Artena, ma anche ex artenesi, persone cioè che sono nate nel nostro Paese, ci hanno vissuto, poi si sono trasferite in altri luoghi. Tra queste ultime, nel numero che state leggendo, abbiamo voluto sentire due figlie di sindaci artenesi: Maria Conti, figlia del sindaco Emilio, personaggio storico della politica locale dal dopoguerra agli anni novanta del novecento e Maria Pompa, figlia del sindaco Eligio, primo cittadino ad Artena dal 1946 al 1952.

Abbiamo poi voluto ascoltare quattro cittadini che abitano ad Artena e che sono figure rappresentative: Augusto Dolce, direttore dei corsi Unitre di Artena e sindaco della Città dal 1980 al 1982; Gabriele Notarfonso, giovane vice presidente della Rete Sociale, Luigino Bruni, presidente del Centro Sociale Anziani, Martina Germani, poetessa e scrittrice.

Come nello scorso numero, dove era stata la redazione a pubblicare idee valide a una eventuale crescita della Città, anche in questa edizione del giornale i pensieri e le idee, sono tutte degne di nota e degne di essere lette e fatte proprie dall’amministrazione civica.

Affermavamo nel numero scorso che il nostro orientamento, il nostro indirizzo era (è) solamente il bene di Artena e non altri, come qualche buontempone ci ha attribuito. Per questo quella inchiesta abbiamo voluto proseguira e lo abbiamo fatto ascoltando cittadini di Artena, ma anche ex artenesi, persone cioè che sono nate nel nostro Paese, ci hanno vissuto, poi si sono trasferite in altri luoghi. Tra queste ultime, nel numero che state leggendo, abbiamo voluto sentire due figlie di sindaci artenesi: Maria Conti, figlia del sindaco Emilio, personaggio storico della politica locale dal dopoguerra agli anni novanta del novecento e Maria Pompa, figlia del sindaco Eligio, primo cittadino ad Artena dal 1946 al 1952.

Abbiamo poi voluto ascoltare quattro cittadini che abitano ad Artena e che sono figure rappresentative: Augusto Dolce, direttore dei corsi Unitre di Artena e sindaco della Città dal 1980 al 1982; Gabriele Notarfonso, giovane vice presidente della Rete Sociale, Luigino Bruni, presidente del Centro Sociale Anziani, Martina Germani, poetessa e scrittrice.

Come nello scorso numero, dove era stata la redazione a pubblicare idee valide a una eventuale crescita della Città, anche in questa edizione del giornale i pensieri e le idee, sono tutte degne di nota e degne di essere lette e fatte proprie dall’amministrazione civica.

MARTINA GERMANI – POETESSA

Una volta ho definito Artena madre che scortica. non ho mai smesso di pensarla così, di figurarmela così. la mia città è un posto che amo e che mi intristisce profondamente. che lascio e non ritrovo quasi mai, neanche quando torno. la sogno quando sono via, e mi ferisce quando provo a guardarla davvero. mi fa sentire impotente. ma non mi arrendo. vorrei tornare a vivere la comunità, incontrare i miei concittadini, tornare a parlarci, avere più momenti da vivere insieme. vorrei che strutturassimo un sistema di risposte ai bisogni dei cittadini, di qualunque natura siano. se servono soldi, dare i soldi che possiamo. se serve cibo, fare la spesa che possiamo. se serve sognare, donare le speranze che possiamo. vorrei che ci scambiassimo energie positive. vorrei che le istituzioni si parlassero: la scuola con le forze dell’ordine, le forze dell’ordine con l’amministrazione, l’amministrazione con il terzo settore. vorrei ci sentissimo figli della stessa forza generatrice, dello stesso posto meraviglioso e struggente, da accarezzare e ricostruire insieme.

AUGUSTO DOLCE – ARCHITETTO EX SINDACO

Le cose fondamentali che servono ad Artena in questo momento

Con l’esperienza amministrativa già svolta, l’attività professionale che mi ha fatto vedere, mi fa vedere tutt’oggi, l’operato di altre amministrazioni comunali di città laziali, posso affermare con certezza che quello che serve ad Artena in questo momento è sicuramente:

  1. Attrazione di attività terziarie,economico-artigianali-industriali che possano garantire occupazione.
  2. Strutture di media e grande dimensione commerciale per l’incremento dell’occupazione locale.
  3. Potenziamento della pianta organica nel Comune di Artena per l’espletamento dei servizi, anche usufruendo dell’iniziative governative per il personale da destinare all’espletamento delle pratiche del cosidetto”Superbonus”. Si consideri che abbiamo adesso un solo dirigente per Lavori Pubblici,Urbanistica ed Ufficio di Ragioneria. Superamento dei posti vacanti per pensionamenti.
  4. Trovare il partner economico per la presenza fissa nel nostro centro storico quale volano per il turismo e le piccole e medie attività commerciali.
  5. Definire chi sono gli aiutanti per l’incarico per la redazione della variante al P.R.G. che da oltre due anni non ha ancora concluso il suo primo iter. L’attuale incaricato risulta aver superato da molto gli ottant’anni. Adesione e sostegno ai progettisti per la rapida adozione della variante stessa.
  6. Sostegno al commercio locale di ogni tipo possibile.
  7. Definire urgentemente nuove aree per il cimitero comunale per non essere costretti a vedere la richiesta di aiuto ai comuni vicini da parte dei parenti delle salme future.
  8. Richiesta finanziamento per la Progettazione della sede di Istruzione Superiore.
  9. Ampliamento delle aree per il parcheggio e sistemazione dell’area limitrofa alla chiesa di S. Maria Di Gesù in Artena.
  10. Richiesta sia ai Francescani sia alla Regione Lazio di finanziamento per un’idonea sistemazione della biblioteca cinquecentesca in Artena.

GABRIELE NOTARFONSO – VICE PRESIDENTE RETE SOCIALE

Non chiedete cosa possa fare il paese per voi: chiedete cosa potete fare voi per il paese.

Con queste parole John Kennedy il 20 Gennaio 1961 chiudeva il suo discorso di insediamento dopo aver prestato giuramento come 35° Presidente degli Stati Uniti. A volte ho l’impressione che ci ritroviamo prigionieri in una realtà che esternamente evolve più rapidamente di quanto noi potessimo immaginare, per essere così solo una brutta copia di una pletora di bozze disordinate, dove quest’ultime sono le epoche che scandiscono il lento incedere del tempo mimnermico artenese e noi, come cittadini, non siamo che le sue brutte copie. Brutte, perché ci crogioliamo della nostra identità e di Artena non rimane che il ricordo sbiadito simile a quei paesaggi che si ammirano allo sbocco di una galleria autostradale.

Perché è da lontano che vediamo gli altri, così come da lontano vediamo le città passare via lungo l’autostrada. E allora le parole desuete e vetuste di Kennedy, desuete e vetuste per Artena non sono, perché da anni ormai ci si ripete cosa manca. Manca la comunità! Perché tutti sappiamo reclamare del dissesto delle strade ma nessuno ne rivendica il diritto quando c’è una raccolta firme.

Tutti ci risentiamo con sferzante squarcio giacobino quando si parla del Piano della Civita, ma solo un drappello di volenterosi partecipa alle manifestazioni culturali di interesse quando vengono organizzate.

Dalle Alpi, alle Piramidi, dall’altopiano, al Lago.  Quello di Giulianello. Quante volte abbiamo ostentato, decantato, rivendicato la paternità. Pochi i partecipanti alle iniziative. Men che meno gli Artenesi che ci si recano.

Ecco, desidero una comunità che in fondo c’è ed è presente e che molte volte non ci deve far sentire come un vaso di terra cotta in compagnia di molti vasi di ferro di manzoniana memoria quando ci ritroviamo a parlare del nostro Paese con chi ne conosce solo le vicende di cronaca.

MARIA CONTI – DIRTTORE RESPONSABILE AGENPRESS, ARTENESE CHE VIVE AI CASTELLI ROMANI

“Artena: paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato………”

Osservando il nostro Paese, mi ricorda il verso della famosa canzone “Che sarà”, che ben si adatta, perché ovunque lo si guardi, “abbraccia la collina” facendone un tutt’uno con il verde circostante, che, a mio parere, non ha eguali. Ma Artena non è soltanto questo, l’aspetto storico-paesaggistico è notevole, ma di contro, lo dovrebbe essere anche dal punto di vista socio-politico.

Per chi ha superato di gran lunga gli “anta”, ricorda perfettamente tutte le varie fasi politico-amministrative del nostro Paese, ognuna delle quali ha lasciato buoni e cattivi ricordi. Certamente si sarebbe potuto e si può fare di più. E che questo abbia un fondamento di verità, lo testimoniano le critiche, le lamentele, che oggi possono essere lette sui canali social, e riguardano diversi aspetti della vita pubblica, politica ed economica artenese.

Senza entrare nel merito di quello che di recente è accaduto dal punto di vista della cronaca e della politica, che ha lasciato tutti nello sgomento nel primo caso, ed esterrefatti nel secondo, Artena è tutt’altro.

Ha un substrato di persone volenterose che vuole cambiare il nostro Paese, o almeno ha intenzione di farlo, ed è lodevole, se non fosse, purtroppo, che bisognerebbe modificare quella vecchia impostazione partitica e di trame che nuocciono e non favoriscono il cambiamento di un paese, scivolando in una recrudescenza di valori che non può e non deve sopraffare la volontà dei primi.  

Come si può pretendere di trasmettere alle nuove generazioni la fiducia nelle istituzioni e speranza in un futuro che dia loro la capacità di trovare quella forza per vivere in una società, troppo spesso difficoltosa.  E ancor di più, quando ci si trova di fronte, a ragazzi “problematici”, le cui famiglie, forse, non hanno trasmesso e non sono state in grado di trasmettere quei valori utili per rimanere sulla “GIUSTA STRADA”, che passa per la scuola, per le attività culturali, sportive, ricreative, che competono soprattutto a chi amministra.

Ogni artenese deve sapereche si può cambiare, e che dagli errori si può prendere esempio per evitare di commetterne altri, soprattutto nella scelta delle decisioni politico-amministrative, agendo in maniera più “saggia e giusta” in futuro.

Per questo, bisogna ritrovare la “GIUSTA GUIDA”, che dia la “sveglia” ad un Paese che non può rischiare di ritrovarsi “come un vecchio addormentato”. 

MARIA POMPA – ARTENESE CHE VIVE A BOLOGNA

Artena nel cuore

Appena posso torno. Il Covid me lo sta impedendo ma non può impedirmi di immaginare il momento in cui riuscirò a rimettere piede nella mia città natale, la sola che con la sua bellezza ruvida ha su di me un effetto terapeutico.

Negli anni l’ho vista cambiare, spesso in meglio grazie a persone illuminate che con amore sincero lottano perché la città migliori socialmente e culturalmente. Non sempre va come deve andare, amministrare la collettività è impegno gravoso, spesso bisogna fare “le nozze con i fichi”, come si dice. Ma se valorizzassimo i nostri “fichi” dando loro la dignità che meritano? L’impulso al turismo è ovunque visto come l’oro del futuro e noi ne siamo ricchi: la nobiltà della chiesa di Santo Stefano, il borgo medievale unico ed irripetibile, Piana della Civita con la sua villa romana che aspetta pazientemente di essere scoperta…..

Diamo impulso ad eventi e concerti che coinvolgano una platea più informata, facciamo conoscere di più la nostra gastronomia genuina ed antica, rendiamo partecipi gli stessi concittadini formandoli e coinvolgendoli.

E’ un progetto ambizioso eppure semplice, una strada già battuta che va rinvigorita e sostenuta. Ma soprattutto è un progetto economico perché la bellezza l’abbiamo già. Ed è gratis.

LUIGI BRUNI – PRESIDENTE CENTRO SOCIALE ANZIANI

penso che nel nostro piccolo il Centro è una delle poche cose che funziona, ma potrebbe funzionare meglio e fare da punto di incontro e aggregazione per più persone, ed anche più generazioni, non solo come punto di incontro e socializzazione degli anziani, ma abbiamo il problema dello spazio ridotto. Siamo una famiglia al Centro, i nostri iscritti hanno dai 37 anni in su, ciò permette anche ai più giovani di seguire le attività di ginnastica, yoga, ballo, ma addirittura avendo più spazio potremmo coinvolgere anche i bambini, per la festa dei nonni. Per rinascere e rifiorire penso anche all’isola ecologica, al Palazzo Borghese, che dovrebbe essere considerato come un patrimonio inestimabile, da valorizzare, come pure la Villa, sfruttarla al meglio per il turismo. Poi penso alle barriere architettoniche, che per gli anziani sono un problema, come l’ascensore al Granaio.