L’ANTICA VIA LATINA CHE PASSA AD ARTENA

Sembra che questa strada ci fosse ancor prima della fondazione di Roma. E’ un percorso naturale nato lungo la valle del Sacco e quella de Liri

La nascita della via Latina si perde nel tempo, essendosi formata spontaneamente negli anni più antichi della civiltà Laziale. Percorso naturale nato lungo la valle del Sacco e del Liri aperto tra l’appennino centrale e i monti Lepini, Ausoni e Aurunci, era percorsa già all’età del ferro (X-VIII sec. a.C.). Anche gli Etruschi passarono lungo questo corridoio naturale per arrivare in Campania, prima del tracciato che noi conosciamo, definito in età storica, dopo la sottomissione definitiva dei Volsci e degli Equi a Roma intorno al 328 a.C. Un percorso ancora oggi seguito dalle strade, autostrade e ferrovie moderne per collegare il nord con il sud della penisola.

Nel territorio di Artena, la via Latina, dopo aver attraversato la campagna Romana, entrava dal passo dell’Algido ed arrivava fino alla valle di Sant’Ilario, dove incrociava la via Labicana,e nel suo percorso era attraversata da altre strade minori di collegamento trasversale.
Numerosi sono gli studiosi che si sono interessati alla strada nel corso dei secoli, ed essi ci hanno lasciato alcune descrizioni dei monumenti posti lungo la strada e ancora esistenti ai loro tempi.
Stefano Serangeli scrive nel 1706: “Essa entrava nel territorio di Montefortino al passo dell’Algido,(osteria della cava), e aveva ai suoi lati molti segni di antiche fabbriche, marmi decorati e sepolcri”.
Serangeli ricostruisce il percorso della strada attraverso queste rovine, che passando sotto Montefortino poi colle San Nicola e la Majorana, arrivava fino a Sant’Ilario. Lo storico ci ha lasciato anche la descrizione di alcune importanti scoperte avvenute in quel tempo, come la grande villa con terme su colle Cadelino, la colonna miliaria che segnava le XXVII miglia della strada (oggi a fianco dell’ingressso del palazzo Borghese) e di un sarcofago scoperto vicino la “Pozzariga” alle Valli. Ma scrive anche della distruzione di una parte del basolato stradale e di alcuni monumenti che l’affiancavano per riutilizzare il materiale nella costruzione del paese e per lastricare il borgo e la piazza.
Al tempo di T. Ashby, che scrive tra il 1907 e 1910, il percorso della via Latina aveva ancora il lastricato in buona parte conservato dal passo dell’Algido fino alle “Crocette”, con alcuni monumenti ancora esistenti ai lati. Alle Crocetta , tra il XXII e il XXIII miglio, la strada era tagliata da un’altra strada trasversale che da Palestrina arrivava fino a Cori, ed un’altra strada, poco prima del XXV miglio, al colle dei Fiori, si dirigeva verso il ponte dei Canneti (via Giulianello), e da qui, un braccio si dirigeva verso Roccamassima/Cori, ed un’altro, seguendo un percorso pedemontano, passava sotto il convento, poi Montefortino e proseguiva verso Colleferro.
Negli anni 70/80,una nuova descrizione della strada viene fatta da Quilici, che ritrova le tracce del percorso e dei monumenti segnalati sia da Serangeli che da Asbhy, ma segnala anche la scomparsa o demolizione di molti di essi.
Cosa resta oggi dell’antica strada?
La via Tuscolana, che in parte segue il percorso della vecchia via Latina, entra nel territorio di Artena con un tornante, passando tra i ruderi del castelletto di Andrea Conti, distrutto da Carlo VIII durante la sua marcia verso il regno di Napoli nel 1495 prima di arrivare a Montefortino. Sui ruderi del Castelletto, probabilmente in seguito fu costruita un’osteria “L’osteria della Cava”. Anticamente la via Latina imboccava il passo salendo e aggirando il piccolo monticello dove sorgeva il castello e poi discendeva il monte. Si notano ancora i basoli di basalto prima a sinistra vicino alla strada della cava e poi in alto a destra tra il pendio del monte dove alcuni basoli sono ancora in sito, e si riconosce il tracciato per un centinaio di metri tra gli alberi. Si vedono poi lungo la Tuscolana di tanto in tanto i basoli divelti della vecchia strada fino al casale Borghese dove era ancora in sito fino ad alcuni anni fa un breve tratto del lastricato. Poco più avanti, al Km. 36,300 della via Tuscolana, ( siamo al XXII miglio), sono ancora visibili i resti della tomba segnalata da Ashby nel 1910 e da Quilici nel 1982, (oggi in parte coperta dalla vegetazione e dalle macerie di crollo), La tomba a tempietto. Realizzata in laterizio probabilmente intorno al III sec.d.C. ha una forma rettangolare di m.7 X 6, ed è stata realizzata sopra un basamento di pietra calcare dove poggia la soglia di travertino della porta di m.1,40, ben visibile lungo la strada. All’interno conserva ancora parte della camera sepolcrale in laterizio di m.4 X 1,50. Un’altro buon tratto del basolato della strada, mentre una parte e stato divelto e ammucchiato al suo fianco,si conserva ancora sul colle a sinistra della strada prima di arrivare al fontanile delle Macere. Da qui la strada risaliva verso la chiesetta delle Macere,(siamo al XXIV miglio) dove, secondo alcune voci, furono trovati reperti archeologici tra cui una statua ed un vaso di marmo, (probabilmente un’urna cineraria). Da qui la strada proseguiva il suo percorso attraversando la via Ariana e seguiva la strada di fronte alla chiesa in direzione di valle Pera. In questa zona, nel 1890 fu trovato e poi portato al palazzo Borghese un sarcofago di tufo e nel versante nord-orientale prima di valle pera, durante lavori agricoli nel 1984 alcuni basoli della strada vennero portati in superficie e a sud-est del declivio del colle, gli stessi lavori di aratura, hanno distrutto molti resti edilizi pertinenti ad una villa tardo repubblicana vissuta fino ad epoca tardo-imperiale, documentato dal numeroso materiale recuperato e tra questi un solido di Giustiniano.(527-565). Da qui la strada proseguiva poi verso valle San Stefano, sotto Colle Cadelino. Sul colle, al tempo del Serangeli, (1706) furono scavati i resti di una grande villa romana con terme e tra le sue rovine furono trovate alcune tombe. Dallo stesso luogo, nel 1980, furono recuperate due grandi olle segate che contenevano all’interno un’urna cineraria. Nella vallata sottostante, nel 1986, durante la costruzione di fognature da parte del comune di Artena, al fianco della via Ariana, esattamente al Km.12,890 ed anche 200 metri prima è stato individuato un tratto del lastricato della via Latina antica. Il basolato era posto a circa m.1,70 sotto il piano di campagna. La via, larga m.4,25, aveva i blocchi ben spianati e più grandi sui bordi dove ai margini erano posti altri blocchi più alti di 15 cm e messi di taglio. In questo tratto di strada scoperto , si è notato una notevole usura fatta dai solchi delle ruote dei cari distanti 90/110 cm. Da qui la strada proseguiva con un rettifilo di circa 6 km.,fino a colle Majorana e da questa,una diramazione si staccava dopo colle Cadelino e attraverso la valle dell’Oste passava attraverso “i prati” ed imboccava Valle Maderno, dove nel 1982, in seguito a lavori agricoli per circa 500 m furono divelti al centro della valle numerosi basoli della vecchia strada che proseguiva per la valle di S.Ilario. Il rettifilo che abbiamo visto al km. 12, 890 è lo stesso che recentemente è venuto fuori durante gli scavi del complesso immobiliare nel 2010, in via Lazio, prima di giungere ad Artena. Le fondazioni in cemento della costruzione hanno in parte coperto e distrutto la strada, che prosegue o proseguiva sotto gli edifici in costruzione ed oltre. La strada era lastricata in calcare ed era larga m.4,20 ed aveva il marciapiedi sui lati brecciato. Ancora basoli della strada furono trovati nel 1980 e nel 1985 durante la costruzioni di due fabbricati vicino la strada di Valmontone. In uno di essi fu trovato nel sottosuolo un piccolo edificio in opera reticolata forse una tomba).
Della diramazione che ci viene segnalata da Asbhy e si staccava dalla Latina a colle dei fiori e passava sotto Montefortino, questa proseguiva in direzione di Colleferro, abbiamo la testimonianza del ponte “ del Vaso”costruito sopra il fosso della Mola al Km.2,700 , mentre un altro ponte, quello “Delle Pagnotte” costruito al Km.6,500 da Artena era su fosso Gavozza, ed è crollato dopo la nevicata del 1985, ma resta a testimoniare la strada, un tratto con la pavimentazione in ciottoli di calcare lunga circa 23 metri.