UN ARTIGIANO PER VOLTA. MARTINA CANDELA

Secondo appuntamento della rubrica dedicata all’artigianato. Abbiamo incontrato Martina Candela, che a Majorca in Spagna, dove vive da tre anni, è diventata una vera e propria modellatrice del cuoio. “Una linea tutta mia per realizzare prodotti personalizzati e su misura”

Ho avuto il piacere di conoscere ed intervistare Martina Candela, una giovane Artenese vissuta fino al 2017 nella nostra città. Poi, all’età di 25 anni, un po’delusa dal percorso di studi, Martina ha deciso di fare un’esperienza all’estero dove ha intrapreso un’attività artigianale. Il giorno dell’intervista abbiamo posticipato il nostro appuntamento perché stava terminando un sandalo in cuoio da spedire negli Stati Uniti.
Ciao Martina, per me è un grande piacere incontrarti e rivolgerti qualche domanda. Iniziamo quest’intervista presentandoti. Ci racconti chi sei?
“Io sono Martina ho 28 anni, sono un’artigiana che lavora il cuoio e vivo a Maiorca. Sono cresciuta ad Artena con la mia famiglia, e prima di stabilirmi qui ho studiato a Roma. Durante il corso degli studi mi sono resa conto che la facoltà di economia aveva un’impostazione molto più teorica che pratica, contrariamente a ció che il mondo del lavoro richiede. Sempre ho avuto il desiderio di fare un’esperienza fuori dall’Italia, cosí dopo la laurea ho preso la valigia e per una casualità di eventi mi sono ritrovata a Maiorca, dove ormai vivo da tre anni”.
Maiorca è un’isola prettamente turistica. A prescindere dal covid com’è l’atmosfera? C’è un clima vacanziero tutto l’anno?
“La stagione turistica parte da aprile e continua fino ad ottobre. Nel breve inverno si assiste ad una notevole introspezione da parte dei maiorchini, pronti a “rinascere” poi con l’avvento della primavera. Ci si dedica principalmente alle manutenzioni e alla predisposizione di nuove costruzioni; alcune città si svuotano quasi fino a sparire perché esistono solo in funzione dell’estate. Tuttavia la pandemia ha provocato un forte impatto. In molti stanno tornando a dedicarsi alla produzione di prodotti locali, all’agroalimentare. L’isola si reggeva su queste attività fino agli anni ’60 cioè prima del boom del turismo”.
Sono considerazioni di economia!
“Si, a me piace e l’economia politica fa parte del quotidiano”.
Tu sei un’artigiana del cuoio. Come lo sei diventata?
“Non sono partita con questo obiettivo. E’ vero! Ero già una persona pratica, mi piaceva realizzare piccole cose sebbene fossi una persona più scientifica che artistica! Ero però aperta a qualsiasi cosa, pronta ad intraprendere nuove esperienze. Quando sono partita avevo portato con me una borsa di cuoio regalata dalla mia nonna Rosa; sapevo che sull’isola c’erano bravi artigiani e restauratori e volevo risistemarla. Così quando un giorno ho conosciuto un artigiano che faceva i mercati gliel’ho affidata. Mi sarebbe piaciuto molto vedere il suo laboratorio. Perciò per il ritiro sono andata di persona al suo studio così da soddisfare la mia curiosità. Sono stata subito affascinata da questa bottega piena zeppa di pezzi in lavorazione, di sandali, cuoio di ogni colore, dagli odori. Sono inoltre stata accolta con entusiasmo soprattutto perché per il proprietario era inusuale che una ragazza si interessasse a quel genere di lavoro. Ho iniziato a frequentare la bottega ed imparando, la passione è cresciuta sempre di più. Anche se sono in continua ricerca di materiali alternativi ed ecologici, ad oggi il cuoio rimane quello con cui preferisco lavorare, è un materiale nobile, come il legno, che invecchiando esprime nuovi caratteri. Tiene una vita utile molto lunga e pretende che venga usato, diventa un tutt’uno con l’essenza della persona, con il suo odore…”
Adesso lavori per tuo conto?
“Da un anno e mezzo. Ho avuto la possibilità di occupare il garage della casa in cui vivo allestendovi un piccolo laboratorio. Avevo desiderio di dedicarmi ad una linea tutta mia per cercare di realizzare nuovi prodotti. Non solo sandali di un solo tipo, ma sandali personalizzabili e su misura. Lontano dal prodotto che si trova nei negozi dei souvenir”.
Ho visto che confezioni altri prodotti come astucci, borse, cinture…una sperimentazione? Ti dà un altro tipo di soddisfazione?
“Io non ho un catalogo molto ampio. Anche in negozio ho esemplari unici, ma con l’aiuto dei clienti e con il loro confronto lavoriamo per una personalizzazione che è sempre nuova e che mi piace. On line la collaborazione è un po’ostacolata, anche se offro indicazioni per prendere le misure; ma quando vengono qui si sperimenta: combinare i vari elementi e colori. Io posso consigliare anche in merito alla fattibilità della realizzazione, ma in fondo sono loro che pensano il prodotto”.
Ho visto che hai un logo…una lumachina. L’hai creato tu?
“Si! L’ho disegnata io e rappresenta il lavoro delle cose fatte bene e poco a poco, di uno stile di vita più sostenibile. Da qui nasce un altro progetto. Quest’estate (se ci sarà la condizione) mi piacerebbe organizzare dei workshop/laboratori in cui i partecipanti potranno realizzare con il mio aiuto il loro sandalo, la loro borsetta. Io metto a disposizioni i materiali, l’attrezzatura ed uno spazio all’aperto…Come suggerisce il mio logo, offro la possibilità del lavoro lento, di vivere un’esperienza allontanando pensieri e preoccupazioni! Ho già avuto modo di organizzarne alcuni a settembre e devo dirti che ho avuto una risposta positiva anche da molti locali… Mi dà una gioia immensa vedere come a fine giornata le persone se ne vadano tutte contente con il proprio paio di sandali creato da zero”.
Complimenti! Trovo che il logo sia molto ben fatto! Reputo il tuo progetto un’ottima idea sia per te che potrai svolgere un lavoro di tipo collaborativo, sia per il turista che ha la possibilià di riportare a casa un prodotto suo e un’esperienza concreta. Comunque l’idea di lentezza ricorda uno dei simboli di Artena..il mulo. Pensi che sarebbe possibile trapiantare un’attività artigianale come la tua ad Artena?
“Non so…forse si…ma come per qui, dovrei avere il supporto del negozio on line. Le due realtà, quella fisica e quella on line dovrebbero comunque convivere e darsi forza”.
Trasformare la materia in un oggetto che utilizzi ti fa avere un rapporto diverso con quell’oggetto d’uso. Martina! Penso che stai facendo valere i tuoi studi in economia dimostrando un eccellente spirito d’impresa!
“La realizzazione di un prodotto da zero crea un rapporto più personale con esso, non sarà qualcosa che vorrai cambiare o buttare l’anno dopo..un’alternativa alla macchina consumistica che siamo abituati a vedere e vivere”.
Ho visto che fai lavori di restauro…
“Ho avuto modo di restaurare il rivestimento di una sedia Wassily ed una carrozzina per bambini del 1920. Nel caso della carrozzina inizialmente dovevo occuparmi solo della cappotta, poi il falegname che l’aveva trovata me l’affidò per completo. Così ho dovuto mettermi alla prova con le parti ossidate, con la legna “fracica” e piena di termiti, con le parti più compromesse. Tutti ammirano il risultato finale ma per l’ingombro credo che dovrò venderla ad un antiquario o a qualcuno che abbia uno spazio espositivo”.
Ma tu da grande cosa vuoi fare? Cosa desideri e come ti vedi?
“Ho sempre tanti sogni… L’Ikigai, una filosofia giapponese, suggerisce di cercare: – Ciò che ti piace – Ciò in cui tu sei capace – Ciò che ti può permettere di vivere – Ciò di cui ha bisogno il mondo. Quando si riesce a trovare la cosa che dà risposta a questi 4 fattori…allora probabilmente hai ciò che può renderti felice. Io ora vivo con passione ciò che ho e che sperimento. Sono letteralmente dentro un laboratorio e sperimento continuamente. Penso anche che sarà la possibilità di realizzare il progetto del workshop a fare la differenza: l’aspetto di condivisione sociale è per me un fattore determinante”.
Noto ed apprezzo la tua consapevolezza. Ti manca casa?
“Si… Quando ho preso questa decisione c’era anche la consapevolezza che in un’ora e mezza/due sarei potuta tornare. Ora il mondo è diventato molto più grande… però si ha la consapevolezza dei legami forti e importanti. Possiamo dire che la tecnologia è uno strumento indispensabile in quest’epoca e aiuta!”
Pensi che le cose a livello globale torneranno come prima?
“Io spero che la gente con questa esperienza acquisti più consapevolezza. Molti parlano riferiti al futuro,…quando questo finirà… Ma questo crea ansia, insoddisfazione, depressione…. Anche se è facile parlare, dobbiamo comunque cercare di godere e vivere il presente e di approfittare ugualmente di ciò che il momento ci offre. Vedi AltraArtena…è nata durante il periodo di pandemia! Un modo per espimere desiderio di osservare, riflettere e cercare di capire..”.
Come vedi il futuro di Artena?
“Dipenderà dalla volontà dei cittadini… A me è mancato un centro sportivo, un luogo per le attività e per le aggregazioni. Per costruire uno spirito critico”.
Bhé nonostante tutto ad Artena sono cresciute persone belle e coraggiose come te!
“Penso che ci sarà un momento in cui molte delle persone che si sono allontanate da Artena torneranno. Sarà importante il contributo che deriverà dalle esperienze vissute fuori. Sono i giovani che crescendo devono “contaminare” le loro famiglie. Aprirle al confronto”.
Mi ha fatto molto molto piacere. Questo spazio dell’artigianato l’ho voluto per persone come te! Perchè il valore dell’oggetto artigianale è fatto da tutte le storie, le riflessioni le speranze di chi lo fa!
“Ha fatto piacere anche a me! Grazie!”