LA PASQUA NELLA TRADIZIONE DI ARTENA

Foto di repertorio. Passione 2017

USI E COSTUMI NELLA NOSTRA CITTA’ DURANTE LA SETTIMANA SANTA

“Paese che vai usanza che trovi”, dice il comune detto, e ad Artena durante la settimana santa di Pasqua le usanze ancora resistono anche se non sappiamo fino a quando.
Il tempo di Quaresima e la Settimana Santa sono il culmine di tutto l’anno liturgico nella chiesa cattolica e ad Artena erano particolarmente sentiti, specialmente nel Centro Storico dove le generazioni si sono tramandati antichi riti e usanze che si perdono nella notte dei tempi infarcite anche da forme pagane.
Tutto incomincia quaranta giorni prima della Pasqua quando le donne incominciavano a preparare i vasi di grano per il Santo Sepolcro. Si metteva il grano nei vasi, si recitavano alcune preghiere e poi si faceva il segno di croce per tre volte sui vasi affinchè fosse di buon auspicio e crescesse bene. Alla fine del rito lo riponevano in una stanza buia perchè quando era cresciuto diventasse giallo e non verde.
Nel frattempo cominciavano i preparativi per fare le ciammelle scottoiate e altri dolci, ricordo da bambino che il forno di mia nonna Matilde era una catena di montaggio e, dalla mattina alla sera, c’era un andirivieni di massaie.
Era tradizione in tutte le case fare le pulizie a fondo anche perchè il sabato Santo passava il prete a benedire, e anche perchè i parenti venivano a fare la visita.
La domenica delle Palme segnava l’inizio ai riti della Settimana Santa. Al mattino i fedeli portavano ognuno la propria palma in chiesa per farla benedire, tornati a casa la mettevano attaccata dietro la porta.
Dalla quinta domenica di Quaresima in chiesa venivano coperte le croci e le statue, per creare così un clima di mestizia e di attesa fino al giorno della Resurezione. Nella chiesa di Santa Croce questo avviene ancora oggi!
Il giovedì Santo è il giorno della messa in coena domini e dei Sepolcri. Il prete e alcune donne in chiesa preparano il Santo Sepolcro con il grano, i fiori, i ceri e nel tardo pomerigio si celebra la Messa e al canto del Gloria si suonano le campane e poi vengono ‘taccate fino alla veglia del sabato Santo. In tempi passati, il sagrestano Cesare jo callalaro tirava su le corde dal campanile e legava letteralmente i batacchi delle campane. Durante la messa entra in scena jo tric trac, infatti al momento dell’elevazione viene suonato per tre volte. Finita la Messa il Santissimo viene portato al Sepolcro e riposto dentro la custodia,
Jo tric trac per quelle poche persone che non lo sanno, è una tavola di noce con delle appendici che scuotendole battono su ferri conficcati nella tavola facendo un grosso rumore, sostituendo così il suono delle campane. Jo tric trac dava l’annuncio delle funzioni in chiesa fino al sabato Santo. Ricordo che noi ragazzi facevamo a gara per suonarlo, oggi purtroppo si suona solo in chiesa.
Il venerdi Santo è un giorno particolare, giorno di lutto e di mestizia perche muore Gesù. Spesso la giornata è nuvolosa e uggiosa perchè dicevano i vecchi “pure jo ceio pianne”. In questo giorno non si mangia la carne, è giorno di magro e cosi nelle case della povera gente si mangiava baccalà, un po’ de arenga e un po di verdure. Da mezzogiorno e fino alle tre si facevano le tre ore di agonia in Chiesa.
Alle tre del pomeriggio si andava tutti in Chiesa per la Messa Secca, cosi era chiamata la liturgia del venerdi Santo perchè non si celebrava una vera Messa, e oggi conosciamo come liturgia della celebrazione della Passione, al cui interno vi sono eleementi che richiamano la Santa Messa, con l’assenza del vino.
Quindi, alle quindici in punto viene suonata l’agonia di Gesù e solo in questo caso, eccezionalmente, vengono suonati trentatrè rintocchi del campanone. Il sacerdote si prostra sul pavimento e inizia il racconto della Passione.
Fino agli anni cinquanta/sessanta del secolo scorso, si faceva anche la processione del Cristo morto, con donne e uomini che portavano gli strumenti della passione per le strade del centro storico. Un vero peccato che questa tradizione sia scomparsa- La via crucis, invece, ancora oggi viene svolta nella chiesa di Santa Croce e si canta ancora come si cantava nel 1700.
Il sabato Santo è il giorno dell’attesa della Resurezione. Fino alla riforma liturgica del 1965 le funzioni si svolgevano al mattino presto, ora invece si svolgono nella sera del sabato.
In questo giorno avviene la benedizione del fuoco e dell’acqua e si sciolgono le campane. Quando, come ho detto, anni fa si svolgeva al mattino, le donne portavano la paletta e un barattolo per prendere i carboni del fuoco nuovo e un barattolo per mettere l’acqua benedetta nuova che poi portavano a casa per un buon auspicio,
Finita la Messa i sacerdoti uscivano per la benedizione delle case. In ogni casa, immancabilmente, sul tavolo dovevano esserci le uova e le ciambelle che venivano benedette e poi regalate anche al prete. Quando venivano sciolte le campane le mamme facevano rotolare per tre volte i figli su letto, era un artificio per i dolori di pancia del bambino.
Il giorno di Pasqua è giorno di festa. Gli uomini in particolare andavano in chiesa per la comunione, mentre le donne partecipavano alla Messa del sabato Santo perche il giorno di Pasqua erano indaffarate per il pranzo. Per i bambini era arrivato il momento di mangiare le ciambelle scottolate, perchè non era possibile mangiarla prima se no ci dicevano “se storceva la occa”. Che belle credenze!
Queste che vi ho raccontato erano e sono quelle poche rimaste purtroppo. Conoscerle potrebbe anche farle rinascere e ricordiamoci che quando un popolo dimentica le sue tradizioni, gli usi e i costumi, fa morire un pezzo di storia che i nostri vecchi ci hanno tramandato: facciamo un torto alla loro memoria e moriamo anche noi nel senso culturale-storico delle radici del nostro paese.

Alberto TALONE