L’ISOLA (ECOLOGICA)…CHE NON C’E’

L’isola ecologica, se ben gestita e funzionante, è forse il miglior antidoto ai cittadini incivili che ignorano le regole base nella cura della cosa pubblica

C’è chi non la vuole perché troppo vicina o troppo distante dal centro abitato, perché chi su quel prato incolto vorrebbe vedere un parco per far giocare i propri figli. Chi perché il solo termine “rifiuti” è sufficiente a far inorridire. Eppure l’isola ecologica, se ben gestita e funzionante, è forse il miglior antidoto ai cittadini incivili che ignorano le regole base nella cura della cosa pubblica. Non bisogna infatti trascurare un assunto fondamentale: l’isola ecologica non è contro il decoro urbano perché, appunto, non è una discarica ma una struttura recintata, chiusa, dove si entra a bordo della propria auto e si dichiarano i rifiuti trasportati, scaricandoli poi negli appositi secchioni presenti, che però non sono su strada e non contengono tipologie di scarti che rilasciano cattivi odori. L’utilità principale dei centri di raccolta é quindi quella
la quale abbandona i cittadini ad un servizio lasciato a metà da quando nel 2017 è partita la raccolta dei rifiuti “porta a porta”. Inizialmente il Centro di raccolta comunale era collocato in Valle Pera (località Macere) ma, con tanto di progetto definitivoesecutivo approvato, finanziamento ottenuto dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, predisposizione del bando di gara e successiva assegnazione dei lavori alla ditta aggiudicatrice dopo ben sei anni, a Maggio 2015, il sito è stato dichiarato non più idoneo. Il perché lo fornisce l’Ufficio Tecnico, il quale rilevò che l’isola ecologica si trovava a ridosso della «realizzanda bretella autostradale Cisterna-Valmontone». Allora l’amministrazione comunale, ritenuto il passaggio della bretella un fattore escludente tanto da far cambiare sito, individuò la collocazione alternativa in Contrada Valli, in un terreno anch’esso di proprietà comunale. Successivamente però il perito dichiarò che quei terreni non erano urbanizzati e si mirò perciò ad un intervento proporzionale al peso della produttività e dell’insediamento da costruire per supplire alla mancanza di strade e accessi adeguati all’isola. Nel 2016 altro contraccolpo: l’ecopiazzola, distante non più di cento metri dalle abitazioni, suscitò l’indignazione dei residenti che si riunirono poi in un comitato di quartiere. Questi, con la tipica apprensione di chi non ha consapevolezza dell’idoneità dell’opera e dunque teme per la propria salute, chiesero quali accorgimenti erano stati intrapresi per fronteggiare tale situazione, formulando una richiesta di accesso agli atti per ulteriori osservazioni. Il sindaco dal canto suo liquidò la questione asserendo che era “solamente” necessaria una siepe più alta e che la vicinanza dal centro abitato provocava innumerevoli polemiche da parte di tutti i residenti, di qualsiasi contrada, i quali invece non consideravano i benefici che tale struttura avrebbe potuto apportare agli artenesi tutti. In realtà oggi i lavori per il completamento e l’avviamento dell’opera sono avvolti da un silenzio pesante, lavori che procedono a singhiozzo mentre la campagna artenese è sempre più spesso teatro dell’abbandono incontrollato e impunito di rifiuti di ogni genere.
di riunire rifiuti ingombranti, speciali o pericolosi evitando in tal modo lo smaltimento diretto in discarica, che favorisce così sia il recupero delle risorse sia la tutela dell’ambiente. Infatti alcuni prodotti di uso quotidiano rischiano di essere letali per l’ambiente se non smaltiti correttamente. È vero, l’ecosistema marino è in grado di auto depurarsi, ma entro certi limiti: concentrazioni troppo alte di agenti chimici o inquinanti rendono l’ambiente invivibile per flora e fauna marine, mettendo in pericolo la salute dell’ambiente e la nostra. Per esempio il più classico dei prodotti inquinanti per l’ambiente non è chimico ma naturale: l’olio vegetale che si usa per cucinare forma una sottile pellicola sulla superficie che impedisce l’ossigenazione di flora e fauna marine. Per evitare questo basterebbe raccogliere l’olio in barattoli ermetici e consegnarli al centro di raccolta più vicino. Ad Artena però si è distanti da tale concezione ambientalista perché più che ecologica questa è l’isola che non c’è, la quale abbandona i cittadini ad un servizio lasciato a metà da quando nel 2017 è partita la raccolta dei rifiuti “porta a porta”. Inizialmente il Centro di raccolta comunale era collocato in Valle Pera (località Macere) ma, con tanto di progetto definitivo esecutivo approvato, finanziamento ottenuto dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, predisposizione del bando di gara e successiva assegnazione dei lavori alla ditta aggiudicatrice dopo ben sei anni, a Maggio 2015, il sito è stato dichiarato non più idoneo. Il perché lo fornisce l’Ufficio Tecnico, il quale rilevò che l’isola ecologica si trovava a ridosso della «realizzanda bretella autostradale Cisterna-Valmontone». Allora l’amministrazione comunale, ritenuto il passaggio della bretella un fattore escludente tanto da far cambiare sito, individuò la collocazione alternativa in Contrada Valli, in un terreno anch’esso di proprietà comunale. Successivamente però il perito dichiarò che quei terreni non erano urbanizzati e si mirò perciò ad un inter
vento proporzionale al peso della produttività e dell’insediamento da costruire per supplire alla mancanza di strade e accessi adeguati all’isola. Nel 2016 altro contraccolpo: l’ecopiazzola, distante non più di cento metri dalle abitazioni, suscitò l’indignazione dei residenti che si riunirono poi in un comitato di quartiere. Questi, con la tipica apprensione di chi non ha consapevolezza dell’idoneità dell’opera e dunque teme per la propria salute, chiesero quali accorgimenti erano stati intrapresi per fronteggiare tale situazione, formulando una richiesta di accesso agli atti per ulteriori osservazioni. Il sindaco dal canto suo liquidò la questione asserendo che era “solamente” necessaria una siepe più alta e che la vicinanza dal centro abitato provocava innumerevoli polemiche da parte di tutti i residenti, di qualsiasi contrada, i quali invece non consideravano i benefici che tale struttura avrebbe potuto apportare agli artenesi tutti. In realtà oggi i lavori per il completamento e l’avviamento dell’opera sono avvolti da un silenzio pesante, lavori che procedono a singhiozzo mentre la campagna artenese è sempre più spesso teatro dell’abbandono incontrollato e impunito di rifiuti di ogni genere.

Allegra PERUGINI