CARA ARTENA COSI’, DAVVERO, TI VORREI!

Viaggio immaginario nella Città di domani. Passeggiando dal Museo Lambreckts fino a Piano della Civita, attraverso l’antico borgo, magari a dorso di mulo o camminando tra i vicoli ri…abitati, puliti e accoglienti

Questa mattina, aprendo le finestre ho pensato che la giornata fosse troppo bella per starsene a casa, quindi decido di fare una passeggiata da turista nel mio bellissimo Paese. Con calma parto a piedi da casa mia e in pochi minuti mi trovo nel centro di Artena.
La prima tappa la faccio davanti al Museo archeologico Roger Lambrechts. Incuriosita dal solito gruppetto di turisti in attesa dell’apertura del museo, mi intrufolo tra di loro per sentire i commenti che fanno guardando il Paese in alto. Sono tutti affascinati: “Wonderful! How can I get there?”. Effettivamente, da quando la torre dell’acqua è stata demolita, il panorama del Centro Storico si apre meglio alla vista ed è impossibile non ammirarlo. Altri turisti sono in attesa della navetta che li avrebbe portati su a piazza della Vittoria, dove di solito partono le guide turistiche per chi vuole visitare il Centro Storico. Per un attimo sono tentata dalla pigrizia, vorrei prendere la navetta anche io… ma poi non lo faccio, voglio proprio godere della bellezza delle stradine per arrivare su, almeno fino a piazza della Resistenza.
Quindi passo per la via del Borgo e una volta arrivata all’Arco Borghese mi fermo per guardare il balcone del Palazzo dov’è stata girata la famosa scena di Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli. Mi fermo a pensare come lui, prima ancora di noi Artenesi, avesse capito la particolare bellezza di Artena se decise di girare proprio qui una delle scene più famose del film.
Arrivo a piazza della Vittoria, dove trovo il mulattiere che aiuta un turista a salire sul mulo per una visita al Centro Storico a dorso dell’animale. Artena non è carrozzabile, o si va a piedi oppure a dorso di mulo! A questo punto ogni strada è buona per arrivare su a Piazza della Resistenza, ma io decido di passare davanti la Chiesa di S. Stefano perché, come ogni turista che si rispetti, voglio fermarmi in un negozietto di souvenir per acquistare le famose cartoline che raffigurano Artena e le sue bellezze, così da aggiungerne alla mia collezione. Avete presente le cartoline? Quelle che una volta si spedivano? Il negozio nel periodo estivo è sempre aperto, quindi faccio i miei acquisti e proseguo la mia passeggiata.
Via del Crognaleto è una delle più belle. Piena di vicoli e piccole case con terrazzi e tanti fiori, sembra quasi di stare in un’altra epoca. Regna un silenzio di pace, rotto solamente dagli zoccoli dei muli che nel frattempo mi hanno raggiunto, con i turisti sul loro dorso e le loro sonore risate. Io un po’ li invidio ma, anche se comincio a sentire la salita, proseguo dritta e spedita sui gradini senza esitare: anche un po’ per orgoglio!
Arrivo a Santa Croce, la nostra Cattedrale, dove trovo altri turisti che sono appena scesi dal mulo. Aspettano il loro turno per entrare nella Chiesa, dove la guida sta seguendo un altro gruppo. Io mi faccio il segno della croce, come faccio sempre, e lì arrivano puntuali le farfalle nello stomaco: già, perché sono arrivata a via Maggiore, dove sono cresciuta. In ogni angolo mi rivedo bambina: quanti ricordi! E proprio mentre ci penso, mi rendo conto di essere a piazza della Resistenza. Lì faccio la mia bevuta alla fontana con la Conchiglia, finalmente! Mi siedo e guardo il bellissimo panorama. Mi viene in mente che quando ero bambina un anziano mi disse che lì, da quello stesso muretto, anche Garibaldi si era affacciato per guardare la valle sottostante… sarà vero? Ma che bella giornata che è stata oggi. Mi piacerebbe proseguire ed arrivare fin su al parco archeologico, per me il vero gioiello di Artena. Ma sono stanca e decido che la mia passeggiata per oggi termina qui.
Il mio viaggio immaginario su Artena oggi inizia da dove lo avevo lasciato ieri e quindi parto da Piazza della Resistenza e mi incammino verso For de Porta.
Anche lì la mente mi riporta ai tanti ricordi della mia infanzia. Nelle giornate di primavera era uno dei posti dove tutti i bambini si incontravano perché pieno di sole e soprattutto dove si poteva correre liberi e, volendo, anche andare in bicicletta per chi l’aveva. For de Porta è l’unico punto del paese carrozzabile. Da lì, infatti, arrivano le navette che portano gli abitanti dentro il cuore del Centro Storico. Anche se, quando io ero bambina, non c’erano navette e dovevamo sempre fare delle lunghe camminate per ogni cosa, soprattutto ogni giorno per andare a scuola. Oggi penso a tutto questo come un privilegio, ma in realtà era veramente faticoso andare sempre a piedi. Infatti uno dei miei sogni da bambina era quello di avere una funivia che in cinque minuti da Artena a balle ti portava a Santa Croce. Purtroppo, questo è uno dei motivi principali che ha fatto sì che in tanti abbiano abbandonato il Centro Storico. Anche la mia famiglia è andata via e un po’ mi sento in colpa per questo. Ma ora che Artena è diventato un paese turistico è come se mi dicesse: hai visto? Tutto quello che immaginavi da bambina in parte si è avverato!
Presa da tutti questi pensieri, quasi dimenticavo di fermarmi alla libreria a For de Porta che, anche se è aperta da poco, è ben fornita. Mi fermo per prendere la mia brochure del parco archeologico: si, perché ho intenzione di andare su al Piano della Civita per una visita al parco da turista! Questa volta decido di prendere la navetta, non mi dispiacerebbe una bella passeggiata ma ho fretta di arrivare, perché è da poco che la Porta Scea è stata restaurata ed io ancora non l’ho vista! Quindi mi metto in attesa che arrivi la navetta insieme ai turisti.
É piacevole ascoltare i loro discorsi parlano di Artena: “arroccato sulle rocce, sembra un paese delle fiabe!”. Infatti la visuale di Artena vista da For de Porta, con le case rimaste in bilico sullo strapiombo della prece, fa pensare veramente ad un paese delle fiabe. Solo chi è artenese sa di cosa parlo: un panorama da cartolina! Ma ecco che, arrivata la navetta, la prendo insieme al gruppo di turisti che fanno mille domande alla guida, dopo aver visto il panorama.
Qualche minuto e siamo a Santa Maria, il nostro santuario della Madonna delle Grazie. Ho saputo che stanno organizzando dei corsi per chi volesse imparare a fare i Cristi, i nostri crocefissi infiorati che portiamo in processione. È un’altra particolarità che solo Artena possiede: delle vere e proprie opere d’arte!
La navetta comincia a sentire la salita oppure è una mia impressione? Perché va così lentamente, sarà forse che non vedo l’ora di arrivare? Ci siamo, ecco il fontanile, chi vuole può scendere già qui. Io no, voglio scendere poco più giù: la navetta finisce il suo percorso proprio davanti la Porta Scea. Scendo e la guardo: sono commossa, sento che mi invita ad entrare nella città Antica della Civita. Quella città che non ha mai avuto un nome… fino a quando, tra i massi da ricomporre per la Porta, ne è stato trovato uno con una scritta: era il nome della città, lo stesso che ha adesso. Il mio pensiero va a Roger Lambrechts che per 25 anni ha condotto gli scavi in quest’area sperando di trovare un reperto che fosse la prova del nome tanto discusso: chissà cosa direbbe? La città volsca si chiamava Artena, come sosteneva un archeologo pontificio. E non è un caso che poi il nome sia stato tramandato di nuovo nella nostra città. Roger Lambrechts amava tanto questo luogo, al punto che ha voluto che le sue ceneri fossero sparse qui. Entro insieme al gruppo di turisti e penso che quello che per loro è una normalità, come visitare un sito archeologico, non lo è per me, perché finalmente il mio paese è riuscito a fare tesoro delle sue bellezze. Artena città turistica ricca di tesori finalmente è nata!

ENZA PENNACCHI