LA CRISI ODIERNA IMPONE UNA SVOLTA RADICALE E CHE GLI ATTUALI ELETTI IN CONSIGLIO COMUNALE OPERINO UN CORAGGIOSO PASSO INDIETRO, SACRIFICANDO LA PROPRIA VISIBILITA’ E LE PROPRIE PICCOLE AMBIZIONI, PER UN PROGETTO CHE LASCI IL SEGNO DI “UNITA’ CITTADINA”
Torno a esplicitare meglio quanto avevo cercato di spiegare nel mio precedente intervento sul “caso Artena”. Intanto, condivido in pieno il fatto che tornare a elencare le vicissitudini amministrative degli ultimi anni sia del tutto superfluo. Ripeto: non intendevo affatto rivendicare l’attualità di alcuna esperienza passata, tranne sottolineare la giustezza di una intuizione da cui, a mio modesto parere, si potrebbe ripartire anche alla luce dell’attuale fase di stallo e paralisi politico-amministrativa. Un’intuizione che è ancora facilmente sintetizzabile: riuscire a mettere “in sintesi” persone provenienti dalle più diverse esperienze politiche e culturali con l’obiettivo esplicito di far conquistare l’amministrazione pubblica artenese una nuova e “reale” classe dirigente. La quale, sola, potrebbe guidare il Comune in virtù di un disegno sintonizzato col futuro, lasciando soprattutto spazio a competenze acquisite in professioni e esperienze concrete di amministrazione e non più a soggetti impostisi solo per la capacità di raccogliere voti tra dipendenti e familiari.
Del resto, a guardare bene, tra i cittadini di Artena ci sono oggi anche di più rispetto a qualche anno fa – tante personalità di questo tipo, che non solo rivestono o hanno rivestito ruoli apicali in varie esperienze nell’organizzazione della Pubblica Amministrazione e di organizzazioni complesse ma che semplicemente si sono sempre tenute lontane dalle logiche elettorali e che oggi andrebbero invece coinvolte in un’operazione di altissimo profilo. Da questo punto di vista invito Vittorio Aimati a un’inchiesta giornalistica in grado di descrivere e presentare almeno alcune di queste potenziali personalità. Lo sappiamo – o facciamo finta di no? – che ad Artena vivono persone che hanno avuto responsabilità di primo piano nella progettazione e nella realizzazione del lanciatore spaziale Vega? Come che nel nostro paese ci siano tecnici amministrativi in ruoli apicali di vari ministeri (Istruzione, Difesa, Cultura, etc.)? Oppure che c’è chi ha diretto cantieri importanti per la realizzazione del Mose di Venezia? Come chi ha fatto parte di importanti consigli di amministrazione a diversi livelli? L’elenco delle competenze sarebbe lungo se poi si aggiungessero gli artisti, i musicisti, gli intellettuali, i dirigenti sportivi… Tutto questo per dire che di fronte alla radicalità della svolta imposta dall’attuale crisi non si tratta di ricorrere – come si è fatto per troppi anni – a imprenditori (sui quali piaccia o meno alita sempre l’ambiguità, reale o ipotetica, di possibili conflitti d’interessi) ma a competenze amministrative e alla consuetudine di rapportarsi senza complessi di sorta con i livelli apicali della burocrazia pubblica e con le istituzioni italiane ed europee.
Certo, tra il dire e il fare, il passaggio non è immediato. Il mio invito – lo esplicito ancora meglio – rivolto agli attuali eletti in Consiglio comunali e agli attuali responsabili delle varie forze politiche è quello di un generale e coraggioso passo indietro. Occorre saper sacrificare la propria visibilità e le proprie piccole ambizioni per un progetto che, se attuato, lascerà il segno da qui al 2030.
Lo stallo artenese richiederebbe una sorta di lista di “unità cittadina” attorno a una candidatura a sindaco la più condivisa e autorevole possibile, individuando insieme una personalità indiscutibile attorno alla quale definire un’amministrazione tecnica di tipo nuovo. Si tratta di pervenire a una sorta di “modello Draghi” adattato al nostro paese, attraverso cui mettere tra parentesi le logiche e i conflitti degli ultimi trent’anni. Certo, non si può impedire che alle elezioni si possano presentare anche altre liste minoritarie, legate magari a opzioni politiche radicali o a specifiche necessità locali. Liste che oltretutto garantirebbero il funzionamento di un’opposizione democratica e legittima in consiglio comunale. Ma la “lista di unità cittadina” avrebbe in sé quell’autorevolezza e quella compattezza in grado di affermarsi come la “svolta” a lungo attesa.
È questo, non altro, il cuore del ragionamento che avevo introdotto nel precedente intervento. E come ho già scritto, più che pensare a una rivincita degli attuali oppositori in consiglio comunale i quali, del resto, alla luce dell’esperienza degli ultimi anni si sono più o meno mossi nelle stesse logiche degli altri e spesso ne hanno condiviso anche tratti di strada, si dovrebbe dare spazio a personalità nuove sia per le stesse liste per il consiglio comunale, ma soprattutto facendo in modo che i prossimi assessori possano essere nella quasi totalità esterni.
Dato che Renato Centofanti tira fuori il nome di Erminio Latini, mi viene da ricorrervi per fare un esempio di metodo. L’ex sindaco di Artena si riconosce in Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. Sappiamo infatti che l’ex premier è stato determinante per arrivare alla nomina di Mario Draghi alla guida del governo, in modo da caratterizzare un nuovo esecutivo di unità nazionale e fuori dalle contrapposizioni di parte. Perché quindi Latini non contribuisce – ovviamente insieme agli altri – a un’azione dello stesso tipo per il futuro di Artena? Sgombrando il campo da una sua ennesima candidatura personale ma contribuendo – anche alla luce della sua collaudata esperienza politica e amministrativa di lungo corso – a determinare un progetto molto più ambizioso e strategico. Intendiamoci: quello che suggerisco a lui, lo estenderei agli altri ex amministratori che, nel momento stesso in cui sembrerebbero mettersi da parte contribuirebbero invece a un’importante iniziativa politica.
La modalità non è semplice ma sarebbe rivoluzionaria e richiederebbe vari passaggi: mettere in archivio e tirare fuori dalle prime file gli amministratori degli ultimi vent’anni; individuare una candidatura a sindaco relativa a una personalità autorevole e competente, in grado di mettere tutti d’accordo (oltre la logica di rivincita e le beghe del passato); costruire una lista unitaria in cui far rappresentare, attorno al candidato sindaco, le migliori espressioni dei partiti, delle forze culturali, delle energie artenesi; individuare il gruppo degli assessori tecnici di cui abbiamo scritto.
Ovviamente, un’operazione del genere non condanna né demonizza nessuno nel momento stesso in cui non impedisce a nessuno di impegnarsi direttamente a costruire il progetto, anche per via delle competenze, delle relazioni, dei background che verrebbero messi al servizio comune.
Secondo il mio modesto parere è proprio questo che l’opinione pubblica si attende: l’attuale fase di stallo impone di pensare in grande. In caso contrario… assisteremmo solo a una prossima sfida tra candidati sindaci e liste con l’obiettivo di arrivare a prendere un votarello in più degli altri e conquistare l’amministrazione, col risultato modesto di premiare i consiglieri più votati con le deleghe più importanti, ma poi limitarsi a proseguire nell’affannosa corsa a affrontare le emergenze continue dell’ordinaria amministrazione. Ma così non se ne uscirà mai. Tutti i nodi resterebbero al pettine, tutte le manchevolezze di parte tornerebbero a prevalere. Saranno quindi gli artenesi all’altezza di una simile sfida?
LUCIANO LANNA