DOVE NERO E’ IL COLORE E ZERO E’ IL NUMERO

Gli altri paesi vanno avanti in termini di green economy. Invece Artena è ancora ferma. Ci sono città e paesi che creano percorsi progettuali per la riqualificazione delle strutture pubbliche, installando impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici pubblici per un risparmio energetico ed economico

Era il 1962, Bob Dylan suonò per la prima volta “A Hard Rain’s A-Gonna Fall”, un capolavoro della musica, non solo quella folk, che ci racconta che in una fase di crisi (quella dei missili sovietici a Cuba), esiste un mondo tormentato, dove appunto nero è il colore e nessuno è il numero.
E’ una canzone che sorprende, ha quasi una profezia biblica.
E’ una canzone che parla della natura, lo fa con i numeri. Con gli aggettivi. Con le risposte.
E’ una canzone che parla della gente comune. Il mondo di Dylan è quello reduce da una catastrofe, egli parla di “pioggia forte”, di un diluvio.
E’ una canzone di chi è più giovane di noi e si guarda intorno e ancora brama di diventare un ingegnere, di costruire ponti (umani ma anche fisici), di chi si rende conto che le professioni mutano, che i mestieri scompaiono o evolvono. E’ un mutamento che può disorientare perché mina le certezze che ognuno di noi si è costruito attraverso anni di studio o di lavoro. Perché gli altri paesi vanno avanti in termini di green economy. Invece noi siamo ancora fermi.
Fermi come le colonnine di ricarica per i veicoli elettrici. Forse anche più immobili, visto che colonnine neanche le abbiamo.
Le altre città italiane hanno progetti che permettono di aumentare la potenza delle utenze private per ricaricare i veicoli elettrici durante la notte; non si tratta solamente di progetti privati ma anche di quelli pubblici. Si parla di sostenibilità: come si pensa di raggiungere un centro storico arroccato se non si dispone di un’adeguata mobilità?
Ci sono città che creano percorsi progettuali per la riqualificazione delle strutture pubbliche (un esempio è l’installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici pubblici che consentono sia un risparmio energetico, in quanto si può usufruire dell’energia prodotta, sia un vantaggio economico, in quanto si rivende l’energia che non si consuma).
Occorre pianificare per poter condividere obiettivi che possano generare valore aggiunto sia economico che sociale.
Le competenze e la resilienza sono fattori determinanti, ma senza un’educazione energetica si corre il rischio di trovarsi spiazzati. In questo contesto, quindi, la mobilità diventa a sua volta un elemento principale della crescita: una tendenza che è stata definita come “imparare a imparare”.
Per dirla alla Bob Dylan, quindi, vedo quella che potrebbe essere un’autostrada di diamanti, ma non c’è nessuno; vedo stanze di uomini coi loro martelli sanguinanti pronti a farsi la guerra; vedo persone che intanto muoiono di fame e altri che ridono; ho udito il canto di un poeta che moriva nelle fogne; ho udito il rumore di un clown che piangeva nel vicolo.
E allora torneremo indietro prima che cominci a piovere, dove c’è tanta gente con le mani vuote, dove la fame è brutta, dove le anime sono dimenticate.
Dove nero è il colore, dove zero è il numero.

GABRIELE NOTARFONSO