POETI GRECI A COLLE MAJORANA

TRE IMPORTANTI COLONNINE RETTANGOLARI CONTENGONO POESIE, STORIE E INNI DEDICATE AGLI DEI. LA PRIMA ATTRIBUITA A CLAUDIO ELIANO E VI SI RACCONTA LA CEAZIONE DEL MONDO.LA SECONDA E’ UN INNO AD ERCOLE E LA TERZA E’ ANCORA DEDICATA A ERCOLE E ZEUS

Nel 1717 Stefano Serangeli così scrivevsa: “…qui per gran spazio si vede molto pieno di ruine e frammenti di varie pietre, si di marmo pario, come di granito, pezzi di statue, vestigij di bagni ed altri segni, denotasi ivi essere stato un luogo magnifico e delizioso, anche a riguardo del sito, onde si può credere, che in esso s’intenda Ad Pictas, così fosse denominato dalle pitture che l’adornano…”
Lo storico descriveva così al suo tempo il colle Maiorana, un vasto pianoro tufaceo delimitato a nord e a sud da due strette valli alluvionali dove è stato individuato uno dei più rilevanti siti archeologici del territorio, frequentato, secondo gli archeologi, fin dal VII secolo a.C. e testimoniato da alcuni reperti archeologici qui rinvenuti, tra i quali il fondo di una ciotola di bucchero con iscrizione etrusca che l’epigrafista G.Colonna ha datato a circa il 500 a.C.
Le ricerche effettuate da archeologi sul colle, hanno scoperto che un primo nucleo di capanne erano state costruite in una parte del colle intorno al VI sec.a.C. mentre una o più abitazioni rustiche vennero costruite solo nel secolo successivo. Tra il IV e il II sec.a.C. l’area aveva un ruolo significativo sotto l’aspetto cultuale per la presenza di un santuario. Questa era un territorio di confine tra il Latium Vetus e il Latium Adiectum e il santuario qui sorto nel periodo repubblicano, dedicato ad una divinità ancora oggi sconosciuta, funzionava come punto di riferimento di confine territoriale. Della presenza del santuario ne sono testimoni i numerosi materiali votivi di terracotta qui rinvenuti.
Nel periodo tardo-repubblicano sul luogo s’impiantò una grande villa rustica a controllo di un vasto latifondo e l’insediamento di un villaggio che pian piano divenne sempre più grande, favorito dalla sua posizione perché posto tra due strade importanti, la via Latina e la via Labicana che passava a poca distanza e la stazione Ad Bivium. Sul luogo si sviluppò così un vero e proprio abitato sub-urbano di rilevata importanza commerciale con una notevole fioritura tra il II e il IV sec. d.C. La località nel corso dei secoli prosperò non solo negli affari e nell’economia, ma fiorì anche culturalmente.
La villa stessa sarà appartenuta certamente ad un proprietario colto e importante che viveva in un’abitazione di lusso con terme private. Da questa parte del colle conosciuta come Colle dell’Imperatore provengono una serie di iscrizioni poetiche latine e greche incise con testi raffinati su blocchi di calcare parallelepipedi databili tutti tra il 180 e il 250 d.C.circa.
Il primo di questi poemi in lingua greca era già noto alla fine del ‘700 perché citato da padre Tommaso da Montefortino nel suo manoscritto dove scrive: “…ed anche una colonnetta quadrata con antica e lunga iscrizione che esiste presso i Guglielmetti del Borgo…..veduta allorché da quel colle fu recata a Montefortino, e che non potei leggere per mia imperizia di quell’estraneo carattere”.
L’iscrizione fu poi conservata nella sagrestia di Santa Croce e dopo la morte del parroco don Angelo Gentilezza, nel 1944 il giurista Artenese Ugo Aloisi la fece trasportare nelle sua residenza estiva di Boville Ernica, dove ancora si trova.
L’iscrizione incisa su un blocco parallelepipedo di pietra calcarea, scheggiata da un lato e nella parte superiore, è alta 78 cm, larga e spessa 25 cm. Il testo, che occupa metà della stele è inciso su 12 righe.
L’iscrizione è stata esaminata da Luigi Moretti e nel 1978 pubblicò il risultato del suo studio in Scritti storico epigrafici in memoria di Marcello Zampelli.
Si tratta di un inno sulla creazione a carattere stoico, (scuola filosofica) probabilmente scritto dal filosofo e scrittore romano in lingua greca Claudio Eliano, vissuto a Palestrina, cittadina nella quale secondo alcuni era anche sacerdote del tempio della Fortuna Primigenia.
Nel testo si racconta la creazione del mondo. Il creatore, che era inciso nelle parte iniziale del testo purtroppo perduta, rimane anonimo, ma che quasi certamente è da identificarsi con Zeus.
Ecco le righe 6 e 7 del testo: “…dopo aver ornato il cielo splendente come l’oro, fece anche le nuvole ombrose e i venti dal rapido volo…”
La seconda iscrizione greca ha il testo inciso in 16 righe su una colonnina quadrangolare di marmo più stretta alla base e alta cm. 113, larga 30-33 cm. e spessa 24-27cm.
Scrive il frof. M. Kajava che ha studiato l’epigrafe:
“…Si tratta di un singolare inno in onore di Ercole, composto da otto distici (strofa formata da una coppia di versi) tematicamente divisi in tre parti. Nei versi delle righe 1-6 Ercole viene lodato come salvatore dei naufraghi. Nei versi 7-12 segue una storiella narrata in prima persona plurale, in cui si racconta di alcuni marinai in viaggio attraverso il mare tempestoso, protetti e salvati dall’eroe. Alla fine del componimento poetico, nelle righe 13-16 (le ultime tre poco leggibili) il poeta fa riferimento ad un oggetto, ovviamente un ex voto, donato ad Ercole come ringraziamento dell’atto divino…”
Una terza iscrizione con testo greco è stata recuperata nei primi anni del 1980 ed era stata riutilizzata come materiale da costruzione. Anche questo testo è inciso su un blocco calcareo quadrangolare del quale si è conservato solo la parte centrale alta solo cm.35 e larga cm.40 con uno spessore di cm 14,5. E’ ancora il prof. Kajava che lo ha studiato a descriverlo: “Le poche lettere conservate nelle 9 righe, sono abrase e poco leggibili e la decifrazione è stata impegnativa e in parte impossibile per la mancanza di alcune parole. Ma a giudicare da ciò che resta leggibile, nel testo si riconosce la dedica a due divinità, probabilmente Zeus ed Ercole.( I loro nomi erano certamente presenti nella parte superiore dell’iscrizione mancante o abrasa) Con un riferimento ad un loro viaggio comune attraverso il cielo, ma anche alle giuste e prudenti sentenze di Zeus”.
Oltre a queste tre iscrizioni greche, è da ricordare sempre provenienti da colle Maiorana, altri testi in latino, tra cui una dedica al dio Silvano ed una preghiera a Giano, tutte iscrizioni che sembra siano state scritte tra il II e il III sec. d. C. Probabilmente un periodo in cui la villa era molto conosciuta e frequentata da persone con interessi letterari.
Si potrebbe ben immaginare che in mezzo a tali iscrizioni, tra statue e altre opere d’arte esposte tra le stanze della villa, i proprietari conservassero anche una biblioteca con una buona raccolta di letteratura greca e latina.