La lotta continua tra chi è nato con le canzoni di Elvis, di Hendri x e Janis Joplin, e chi ha avuto l’accesso ad Internet fin dalla nascita
Nel 2019, l’espressione “Ok, boomer” è diventata più popolare dell’intera discografia di Michael Jackson. Due piccole parole dal carattere ironico che testimoniano quanto il distacco generazionale fra la gioventù odierna e quella di un tempo ormai lontano sia vasto come un enorme canyon. Da un lato una generazione aggrappata alla nostalgia dei suoi tempi, nata fra le note di Elvis, immersa nelle acque di Fontana dei Trevi come Rubini e Sylvia e cresciuta con la chitarra di Hendrix e la voce di Janis Joplin. Dall’altro lato una generazione nata alla fine del millennio mentre la prima Playstation compariva nelle stanze di adolescenti in trepida attesa, nelle sale cinematografiche le persone vomitavano durante la visione dei primi venti minuti di Salvate il Soldato Ryan e la Lira salutava gli italiani per lasciar spazio al signor Euro.
Baby Boomers e Generazione Z, così vengono definite dai sociologi le persone nate nelle epoche precedentemente descritte.
Nell’era di internet la differenza e il distacco fra le due generazioni sono stati evidenziati dalla possibilità di contatto globale. Tutti interagiscono e parlano con tutti di tutto, ogni individuo è entrato a far parte della rete di scambio culturale più grande della storia. La prima differenza fra le due generazioni risiede proprio in quest’ultima affermazione. La generazione Z viene identificata come l’insieme di persone che ha avuto accesso a internet fin dall’infanzia. Cresciuti fra gli algoritmi e i pop up, viene identificata come la generazione dei “nativi digitali”. Passare l’intera adolescenza con internet come mezzo di intrattenimento e dibattito le ha permesso di integrarlo fin da subito nella quotidianità. Contrariamente, la visione dei baby boomer risulta differente per via del contesto storico passato. La piazza era il loro Facebook, gli album fotografici erano il loro Instagram e le librerie colme di vinili e cassette il loro Spotify. Proprio per questo motivo, la digitalizzazione ha avuto effetti controversi fra le persone nate nell’epoca del boom. Ricordando un aneddoto, all’età di dieci anni ricevetti come regalo di compleanno il mio primo computer. L’eccitazione e la meraviglia furono subito scacciate via da quella che ho sempre considerato la madre di tutti gli avvertimenti:
“Non comprare nulla su internet, sono truffe. Stai attento a quello che leggi, potrebbe averlo scritto chiunque”. Una canzone inquietante, cantatami da tutti gli adulti che ho conosciuto durante la mia infanzia prima che internet fosse interamente alla portata di tutti e che Amazon diventasse il colosso che rappresenta ora. Non c’è da stupirsi, un avvertimento comprensibile. Avere paura di ciò che non si può vedere, come il buio, e di ciò che non puoi realmente toccare rientra nella visione fisica e sentimentale della generazione del boom.
Differente è invece la concezione fugace e “Mcdonaldiana” che contraddistingue i nativi digitali. In entrambi i casi nessuno riesce ad avere la meglio sull’altro. L’evoluzione e il corso del tempo parlano e regnano sovrani. Che si sia abbandonato quell’affetto morboso nei confronti delle piccole cose, come per una foto o per una canzone, per ricercare sfrenatamente una continua soddisfazione attraverso la quantità, molto spesso a discapito della qualità, è noto a tutti. Questo ha generato una disputa, che definirei più una battaglia che si combatte tutti i giorni a suon di post e commenti.
Una “guerra” che durante il “periodo pandemico caldo” si è infuocata come non mai. La rabbia, la paura e la frustrazione dovuta al lockdown ha portato tutte le persone del mondo a rifugiarsi quotidianamente sui social network.
Il maremoto di fake news che inondava e tuttora inonda le menti degli internauti ha colpito maggiormente le persone di età superiore ai 55 anni. Utilizzare internet tutti i giorni, perché afflitti da noia, ha trasformato completamente il modo di pensare dei baby boomers. I movimenti complottisti riguardo Covid e vaccini hanno preso il via e, per la maggior parte, hanno visto come partecipanti le persone nate fra il 1950 e il 1964. Nonostante ciò, anche un grande numero di nativi digitali è stato colpito da questo fenomeno e ha preso parte al flusso di informazioni false diventando, così, simili ai tanto lontani “antichi viaggiatori”. Dunque, sembra difficile capire quanto siano differenti i due gruppi di persone o quanto essi si somiglino. Il passato ha plasmato ogni individuo ma è il presente che continua a forgiarlo per un futuro che, nonostante per molti sia prevedibile attraverso le stelle, non ha nulla di sicuro da offrire.
NICCOLO’ PECORARI