Lo psicologo psicoterapeuta analitico esistenziale Domenico Carbone, interviene nel dibattito a un anno dalla morte di Willy Monteiro. Lo ringraziamo e lo ospitiamo sulle nostre pagine: “È necessario creare una società più giusta e solidale e bisogna fare prevenzione”
Sono venuto alla manifestazione per ricordare Willy ad un anno dalla sua morte. E’ stata manifestazione interessante e in certi momenti emozionante. Sono state date alcune risposte ma tante domande sono rimaste aperte. Sembra impossibile che nel 2000 in Italia si muoia in questo modo. Un bravo ragazzo che muore per uno slancio di generosità. Ci si interroga sulle ragioni della violenza e se e’ stato fatto tutto il possibile per evitare quello che è accaduto. La colpa come al solito si attribuisce ora ad uno e ora all’altro. E’ colpa dei soldi e della droga! No e’ la famiglia! E’ colpa della scuola che non insegna l’educazione! E la polizia? E’ colpa della indifferenza della gente che si gira dall’altra parte! Insomma le risposte sono tante e forse c’è una parte di verità in ogni risposta. Come studioso della mente e dei comportamenti umani rifletto su quanto hanno detto vari autori su questo tema. Ad esempio l’antropologa Margaret Mead ha condotto uno studio comparato su vari popoli per valutare se c’era una corrispondenza tra l’aggressività di un popolo e lo stile educativo. Ad esempio i Mundugumor erano una popolazione bellicosa e molto aggressiva, quindi violenta. Guardando come venivano allevati i bambini la studiosa aveva notato che l’atteggiamento delle madri era molto severo e venivano penalizzati tutti gli atteggiamenti teneri e comprensivi. I Samoa erano una popolazione pacifica e molto sorridente. Le madri erano molto affettuose con i loro bambini ed anche gli uomini erano affettuosi e molto comprensivi. Da questo studio comparato la studiosa giunse alla conclusione che è molto importante per il carattere di un popolo lo stile educativo dei genitori e di tutto l’ambiente circostante. Quindi un primo elemento è valutare se c’è violenza in famiglia e nella società. Nascere e vivere in un ambiente povero e degradato e violento produce sicuramente un comportamento più aggressivo e violento. Ma è solo questa la ragione? Come si spiega la violenza quando invece viene prodotta da persone nate in famiglie ricche. Ci sono persone che sono amorali e pensano di essere impuniti e quindi si permettono di agire tutti i propri impulsi più negativi senza freni. Così come fecero gli assassini del Circeo. A volte invece la violenza viene accettata e considerata legittima con delle spiegazioni ideologiche o religiose. Ma tutto ciò non spiega le radici della violenza. C’è un carteggio tra Freud e Eistein in cui i due si interrogano sulle ragioni della distruttività dell’essere umano. Freud sappiamo ha ipotizzato l’esistenza della pulsione di vita, Eros e della pulsione di morte, Thanatos. Personalmente non credo nell’esistenza della pulsione di morte ma credo nell’esistenza nella mente umana di una zona segreta dove si accumula rabbia inespressa e non consapevole a seguito di violenze subite. C’è un film Antwone Fisher dove si parla di un marinaio americano che sta per essere espulso dalla marina americana per le sue reazioni troppo violente. Prima di farlo la Marina lo obbliga ad un trattamento psicologico obbligatorio. Antwone all’inizio del percorso terapeutico non collabora e ha un atteggiamento strafottente, ma il terapeuta è molto abile e riesce a creare una relazione con il giovane. Lentamente riemergono ricordi e così si viene a sapere che Antwone è stato abbandonato da entrambi i genitori e poi ha vissuto in case famiglia dove ha subito molte violenze. Si può così spiegare la ragione delle sue reazioni violente ed alla fine del film vediamo un processo di trasformazione che porterà il giovane a riconciliarsi con il suo passato. Tutta la rabbia che non ha potuto esprimere era rimasta accumulata dentro di lui in modo inconsapevole. In conclusione le ragioni di comportamenti violenti sono tante ma ognuno di noi può fare qualcosa sconfiggendo l’indifferenza, contribuendo a creare una società più giusta e solidale e facendo prevenzione. Bisogna capire quando è il momento di chiedere aiuto perché scopriamo che noi o qualcuno che c’è molto vicino non riesce più a gestire la propria rabbia legittimandola in tanti modi. Questo è il momento di non essere complici e decidere di agire prendendo l’iniziativa giusta.
DOMENICO CARBONE – Psicologo Psicoterapeuta Analitico Esistenziale. Docente MIUR