Oggi viviamo in un paese dove la politica è messa di lato per altri interessi, viviamo in un paese dove i politicanti passati non hanno tirato fuori un’idea di Artena per il futuro. Questa non è la strada per riavvicinare il Paese alla vita amministrativa
Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia diventa una Repubblica parlamentare, grazie al referendum del 3 giugno 1946. Sono gli anni della costituente dove tutti i partiti antifascisti si riuniscono per scrivere la Costituzione Italiana che entrerà in vigore il 1° gennaio 1948. Da questa data inizia la Prima Repubblica, un’espressione nata dal giornalismo italiano che va ad identificare l’arco di tempo da quando è nata 1948 a quando finisce nel 1994. In 50 anni di Prima Repubblica i partiti tradizionale e quindi la Democrazia Italiana, il Partito Socialista Italiano e il Partito Comunista Italiano prendono la scena politica italiana, perché partiti antifascisti e con una lunga storia di partito. Finita la guerra i due partiti che si contenderanno tutte elezioni della Prima Repubblica saranno il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana.
Poi al centro si trovavano altri partiti come il Partito Repubblicano Italiano, il Partito Liberale Italiano, il Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Radicale ed a destra il Movimento Sociale Italiano d’ispirazione neofascista. Come potete ben capire la Prima Repubblica era una Repubblica basata sui partiti e sull’ideale di partito, cioè il partito era un’istituzione, questo grazie anche al fatto del radicamento di centinaia e centinaia di sezioni di partito, dove si faceva veramente la politica ma soprattutto il politico candidato stava nel territorio, li toccava con mano i problemi della provincia e non solo. Rispetto ad oggi i candidati della Prima Repubblica stavano più nel territorio di competenza, oggi difficile vederli in giro soprattutto nelle provincie.
Agli inizi degli anno novanta i partiti che avevano governato sempre per cinquant’anni entrano in una crisi da dove non usciranno più, soprattutto per via delle inchieste giudiziarie come Tangentopoli e le indagini di mani pulite. La DC insieme al PSI vengono travolti e l’asse Craxi-Andreotti-Forlani decade. A sinistra inizia la svolta della Bolognina che certifica lo scioglimento del Partito Comunista Italiano e dalle ceneri nasce il Partito Democratico della Sinistra. C’è l’ascesa in campo di un imprenditore milanese, nonché proprietario di Mediaset e del AC Milan, ed infine la svolta di Fiuggi in cui dal Movimento Sociale Italiano nasce Alleanza Nazionale.
Tutti questi fattori determinano la fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda. Inizia un mutamento del sistema politico che con la fine dei partiti tradizionale inizia il Bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra.
Come in tutta Italia questi cambiamenti politici si avvertono anche ad Artena. Dall’inizio della Seconda Repubblica ai giorni nostri sono saliti al comune di Artena ben 4 Sindaci. Dal 1993 al 2005, con due elezioni vinte, divenne Sindaco Erminio Latini iscritto nella DC, dopodichè all’elezioni del 2005 vinse Maria Luisa Pecorari iscritta al PCI. Nel 2010 fu l’anno di Mario Petrichella noto imprenditore artenese, che vinse con pochi voti di scarto dal secondo candidato Erminio Latini. Dal 2014 ad oggi si è preso la scena politica Felicetto Angelini, anche lui iscritto al PCI.
Questi 4 Sindaci che si sono susseguiti dal 1993 ad oggi hanno tutti una cosa in comune, hanno vinto con liste civiche anche se avevano tessere di partito e una ideologia ben chiara. Ecco questo è uno dei fattori della Seconda Repubblica, dove ti puoi candidare a Sindaco con liste civiche ed incamerare più persone da altri ambienti politici. Una volta votavi il candidato perché faceva riferimento ad un partito, ora invece voti la persona.
Se dovessi fare una considerazione sulla politica artenese direi che si sono fatti tanti errori negli ultimi 20 anni. Pensate che durante la Prima Repubblica ad Artena c’erano ben 7 sezioni di partito, ora ne abbiamo solo una, quella del Partito Democratico oggi con pochi iscritti, ma che negli ultimi 15 anni ha rappresentato il fulcro principale della politica artenese. Questo ci fa riflettere sul fatto che nei territori si sente la mancanza delle sezioni di partito, soprattutto ad Artena. Un paese di 14.000 abitanti non può avere soltanto una sezione di partito, vuol dire che esiste un grosso problema e quel problema si chiama Politica; partecipare alla vita politica, dibattere su temi e proposte per vivere bene nella nostra comunità e confrontarsi con altre forze politiche. Tutto questo è politica e ad Artena non esistre.
Oggi viviamo in un paese dove la politica è messa di lato per altri interessi, viviamo in un paese dove i politicanti passati non hanno tirato fuori un’idea di Artena per il futuro. Purtroppo noi come cittadina ancora oggi distiamo anni luce dagli altri paesi limitrofi e soprattutto la nostra cittadina manca di politici lungimiranti con idee ben precise.
Vorrei concludere con una frase che lessi molto tempo fa sul libro di Renato Centofanti ed è la seguente: “ Se vogliamo che tutto rimanga come è… Bisogna che tutto cambi”. A conclusione voglio continuare a credere che si può cambiare, che si può seminare la legalità e il senso civico e il bene comune, anche perché basterebbe poco intraprendere la via del bene comune, una strada che può portare il riavvicinamento di tante persone alla vita politica di un paese.
JACOPO FELICI