ME NE FREGO

Un motto D’Annunziano, ripreso in tempi di dittatura, che sembra davvero molto attuale in questo momento storico

“Me ne frego” è un motto che Gabriele D’Annunzio riprese dalla prima guerra mondiale, finita nel 1918. Era il 15 giugno del 1918 quando queste parole, furono pronunciate, così vuole la storia o, chissà, la leggenda, per la prima volta.
Ricordiamo che in quei giorni l’Impero Austroungarico aveva attaccato la linea del Piave, dietro il quale avevamo ripiegato dopo Caporetto. In quei giorni fermammo i nostri nemici. Il 15 giugno del 1918 il maggiore Freguglia convocò il Capitato Pietro Zaninelli ordinando di attaccare gli austriaci arroccati presso la “Casa Bianca” sul Montello. Era fondamentale conquistare l’edificio ma, e il maggiore lo disse chiaramente, era una missione suicida. Zaninelli rispose – e questa è leggenda o storia? Sicuramente è coraggio e abnegazione da stimare: “Signor comandante io me ne frego, si fa ciò che si ha da fare per il re e per la patria…” e così il 4 novembre potemmo celebrare la Vittoria.
Quindi prima della nascita del fascismo, e che certamente poi ebbe così successo da essere utilizzato da Mussolini e i suoi. Ma è colpa degli arditi, cioè dei nostri soldati, se prima il poeta e poi Mussolini lo ripresero?
“Me ne frego” lo usarono Mussolini e gli Squadristi, ma dopo.
“Me ne frego”, rimanendo nel gergo popolare, è stato meno usato. Tornò alla gloria nel 1962, declamato, fra ironia e sberleffo, da Totò. Il film è “Diabolicus” e Totò vestito da gerarca si apre la divisa mostrando una maglia nera con la scritta “me ne frego”. Risate in sala.
Il motto me ne frego, resta pur sempre un atteggiamento di chi ostentatamente si disinteressa di tutto e di tutti, facendo egoisticamente il proprio comodo senza impegnarsi troppo nelle cose che avrebbe il dovere di fare, e non riconoscendo l’autorità di chi gli è, per diritto e per merito, superiore. Più genericamente, la tendenza a non curarsi delle cose a cui tutti danno peso, o per orgogliosa coscienza di sé stesso o per indolenza di carattere.