STORIA DI ARTENA. IL SARCOFAGO DIMENTICATO

Il luogo del ritrovamento è stato individuato dall’archeologo Ashby nel 1910. In realtà il manufatto è stato fisicamente riportato alla luce dal contadino Ferdinando Latini che stava lavorando un terreno della famiglia Borghese

Per chi ha avuto la possibilità di visitare il palazzo Borghese di Artena, avrà notato, appena entrati, sulla sinistra un sarcofago in tufo.
Originariamente, era certamente un bellissimo sarcofago, oggi purtroppo non è in buone condizioni sia perché non è ben conservato, sottoposto agli agenti atmosferici, ma anche perché il materiale dove è stato scolpito è molto deperibile. Ma il più grande errore fu quello di riempirlo di terra e piantarci alberelli e fiori. L’umidità e il muschio hanno notevolmente rovinato le superfici esterne decorate e in qualche parte mostra linee di frattura che hanno danneggiato il sarcofago in più punti ormai difficilmente riparabili.
Il sarcofago fu trovato nel 1890 da alcuni contadini mentre lavoravano un terreno del principe Borghese e dopo averlo disotterrato fu trasportato al palazzo di Artena. Questo era certamente all’interno di un monumento sepolcrale posto ai margini della via Latina che con il tempo è andato distrutto. Una descrizione dettagliata al momento della scoperta è stata fatta da L. Borsari (archeologo e topografo) e pubblicata nel 1890 su “Notizie degli scavi di antichità” che riporto in parte:
”…Eseguendosi i lavori agricoli in un terreno arativo di proprietà del principe D. Giovanni Borghese, in località detta Tre Are, a circa sei Km dal paese di Artena, il vomero urtò in un grosso blocco, la cui parte superiore sfiorava quasi il terreno. Fattosi uno scavo per estrarlo, venne in luce un grande sarcofago di tufo cinereo, lungo m.2,32, largo m.0,90, alto m.0,71 e dello spessore di circa 0,20 cm. Il sarcofago è privo del coperchio, che molto probabilmente coll’andar del tempo e pel continuo passaggio dell’aratro dovè andare in frantumi, ed è ornato di sculture per tre lati. Sono queste assai rozze, di arte decadente, della seconda metà del III secolo d.C. Nei fianchi sono scolpiti semplici foglie di viti e grappoli d’uva. La fronte divisa in cinque scompartimenti da pilastrini di ordine corinzio sormontati da piccoli archi, pure a basso rilievo, presente le sculture seguenti: Lateralmente, due genietti alati, appoggiati sulla face (fiaccola) rovesciata, e recanti nella destra una corona. Al centro vedesi la figura del defunto, in abito militare, con corta tunica e clamide fermata da grossa fibula sull’omero destro. Ha corti capelli e corta barba; il braccio destro, ripiegato, poggia sul petto: con la sinistra regge un oggetto, non distinguibile in causa della friabilità del tufo, che ha alterato non poco le sculture. Alla destra del guerriero è effigiato Ercole, in piedi, completamente nudo, con la clava nella destra ed uno scifo nella sinistra… Alla sinistra del defunto, è scolpito uno scudo rotondo (parma) decorato al centro da una specie di stella, e un giavellotto. Il sarcofago è anepigrafo,e,a detta dei coloni, non conteneva se non qualche resto di ossa dello scheletro, una lucernetta monolicne, semplice, di terra giallognola, e due verghette di rame con patina verde, che, potei esaminare…”
Il luogo del ritrovamento del sarcofago è stato rintracciato nel 1910 da Thomas Ashby che lo segnala a destra della via Latina antica sulla sommità del rilievo del colle delle Castagne.
Qualche anno fa, il sarcofago è stato oggetto di studio della dott.ssa Germana Vatta, che è riuscita a ricostruire numerosi particolari oggi non più visibili. Questo suo meticoloso studio è stato pubblicato nel 2005, ed è poi stato illustrato in una conferenza fatta nell’ex Granaio Borghese il 18 Novembre 2017 dal tema “Un sarcofago dimenticato nel palazzo Borghese”
Ecco cosa ci ha raccontato la dott.ssa Vatta del sarcofago nella conferenza:
“Il sarcofago è di notevole interesse per il suo carattere di unicum determinato dall’uso del materiale con cui è stato realizzato. Generalmente i sarcofagi sono di marmo, ma questo è di tufo. Un tufo cinereo, probabilmente proveniente da una cava situata lungo la linea dismessa della ferrovia Colleferro/Velletri, e realizzato da un artigiano locale che ha riprodotto le immagini dei sarcofagi di marmo. Dopo che lo scalpellino aveva abbozzato le figure nel tufo, queste furono stuccate e dipinte (sono state trovate tracce di intonaco rosso/violaceo). La fronte del sarcofago e ripartito in tre arcate centrali con ai lati due pannelli rettangolari dove sono stati scolpiti a specchio due eroti nudi alati che rivolgono lo sguardo verso il centro. Questi hanno le gambe incrociate e poggiano il braccio destro su una fiaccola capovolta,(simbolo della vita che si spegne, allegoria della morte), mentre con la mano sinistra stringono una coroncina o ghirlanda (simbolo di speranza e di vittoria della vita sulla morte).
Le tre arcate centrali sono impostate su pilastrini che poggiano su basi modanate e sormontate da capitelli corinzi.
Nell’arcata di sinistra è raffigurato Eracle che regge nelle mano destra la clava poggiante su un elemento non distinguibile (forse una roccia o la testa di un toro) e sul braccio poggia la pelle di leone Nemeo, mentre nella mano sinistra regge uno SKYPHOS. La presenza di questo oggetto sancisce la partecipazione dell’eroe al banchetto.
Nell’arcata di destra e scolpito un grande scudo ovale, decorato al centro da un fiore posto sopra due giavellotti incrociati.
Nell’arcata centrale, su una specie di piedistallo, è scolpita la figura del defunto in abito militare che indossa una corta tunica trattenuta sotto la vita da un grosso cinturone chiuso da una fibbia rotonda. Sopra la tunica è un ampio mantello fermato sopra l’omero destro da una grossa fibula circolare. La mano destra è portata al petto e sembra stringere un oggetto dal profilo circolare, mentre la mano sinistra, piegata all’altezza del gomito per il suo cattivo stato di conservazione non consente di capire cosa teneva. Nascosta dal mantello si vede la punta della spada pendente dal “balteus”(cintura). Il capo è caratterizzato da corti capelli e barba corta.
I due lati del sarcofago sono decorati da viticci ricchi di foglie e grappoli d’uva che formano due grandi cerchi scolpiti con un rilievo più basso. Questa decorazione e delimitata in alto a destra ed in basso da un listello aggettante, ed è presente solo sulla metà anteriore dei due pannelli laterali, forse perché il sarcofago era incassato parzialmente in una nicchia ed è stato decorato così solo nella parte visibile.
L’identità del defunto rimane purtroppo sconosciuta essendo il manufatto privo d’iscrizione che era probabilmente riportata sul coperchio andato perduto”.