TRASFIGURAZIONI

L’artenese ALISEA CIAFREI espone le sue opere a Palermo. La nostra giovanissima concittadina espone nella Scuderia del Centro d’Arte Raffaello. In foto grande, la pagina del catalogo della mostra a lei dedicata

Alisea Ciafrei, nostra compaesana, nasce il 23 dicembre 1996 a Palestrina. A oggi porta il nome di Artena in alto fino a Palermo, nello specifico nella Scuderia del Centro d’arte Raffaello. Laureata all’Accademia delle belle arti di Firenze con il massimo dei voti, Alisea è una forza della natura. Simpatica intelligente e bella, emerge con grande forza e stile fin da subito nel suo campo, tanto da arrivare con così poco tempo, a esporre tre delle sue opere a Palermo, “Marmo”, “Radici” ed “Emozioni”.
Alisea, come ti sei avvicinata alla pittura?
“Di preciso non so dirvi quando è iniziato il rapporto tra l’arte e me. Sicuramente sapevo fin da piccola che nella vita non avrei potuto fare altro. Questo mi ha portato a scegliere il Liceo Artistico e, sperimentando le diverse discipline ho capito che quella che mi emozionava maggiormente, che sentivo più mia e soprattutto che più mi rappresentava, era senz’altro la tradizione pittorica”.
Quali sono i maestri e gli artisti a cui guardi?
“Sicuramente gli artisti del passato, dai quali non posso che imparare le grandi tecniche che ci hanno tramandato. L’occhio più approfondito lo proietto però agli artisti contemporanei, ai quali va la mia grande stima. Diventare tali infatti, ad oggi, significa non soltanto avere una grande tecnica, bensì vuol dire fare dell’arte uno strumento. Strumento inteso come aiuto a lanciare dei segnali, dei messaggi, aiutandoci ad avvicinarci alla società odierna. Questo è importante perché grazie all’arte noi ci sentiamo più vicini a tanti aspetti negativi di questa società, ma anche a tanti aspetti positivi, e quindi con questa visione figurativa riusciamo ad avere un’idea concreta di dove siamo e di ciò che vogliamo essere.”
Che cosa rappresenta per te il disegno?
“Il disegno è il primo vero approccio che si ha con l’arte, non a caso è alla base di quasi tutte le discipline artistiche. Nel mio caso, nella tradizione pittorica quindi, è fondamentale perché grazie al disegno e alla manualità, posso trasformare le mie emozioni e le mie idee e concretizzarle. Vederle poi realizzate mi da una percezione concreta di ciò che volevo esprimere. Tante volte però, le mie opere non coincidono con ciò che ideavo, dovuto dal fatto che non è semplice trasformare l’astratto in qualcosa di concreto. E’ fondamentale però perché è la base e mi aiuta a capire quello che realmente voglio esprimere”.
Perché la scelta di un linguaggio prevalentemente figurativo e in particolare i paesaggi astratti?
“M’interessa approfondire tutte le tecniche per cercare un linguaggio che ancora si trova in sperimentazione e l’arte astratta con la materia più di tutto, sento che mi esprime al meglio. Ovviamente non parto da un contenuto sconosciuto ed estraneo a questo mondo, a questa realtà. Possiamo dire che io parto da una realtà comune a tutti, quindi una realtà che tutti hanno nel loro quotidiano e che tutti possono vedere, ma dal mio punto di vista. Io con il colore cerco di realizzare delle opere, e do modo a chi le guarda di poter interpretare a suo modo il mio punto di vista perché solo così facendo chi guarda può arrivare ad una loro conclusione ed avere la loro idea della mia opera”.
Come scegli i tuoi soggetti e come arrivi alla definizione di una determinata composizione?
“Come dicevo in precedenza, parto da uno studio figurativo che fa parte della realtà e che è trasfigurato dal mio punto di vista. Non lascio strada completamente all’astratto, questo perché cerco di trovare sempre un punto familiare per tutti. Le opere della mia laurea, per fare un esempio, rispecchiano più di tutto la mia personalità e il mio carattere artistico e sono una trasfigurazione di elementi e oggetti dell’umano e reali”.
Ci sono formati e tecniche che prediligi?
Utilizzo moltissimo le tecniche miste, olio e acrilico insieme. Per quanto cerne invece i formati mi piace lavorare su grandi dimensioni ma anche tele 50×70 e in questo caso prediligo il trittico, un modo di lavorare su tre supporti diversi ma con lo stesso tema. Questo mi permette così una continuità, anche un po’ immaginaria, da una tela alle altre due”.
Che cosa significa fare pittura oggi?
“La pittura di oggi non deve essere arredamento, anche se il pittore di oggi è idealizzato quasi come un designer. Cadere in questo errore rischia di farci divenire un “oggetto – macchina” ed elaborare essenzialmente un’opera senza concetto. Per me l’arte non è questo, il contenuto deve fare l’opera e viceversa completandosi tra di loro e non esistendo l’uno senza l’altra”.
Dal basso dei suoi 24 anni, Alisea già si sta realizzando nel mondo dell’arte e questo può solo che renderci orgogliosi. Sicuramente Artena con i suoi personaggi storici e culturali non può che continuare a sfornare artisti come lei. Noi sentiamo solo di complimentarci e di augurargli il meglio, gioendo delle sue realizzazioni personali e lavorative insieme a lei.

ELENA MELE