SASSOLI. LA MORTE DI UN UOMO BUONO

Per ricordare il giornalista, il Presidente del Parlamento europeo e l’uomo abbiamo ascoltato Fabrizio De Castris, suo amico

Come la maggior parte di noi ho conosciuto David Sassoli come giornalista Rai: ne apprezzavo il garbo e l’attenzione alle persone. Quando si è candidato al Parlamento europeo ed è stato eletto, non ho seguito con particolare attenzione il suo percorso politico, pensando che certamente il suo impegno si legava al suo stare in mezzo alla gente e a quel modo di essere perbene che non sempre però si adatta all’agone politico. Poi è diventato Presidente del Parlamento europeo e ho constatato, con sorpresa, come l’impegno, la capacità e la correttezza che chi, come me, lo conosceva poco, poteva solo intuire, fossero sue qualità riconosciute in un consesso così importante.
La notizia delle gravi condizioni di salute giunta all’improvviso il 10 gennaio, lasciava presagire la sua scomparsa avvenuta il giorno dopo. Da subito l’aggettivo più usato per definire la sua persona è stato “gentile”; ho temuto che, come spesso accade in questi casi, si volesse fare un racconto agiografico della sua vita, invece ogni intervento, ogni testimonianza, ogni ricordo erano unanimi e sentiti, fino alle parole di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, pronunciate in italiano: “un convinto europeista, un sincero democratico e un uomo buono, che ha lottato per la giustizia e la solidarietà”. Non lo nascondo, queste parole mi hanno profondamente commossa e ho pensato che vale la pena conoscerlo di più, perché abbiamo un grande bisogno di uomini che ci ispirino e siano un esempio e uno stimolo in questi tempi bui.
Così abbiamo chiesto al nostro concittadino Fabrizio De Castris, suo amico, di parlarci di David Sassoli.

Fabrizio, quando e come hai conosciuto David Sassoli?
Come molti ho sempre stimato il Sassoli giornalista, i suoi reportage, i servizi da inviato, la sua conduzione del Tg1. Ho avuto la fortuna di conoscere David tramite suo suocero, il professore Marcello Vittorini, che è stato il redattore del Piano di Sviluppo delle Colline Romane. Il nostro rapporto di amicizia è però iniziato nel 2009, con il suo impegno attivo in politica e in particolare con la candidatura al Parlamento Europeo. Il partito chiese al mio amico Luca Nitiffi di curargli la campagna elettorale e grazie a lui è iniziata la nostra frequentazione. Mi ricordo ancora il primo incontro, qui ad Artena per organizzare la campagna elettorale su tutto il nostro territorio e già dal quel giorno ebbi modo di apprezzare le sue qualità di politico e di uomo”.
Sai dirci qualcosa su come è maturata la sua decisione di entrare in politica candidandosi alle europee?
Che fosse un predestinato uomo politico, lo si poteva intuire già dal suo nome David Maria, in onore di padre Turoldo. La passione per la politica la ereditò da suo padre Domenico, giornalista, partigiano, intellettuale cattolico, dossettiano, impegnato al fianco del Sindaco di Firenze Giorgio La Pira negli anni ‘50. Da ragazzo si formò nell’associazionismo cattolico, negli scout ed entrando a far parte dei ‘ragazzi della panchina’ con Paolo Giuntella, e infine aderisce alla Lega Democratica, un’associazione politica e culturale fondata tra gli altri da Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Beniamino Andreatta. Si può capire così, che quando Franceschini nel 2009 lo invitò a fare il capolista alle Elezioni Europee per il Partito Democratico, per Davide fu l’occasione per impegnarsi in prima persona in un ruolo istituzionale. Ebbe un grandissimo successo, che gli permise di assumere ruoli importanti fino alla Presidenza del Parlamento Europeo. Proprio in questo più ampio contesto, poté dimostrare quanto i valori del cattolicesimo democratico, di cui David è stato un autentico interprete, fossero utili alle istituzioni europee ma soprattutto quanto siano necessari alla comunità di persone che vivono in Europa. Non solo, il suo impegno politico si è anche rivolto a quanti vivono ai margini dell’Unione, rivendicandone la dignità e i diritti”.
Ursula von der Leyen lo ha ricordato come “un uomo di profonda fede e di forti convinzioni”: vengono in mente uomini come Aldo Moro, Giorgio La Pira e Don Milani, certamente suoi riferimenti. Si può fare politica mantenendo la fede?
Certo che sì. Vedi, David da vero credente faceva politica proprio ‘per colpa’ della fede. Il suo agire era impregnato di valori cristiani, come il rispetto e l’amore per l’altro. Tutti lo ricordano come un uomo gentile, aperto all’ascolto ma comunque fermo sulle proprie convinzioni. Era sempre attento e interessato alle ragioni dell’altro, ma mai disposto a compromessi al ribasso circa i principi che ispiravano il suo impegno. Mai clericale, da vero laico contaminava con i suoi valori e il suo comportamento tutti i suoi interlocutori, a ogni livello”.
Qual è il tuo ricordo, come amico?
“Mi tornano alla mente diversi ricordi. Tra questi, gli scambi di idee sul ruolo del PD, dove emergeva la comune inquietudine per il ruolo che i cattolici avrebbero dovuto esercitare. La cosa però che mi preme ricordare è come, in ogni incontro, David cercava di mettere a proprio agio tutti gli interlocutori, ma rivolgeva la sua attenzione in modo particolare a chi poteva sentirsi a disagio, valorizzando la sua presenza e interessandosi alle storie personali. Direi che era soprattutto attento alle persone, oltre che ai loro pensieri. David era un uomo veramente Buono
”.
È stato sottolineato, nonostante tutto, il suo sguardo ottimista verso l’avvenire, è questo che ci lascia?
Senz’altro ma c’è di più. Tutti hanno ricordato la sua gentilezza, il suo sorriso, il suo operato. Era un politico di visione. Rileggendo i suoi discorsi, si comprende la profondità del suo pensiero che oggi ci appare come un vero e proprio manifesto politico. David non guardava semplicemente al futuro con ottimismo, ma ci invitava tutti a coltivare la Speranza. Una speranza non meramente declamata, ma praticata con le nostre azioni, che – se ispirate ai valori di cui si è fatto interprete – dovrebbero essere sempre volte alla costruzione del Bene Comune”.

In questo momento in cui a livello locale si è completamente dimenticato il bene comune, e a livello nazionale la politica che da quasi due anni blatera per la scomparsa della politica stessa, ma poi, chiamata ad eleggere il Presidente della Repubblica, decide di votare scheda bianca, quanto ci manca un uomo come David Sassoli. In un post Curzio Maltese ha scritto: “Sarebbe stato un grande Presidente della Repubblica”.