INFLAZIONE? UNA NUOVA PANDEMIA

DI QUESTO VIRUS SI PARLA DAVVERO POCO, MA È UN MALANNO CHE COLPISCE TUTTI O QUASI. AD ARTENA LA SITUAZIONE È PIÙ CHE EMERGENZIALE

In questi ultimi giorni non si fa altro che parlare in TV e sui giornali giustamente dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e di Omicron. E se la nuova pandemia nel nostro Paese si chiamasse “inflazione”? Di questo “virus” se ne parla troppo poco, ma è un malanno che purtroppo colpisce quasi tutti noi italiani. E noi artenesi in particolare. Non è il Ministero della Salute che ci tiene informati sui “colpiti “dal virus e sui “decessi”. I segnali ci vengono lanciati dalle categorie delle Imprese e da quelle dei lavoratori. Ma, soprattutto, dalle massaie che quotidianamente si recano a fare la spesa. L’emergenza energetica, la richiesta sempre maggiore da parte dei Paesi emergenti di materie prime, il ricatto e la furbizia delle Nazioni che hanno in mano il potere dell’ “oro nero”, del gas e delle materie prime e le politiche ambientali per combattere il cambiamento climatico (ma senza valide soluzioni alternative se non le rinnovabili, peraltro non sufficienti), determinano coscientemente la crisi che per noi si traduce in una inflazione che in pochi giorni ha raggiunto e superato il 4%. Una crisi così grave e imprevista (ma la pandemia doveva accendere una “lampadina” sulla eventuale e possibile situazione emergenziale) nella sua rapida accelerazione ha tagliato paurosamente il potere di acquisto delle famiglie italiane e artenesi in particolare. A tal proposito ci viene in soccorso la nostra Caritas parrocchiale che alcuni mesi fa ha posto in evidenza come a ricorrere ad essa sono molti “nuclei familiari…oltre 70…e sono solo la punta dell’iceberg…il mondo del disagio artenese è praticamente sommerso…”. I numeri in questi ultimi giorni sono senz’altro cresciuti e ad Artena per imprese, negozi, bar e ristoranti è un periodo veramente nero tra assenza di ordini, di clienti e bollette energetiche carissime. Del resto i dati che ci vengono forniti dal Forum Disuguaglianze Diversità evidenziano che circa 10 milioni di italiani hanno così pochi soldi a disposizione da non arrivare a fine mese. Negli ultimi anni ben 25 milioni di connazionali hanno visto scendere la “quota di ricchezza” dal 10 al 3-4%. E’ chiaro che con la crisi energetica queste percentuali negative crescano a dismisura, vista la previsione che fanno gli esperti: per il 2022 ogni famiglia italiana avrà un aggravio di euro 1.000-1.200! Del resto, sempre gli esperti, affermano che la bolletta energetica sarà più alta del 70-80% rispetto al 2021 (Confcommercio e Confindustria docent). Cosa vuol dire tutto ciò? Che il 2022 sarà un anno ancora più difficile di quello precedente minato dal Covid. La pandemia ci aveva posto dinanzi una sfida: risollevare l’economia nazionale massacrata dal virus e da scelte a volte scellerate, mentre oggi il Paese deve risolvere problemi ancora peggiori perché non tutti dipendenti dalla nostra volontà. La crisi energetica, oggi la madre di quasi tutti i nostri mali, ci obbliga a trovare soluzioni urgenti, non panni caldi né aspirine, e strutturali e per il governo non sarà semplice né facile perché saranno in conflitto con le politiche energetiche comunitarie di medio e lungo termine. Mi riferisco, per esempio, alla parte fiscale delle fonti energetiche, quali luce, gas, benzina, che sono assoggettate ai vincoli europei di sostenibilità. Sono solo questi i problemi? No, perché gli aumenti dell’energia incidono sul trasporto merci, sulla produzione di generi alimentari e non e questo comporta una inflazione galoppante incidente sui carrelli della spesa, sugli acquisti di prodotti e sui tassi d’interesse nel mercato del credito. Tutto ciò provocherà sicuramente una progressiva flessione dei consumi che porterà con sé una forte accelerata dei licenziamenti causa chiusura di aziende e negozi, che causerà ancora di più una diminuzione dei consumi. Insomma, un gatto che si morderà la sua coda! In questo ultimissimo periodo il numero degli italiani nell’indigenza e nella povertà assoluta è cresciuto di un altro milione, raggiungendo la ragguardevole e pericolosa cifra di circa 6-7 milioni di connazionali. Che fare? Si debbono trovare soluzioni immediate e non panacee: arginare il caro bollette, evitando cosi chiusure di aziende e negozi che già pagano molto di più rispetto a quanto pagano negli altri Paesi europei, in modo che almeno i prodotti di prima necessità – ma non solo – non subiscano ancora aumenti. Come? Si intervenga sulla parte fiscale e sulle accise sui carburanti (paghiamo ancora accise imposte negli anni ’30, ’50, ’60, ’70 e ’80!) che fanno salire il costo di circa il 30-35 rispetto ai prezzi degli altri Paesi europei. Gli interventi devono essere adottati al più presto e devono essere strutturali per evitare di andare incontro a una crisi economica e sociale che annullerà per moltissimo tempo la ripresa che faticosamente era iniziata.