LE RUBRICHE. UN LIBRO PER VOLTA. OLIVA DENARO DI VIOLA ARDONE

Quando avevo l’età di Oliva Denaro, in un paesino dell’entroterra laziale negli anni ’80, mia madre mi diceva: “Ricordati che l’onore è come una manciata di farina, se la butti dalla finestra, cosa raccogli?”. Queste parole mi sono risuonate nelle orecchie leggendo l’incipit: “La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia”, così diceva la madre a Oliva, in un paesino della Sicilia nel 1960. Dopo le prime pagine torna in mente il film La moglie più bella, del 1970, diretto da Damiano Damiani, liberamente ispirato alla vicenda di Franca Viola, prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore, divenuta simbolo della crescita civile dell’Italia del secondo dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane.
“Io una donna femminile singolare non l’ho vista mai”, risponde timidamente Oliva alla maestra mentre fa l’analisi grammaticale; infatti una donna può essere figlia di qualcuno, sorella di qualcuno, moglie di qualcuno, finanche madre di qualcuno, ma mai per se stessa. “Però la grammatica serve anche a modificare la vita delle persone”, le spiega la maestra. Così Oliva cerca di capire che tipo di donna vorrà essere: parla con se stessa e si dice cose come “Io sono favorevole al bagno di mare, non so se sono favorevole al matrimonio”. Incomincia a cercare le parole del suo vocabolario da donna adulta, si confronta col mondo della madre, delle amiche, delle compagne di classe, della sorella maggiore. Cerca una propria dimensione in una società patriarcale che le impone una serie di regole che Oliva tiene bene a mente, che rispetta e che cerca di seguire. Ciononostante si trova in una situazione molto spiacevole, in cui tutte le regole che le sono state insegnate dalla madre le crollano addosso. E cosa fare quando l’imperativo di comportarsi come una ragazzina per bene, cozza contro il naturale istinto di autodeterminazione? Non esistono risposte universali, ognuno se le deve costruire in base alla sua storia. Questo Oliva l’ha imparato dal papà, un personaggio che esce un po’ dagli stereotipi del pater familias meridionale di quegli anni: è un uomo che ha più domande che risposte, anche nei confronti dei figli non è un uomo normativo, non è un uomo che esercita la sua autorità, è un uomo dai grandi silenzi, straordinariamente accoglienti. Cerca di insegnare ai figli che devono esercitare la propria libertà e la propria capacità di scegliere, cosa non facile, perché si tratta di una grande responsabilità il poter scegliere.
“La storia di Oliva Denaro è anche la mia: la storia di una donna è la storia di tutte le donne”, afferma la scrittrice. Quella che ad un lettore superficiale potrebbe sembrare una banalizzazione generalista, nasconde in realtà la forte consapevolezza dell’oppressione sistematica che, oggi come ieri, si trova ad affrontare il genere femminile, costretto a destreggiarsi fra la pressione sociale e il desiderio di libertà. Tutte possiamo riconoscerci in questo rapporto con il desiderio, con il senso di colpa che questo desiderio suscita in noi, e riflettere sul giudizio sociale che ancora pesa sul corpo delle donne.