SUICIDIO ENERGETICO

Il costo dell’energia è uno dei principali problemi che i Paesi più industrializzati devono affrontare ora e negli anni futuri. Gli interventi operati dal governo – riduzione delle bollette e aiuti a imprese e famiglie – sono una panacea che non porterà alla guarigione della malattia

Suicidio energetico. Neppure assistito. Il costo dell’energia è uno dei principali problemi che i Paesi più industrializzati devono affrontare ora e negli anni futuri, soprattutto oggi con la grave crisi in atto in Ucraina. Ormai ci siamo ridotti alla canna del gas, come si suole dire. La crisi energetica dovuta a molteplici fattori – guerra in Ucraina, ripresa economica dopo due anni critici causa covid, richiesta maggiore da parte di Paesi emergenti, situazione geopolitica, speculazioni, ricatti e furbizia delle Nazioni che possiedono gas e “oro nero” – non ci consentono di guardare il futuro con serenità. Ma sono solo questi i fattori che ci pongono in grosse difficoltà rispetto ad altri Paesi, anche e soprattutto europei? E’ un dato di fatto che la crisi energetica si è presentata ed è esplosa in tutta la sua virulenza, rapidità e imprevedibilità (?) tali che ha sorpreso tutti: governanti e cittadini. Ma è proprio così per coloro che hanno amministrato e amministrano tuttora la “res publica”? E’ risaputo che quando un bene e/o un prodotto scarseggia e/o è maggiormente richiesto il suo prezzo e/o il suo valore sale proporzionalmente alla sua disponibilità e alla sua richiesta: questa è una legge di mercato. E’ il nostro caso: le materie prime per la produzione dell’energia – linfa vitale per imprese e famiglie – sono il petrolio, il gas e anche il nucleare, sempre più necessari da circa 15-20 anni a questa parte. Non ci vogliamo privare di comodità e di tecnologie, queste come sanguisughe “succhiano” energia elettrica. Il risultato? Paghiamo a caro prezzo gli errori che sono stati commessi in passato e lo sono ancora oggi. Bisogna subito notare la straordinaria insipienza, incapacità, miopia e insensata politica energetica della nostra classe politica di comprendere in tempo i vari e veri problemi della nostra economia, basata su fonti energetiche provenienti all’80% circa dall’estero. Tanto per fare un esempio, noi acquistiamo energia elettrica – e la paghiamo a caro prezzo – dalla Francia, che è la maggiore nostra fornitrice grazie alle sue numerose centrali nucleari anche di ultima generazione (sic!), che noi maldestramente abbiamo smantellato o non realizzate a seguito dei referendum degli anni 1987 e 2011. Siamo un Paese “nuclear free”, però acquistiamo l’energia elettrica dalle centrali nucleari vicinissime ai nostri confini. L’ipocrisia e l’incoerenza regnano sovrane! Miopia da parte dei governanti di ieri e di oggi e dei cittadini. Sono ormai trascorsi decenni che nulla è stato fatto per sostituire le fonti energetiche provenienti dal carbone se non con il petrolio e il gas, aumentando la nostra dipendenza da Paesi esteri e, in particolare, dalla Russia. Non ci dobbiamo piangere addosso oggi se in passato e attualmente alcuni partiti e movimenti hanno contrastato con tutte le loro forze la nostra dipendenza energetica. Occorre anche evidenziare la cultura “antisviluppista” che ha contrastato e contrasta oggi l’alternativa dei rigassificatori e termovalorizzatori, che fanno invece ricchi i Paesi che “ospitano” i nostri rifiuti e che grazie a essi producono energia per sé e per altre Nazioni. Di contro ci siamo immersi “tout court” nel fotovoltaico e nell’eolico (facendo ricchi la Germania e la Cina) che da soli non possono sostituire nel breve il petrolio e il gas e tanto meno calmierare i prezzi e renderci indipendenti. Gli interventi messi in atto dal nostro governo – riduzione delle bollette e aiuti per imprese e famiglie – sono una panacea che non porterà alla guarigione della malattia. I metodi utilizzati, come gli interventi trimestrali per tamponare la falla, non fanno che rimandare nell’immediato futuro la guarigione. Serve invece una strategia a medio e lungo periodo, puntando sul nucleare pulito, sullo sblocco del gasdotto Nord Stream e la riattivazione dei giacimenti di metano nella penisola e in Adriatico, che i nostri dirimpettai stanno già da tempo sfruttando. Il NO a tutto non ci porterà da nessuna parte se non frenare la crescita nazionale. La stessa Commissione dell’U.E. recentemente ha stabilito che l’utilizzo dell’energia nucleare e del gas possono essere utili alla transizione ecologica e far fronte alla grave crisi energetica in atto e nel futuro. O riteniamo che l’energia sia un bene di lusso e deve costare molto e, soprattutto, disponibile solo per pochi?