ECCLESIAM SANT’ARCANGELI

I PRESUNTI CONVENTINI DI MONTEFORTINO NEL MEDIOEVO (3)

Nella storia di Montefortino/Artena, si racconta spesso del ritrovamento fatto da un contadino mentre lavorava il terreno, verso la fine del XVII secolo, della statua della madonna delle Grazie, in una grotta e nascosta al suo interno da alcuni frati del vicino convento dell’Arcangelo. Il luogo è situato tra “Costa Sepeta” e “Casa de Munno”, dove si eleva un piccolo monticello verdeggiante posto a circa 430m.S.l.m. e distante dal paese circa 2 Km. Su questo piccolo rilievo sono le rovine di un edificio dalla struttura medievale attribuito da sempre al conventino dell’Arcangelo. I resti mostrano un edificio in muratura dalle ridotte dimensioni a pianta quadrangolare, realizzato con pietra calcare posta su linee irregolari dall’architettura molto semplice che probabilmente si sviluppava su due livelli, quello sottostante ancora esistente che mostra una piccola stanza voltata a botte con la parete di fondo addossata alla roccia, mentre sono scomparse le strutture del piano superiore. La prima citazione di una chiesa dedicata all’Arcangelo è nella più volte menzionata bolla di Lucio III del 1182. Troviamo ancora citata la chiesa dell’Arcangelo in una bolla di Innocenzo IV ( Sinibaldo Fieschi dei Conti di Lavagna), emanata il 2 Febbraio 1248 e riportata nel libro di padre Cadderi. Nel documento il papa concedeva la cura delle anime della chiesetta al maestro Bartolomeo di Montefortino che il papa chiama: “…magister et scriptor noster.” Probabilmente tra la fine del XIV secolo e gli inizi di quello successivo, dopo che vennero chiamati ad ufficiare la chiesa alcuni padri conventuali, vennero edificate intorno ad essa le strutture di un piccolo convento dove essi vivevano, perché prima di queste date. sul luogo, viene solo citata la chiesa dell’Arcangelo, come fa notare il padre Bonaventura Theuli, un frate minore conventuale che fu teologo, storico e filosofo vissuto a Velletri e poi divenne arcivescovo di Mira (Turchia) per 15 anni dal 3 Agosto 1655. Nelle sue ricerche, pubblicate poi su “Apparato minoritico della Provincia Romana” dato alle stampe nel 1648 (aggiornato da A.Coccia nel 1947) il Theuli riporta le fondazioni e le origini dei conventi, e scrive che non ha trovato il convento dell’Arcangelo nell’elenco dei conventi della Provincia Romana fatta dal Pisano tra il 1385 e il 1390, e a confermare la dubbia esistenza del convento prima di questa data, è anche la polla di Innocenzo IV (menzionata prima) che cita solo la chiesa. Il Theulii che probabilmente visitò il conventino al suo tempo così lo descrive: “la sua posizione, il luogo appartato lo rese adatto alla solitudine e alla penitenza, di modo che fosse abitato da religiosi di santa vita……questa chiesa è piccola e povera; piccolo e povero e parimente il convento senza chiostro, con poche comodità, ma di buon’aria, vicino ad una selva” Il Theuli, in questa sua visita al convento dell’Arcangelo, ebbe anche occasione di parlare con l’arciprete di S. Maria, don Pompeo Cassetta, che gli raccontò di una sua visita fatta al convento nel 1645 dove erano ancora presenti il padre guardiano e alcuni frati.
A questo punto vorrei fare una precisazione riguardo alle storie che si raccontano sul convento dell’Arcangelo e di monte S. Angelo, riportate da S. Serangeli agli inizi del 1700 nelle “notizie storiche di Montefortino”e ricordate anche da G. Marocco nel 1836 ne: “Monumenti dello stato Pontificio.” Si racconta, del convento dell’Arcangelo che, verso la fine del XVI secolo, durante il papato di Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini) fu abbandonato dai frati e divenne un facile rifugio per i briganti della zona. Fu quindi emanato un decreto datato il 9 Marzo 1594 dal commissario di campagna e marittima Girolamo Matteucci (poi diventato vescovo di Viterbo nel dicembre 1574). Nel decreto si ordinava agli amministratori di Montefortino, O. Manedotto e N. Martini di “…rimurare la chiesa e tutte le parti esistenti nella chiesa, chiostro e convento, in quando….erano diventati facile rifugio di briganti”. A quale convento si riferisce il decreto? Forse a quello sopra monte S. Angelo? Visto i numerosi ruderi che ancora oggi sono sulla vetta del monte. Anche perché, quando il Theuli descrive il convento dell’Arcangelo, poco prima del 1648, e 74 anni dopo il decreto suddetto, i convento ancora esisteva ed erano ancora presenti alcuni fraticelli e il padre guardiano e a riguardo scrive: “….si spera però che, con la diligenza del presente padre guardiano, padre Francesco da Parma, il convento debba avvantaggiarsene”. Purtroppo, solo qualche anno dopo, il papa Innocenzo X,(Giovanni Battista Panphilj) ritenendo di dover abolire i numerosi piccoli conventi in Italia che non avevano rendite sufficienti, emano due costituzioni, la prima il 17 dicembre 1649, la “Inter cetera” con la quale ordinava a tutti i frati di redigere un elenco completo dei beni mobili e immobili dei loro rispettivi conventi, con le relative entrate ed uscite, e con la seconda costituzione la “Instaurandae Regularis disciplinae” emanata il 15 ottobre 1625, (ben 24 anni dopo), la soppressione dei piccoli conventi diventava effettiva ed ovunque trasmessa sotto bolla papale. Purtroppo la comunità del conventino dell’Arcangelo aveva solo tre religiosi e non aveva le rendite sufficienti, rientrò quindi tra i conventi che dovevano essere chiusi. I pochi beni che aveva passarono alla confraternita del Rosario, la campana minore fu riutilizzata per l’orologio della chiesa di Santo Stefano e le altre alla chiesa del Rosario, costruita 60 anni prima. Un altro luogo è ricordato dalla tradizione popolare nelle vicinanze dell’Arcangelo: Poco sotto il monticello verdeggiante dove sorgeva il piccolo conventino dell’Arcangelo, tra la muraglia di “Costa Sepeta” che sostiene un tratto di strada pedemontana che dal piano della civita va a Segni e la strada di Canalicchi, sul fianco calcareo del monte, si apre una “spelonca”, una caverna naturale conosciuta nel posto con il nome di “Grotta dell’Eremita”. L’entrata quasi invisibile dall’esterno, ha davanti gli avanzi di un piccolo muro di pietra cementata che potrebbe essere, (secondo L. Quilici) anche di origine medievale. Si racconta nella tradizione popolare che qui viveva un eremita, forse un fraticello del vicino conventino, che qui passava il tempo in solitudine e preghiera.