CONFLITTO IN EUROPA. I VAGONI DELLA MEMORIA

C’E’ UN TRENO CHE OGNI ANNO PORTA CENTINAIA E CENTINAIA DI GIOVANI NEI LUOGHI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, QUASI PE R ESSERE UN MONITO. QUEST’ANNO LO ABBIAMO PRESO ANCHE NOI DI ALTRA ARTENA E CI HA PORTATO A POCHE DECINE DI CHILOMETRI DAL COFINE CON L’UCRAINA. VI RACCONTIA MO IN UN REPORTAGE CIO’ CHE ABBIAMO VISTO

La prima volta che ho sentito parlare di questa associazione “TRENO DELLA MEMORIA” fu circa 3 anni fa, quando mi decisi di voler intraprendere un viaggio per visitare Cracovia e soprattutto il campo di sterminio di Auschwitz- Birkenau. Dopo due anni di Covid che ha bloccato qualsiasi viaggio, quest’estate mi arrivò una notifica che avvertiva che il treno sarebbe ripartito. Ovviamente non ci pensai due volte e partii da solo per intraprendere un viaggio di 9 giorni, che mi avrebbe fatto fare 3000 km complessivi. Il 6 marzo 2022 arrivai a Morena dove io e altri 11 ragazzi di Frascati saremmo partiti alla volta di Ancona, dove poi fummo uniti ad altri ragazzi della Puglia, creando il Gruppo H. Il giorno seguente dopo 1530 km arrivammo nella capitale tedesca e il giorno seguente ancora iniziammo la visita per Berlino e dei suoi monumenti della Seconda Guerra Mondiale. Visitammo il memoriale per gli ebrei d’Europa assassinati, un monumento costruito come un labirinto nel quartiere Mitte, in cui ci sono 2.711 lapidi. Vedere e ascoltare le storie che i nostri accompagnatori ci raccontavano, di fronte a un monumento del genere, ci faceva comprendere com’era Berlino durante la guerra. Poi, visitando il campo di Ravensbruck, ci si accorge cosa era un campo di concentramento. A essere sincero, quel giorno quando partimmo per andare a Ravensbruck, durante il viaggio ero un po’ teso, anche perché vedere per la prima volta un campo di concentramento che vedi solo in Tv o ne leggi sui libri di scuola, non è proprio la stessa cosa. La nostra guida ci raccontò la storia di questo campo femminile, che tra il 1939 e il 1945 ospitò 130.000 deportati, e tra essi più di 100.000 donne. In quel campo persero la vita 92.000 persone quasi tutte donne. La nostra senatrice a vita Liliana Segre, dopo essere riuscita a sopravvivere ad Auschwitz, fu costretta a fare la “marcia della morte” arrivando a Ravensbruck, rimanendo nel campo per pochi giorni, poi fu mandata nel sottocampo a Malchow. Visitare per ore un lager ti suscita una domanda che però non ha risposta; “Come sia possibile che sia successo tutto questo?” Una domanda che tutti noi ci siamo portati appresso, e nelle pause parlavamo di cosa avevamo visto, ma non trovavamo alcuna parola per descriverlo. Il quarto giorno lasciammo Berlino alla volta di Cracovia, in Polonia. Mentre ci avvicinavamo alla Città cercavamo notizie sulla guerra in Ucraina, visto che Cracovia dista appena 250 km dal confine ucraino. Dopo 7 ore di pullman arrivammo a Cracovia e appena scesi davanti all’ostello vennero verso di noi alcune signore ucraine che ci chiesero se avevamo qualche moneta da offrire. In un momento capisci la vera sofferenza che sta soffocando il popolo ucraino. In quei giorni a Cracovia, mentre noi la sera giravamo per la città, spesso si vedevano persone appena arrivate dall’Ucraina in cerca di un posto o semplicemente di una minima speranza che le cose potessero andare meglio. Proprio in una di quelle sere, un ragazzo di nome Carlo (faceva parte del mio stesso gruppo), ci raccontò di un signore che con un inglese poco fluido stava per arruolarsi nelle forze Ucraine. Un altro elemento che ci faceva capire in che situazione ci trovavamo, era la presenza di soldati americani, precisamente forze aviotrasportate le Airborne Division, che passeggiavano per le strade di Cracovia. Tutto questo però non ci toglieva dalla testa il nostro viaggio. A Cracovia visitammo prima la Fabbrica di Oskar Schindler, oggi convertito a Museo, quindi la nostra guida ci portò in giro per il ghetto ebraico, raccontandoci la storia del luogo fino a quando tutti gli ebrei di Cracovia furono portati ad Auschwitz. L’11 marzo era il giorno previsto per la visita ad Auschwitz-Birkenau. Ci alzammo presto – in realtà non si dormiva molto -. Alle 8.53 minuti siamo entrati ad Auschwitz. Ci dissero alcune regole da rispettare “non fumare, non mangiare, non masticare chewing gum” e poi la nostra guida ci portò davanti all’entrata di Auschwitz I, dove c’è la famigerata frase “Arbeit Macht frei”. E’ li che tutto si ferma. Ti fai trasportare dalle emozioni e dal racconto della guida, ascolti in un silenzio che ti blocca qualsiasi pensiero. Nel pomeriggio entrando a Birkenau si vedeva una vasta sequela di filo spinato e una strada in brecciolino: era la strada che gli ebrei facevano per andare alle camere a gas. Intorno a me, in quegli istanti, mi sentivo così male che avevo azzerato le emozioni e ogni tipo di felicità. Tutte le cose belle erano sparite di colpo. Vedevo i miei amici del Gruppo H che si commuovevano sentendo i racconti della guida.
Ognuno di noi si aiutava l’altro: ci si dava una mano, ci si emozionava insieme senza pensare che quella persona la si conosceva da appena qualche giorno.
Questo per dirvi che il Treno della Memoria è un’esperienza unica ed indimenticabile, sicuramente da fare, perché è spirito di gruppo, è fratellanza ed è molto utile nel processo di crescita. Vorrei ringraziare i ragazzi della 5F del Liceo Linguistico di Frascati con cui è nato un legame indissolubile, i miei educatori che mi hanno accompagnato per tutto il viaggio Gaetano e Pier, ed anche i ragazzi della Puglia. Vi allego due righe di Gaetano ( il mio educatore) e di Martina ( gruppo di Frascati ) a cui ho chiesto una frase per descrivere il viaggio…

Gaetano:
Guardare al passato credo sia fondamentale per affrontare con il piede giusto il futuro. Il “treno della memoria” aiuta a non dimenticare da dove veniamo e permette di accendere una piccola fiamma dentro di noi, per un domani che si discosti dalle disuguaglianze e ci ponga tutti sullo stesso piano. Questo è la mia speranza.

Martina:
Un viaggio che cambia tutto. Cambia il tuo modo di pensare, il tuo modo di rapportarti alle cose e alle persone. Un viaggio che ti scava dentro e che dovrebbero fare tutti per scoprire storie, volti, persone e punti di vista che lasciano il segno.

Jacopo G. FELICI