CONFLITTO IN EUROPA. UN PEZZO DI UCRAINA DA NOI

LJUBA E’ UNA DONNA VOLITIVA CHE SI TROVA A D ARTENA DA QUALCHE ANNO, TANTO DA SENTIRSI ARTENESE. E’ STATA LA PRIMA AD OSPITARE PROFUGHI PROVENIENTI DAI TERRITORI BOMBARDATI. SONO ARRIVATI AD ARTENA LA NIPOTE ANASTASIA E I SUOI TRE FIGLI. LEI NON PARLA UNA PAROLA D’ITALIANO MA I F IGLI VANNO REGOLARMENTE A SCUOLA DA NOI E PRESTO, STATENE CERTI, IMPARERANNO ITALIANO E ARTENESE

Da più di due mesi, ormai, tutti seguiamo con un misto di ansia e preoccupazione le vicende che si stanno svolgendo a poche ore di aereo da noi, in Ucraina.
Qui non voglio approfondire le tematiche belliche o analizzare cause scatenanti, o, ancora, cercare di capire da che parte stia la ragione e dove invece il torto. Non è mia intenzione: voglio solo soffermarmi sul tema dell’accoglienza dei profughi. Ad Artena si riscontra già da diversi anni una discreta presenza di cittadini provenienti da varie zone dell’Ucraina e non posso non pensare a Ljuba, una cara amica che tutti conosciamo e amiamo, compagna per anni di un nostro concittadino.
Ljuba ormai è artenese a tutti gli effetti, ma al suo paese di origine ha ancora parenti, amici, tra questi una nipote, figlia della figlia, che è riuscita a rifugiarsi con i bambini qui dalla nonna.
Prima di sentire la testimonianza diretta di Anastasia, penso sia utile conoscere qualcosa di più sull’Ucraina. Ad esempio non sapevo che fosse l’ottavo paese per numero di abitanti in Europa, infatti la popolazione, esclusa la Crimea, nel 2021 era di circa 42 milioni.
Dal punto di vista politico è una repubblica semipresidenziale, il presidente è Volodymyr Zelenskyj, la lingua parlata ufficialmente è l’ucraino, ma anche la lingua russa è molto diffusa. Collochiamola geograficamente: confina con la Russia ad Est, la Bielorussia a Nord, e Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania, Moldavia ad Ovest e a sud ha uno sbocco sul Mar Nero.
Caratteristiche sono le chiese ortodosse, dall’architettura tipica e le splendide cupole. Sono poi interessanti a livello turistico-paesaggistico il litorale del Mar Nero e i monti boscosi. La capitale è Kiev, nel suo panorama spicca la cupola dorata, inconfondibile della Cattedrale di S.Sofia, con mosaici ed affreschi dell’XI secolo. Altre città importanti sono Odessa, Charkiv, Lviv.
Ma veniamo ai fatti di oggi.
L’invasione della Russia del 2022 è l’offensiva militare che ha avuto inizio il 24 febbraio, da parte delle forze armate della federazione russa, che hanno invaso il territorio ucraino, segnando quindi una brusca inarrestabile escalation della crisi russo-ucraina che è in corso fin dal 2014.
La guerra come è ovvio ha provocato quella che possiamo definire la maggiore crisi per quanto riguarda l’accoglienza dei rifugiati in Europa, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, tanto è vero che la commissione europea su proposta del Commissario per gli affari interni Yilva Johansson ha invocato la applicazione della “direttiva per la protezione temporanea”, in vigore dal 2001 ma mai attivata prima d’ora e la commissione ha approvato all’unanimità.
Secondo i dati dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, dal 24 febbraio al 15 marzo oltre tre milioni di ucraini hanno abbandonato il loro paese. La maggior parte ha trovato rifugio in Polonia, altri sono transitati in Romania, Moldavia, Slovacchia, Ungheria. Molti paesi dell’area Shengen, tra cui Polonia, Germania e Svizzera, hanno annunciato che non richiederanno il passaporto a chi proviene dalle zone di guerra. In risposta all’elevata necessità di alloggi varie organizzazioni internazionali hanno messo in atto attività di informazione per trovare alloggi per i rifugiati.

Ed ecco finalmente, grazie a Ljuba, la storia della fuga dalla guerra di Anastasia, sua nipote, figlia di sua figlia, una bella ragazza di ventisei anni, madre di tre bambini ,rispettivamente di 8 e 4 anni, e di 22 mesi. Anastasia non parla italiano, è Ljuba, quindi. che mi racconta le loro disavventure: sono fuggiti dalla loro città Kirovograd, col pullman: un viaggio di cinque giorni, per evitare zone pericolose, e optare quindi per strade più sicure, lontano dallo scenario dei bombardamenti. Hanno pagato 800 euro, ma la libertà e la sicurezza non hanno prezzo.
Sono partiti il 6 marzo, hanno capito subito che non si poteva rimanere.
La città è ormai quasi completamente distrutta, la loro casa è ridotta male…il marito purtroppo non è partito, sappiamo che gli uomini devono rimanere per combattere. La speranza parla al loro cuore, il loro desiderio più grande è poter tornare, anche se non sanno quando e come…e cosa troveranno.
Ora sono ospiti a casa di Ljuba. I bimbi più grandi vanno a scuola qui ad Artena, Ljuba li ha portati anche a Roma, si trovano bene, solo qualche problema con la lingua, ma sono sicura che fra pochi mesi parleranno non solo un Italiano perfetto, ma anche dialetto artenese!
In Ucraina sono rimasti cugini e nipoti, riescono a mettersi in contatto con loro qualche volta, ma raccontano di giorni e notti passati nei rifugi al buio con l’orecchio sempre attento al suono delle sirene.
Sia Ljuba che Anastasia seguono le notizie e le immagini che la tv ci propone, e posso immaginare la disperazione e il dolore che provano.
Penso che l’incertezza del futuro sia un altro dei drammi che le guerre, tutte le guerre, si portano come corredo, oltre ai lutti, alle distruzioni, alle ferite insanabili.
La storia sarà pure “magistra vitae”, antica massima fatta propria dal Machiavelli, ma gli uomini sono pessimi discepoli, non hanno imparato nulla.
Anastasia, Ljuba, a voi ai vostri cari, a tutto il popolo ucraino, un grande abbraccio da noi de “L’ALTRA ARTENA” e da tutta ma proprio tutta Artena.

Ambra CIPRIANI