L’ARTE DI NON DECIDERE

Se ci fosse stata lungimiranza, si sarebbe potuto promuovere la transizione energetica con altre fonti, poiché vi erano
incentivi europei

Cosa fare quando arriva un dubbio? Quando arriva un’indecisione? Cosa fare quando siamo perduti? Bisogna imparare l’arte di non decidere.
L’essere umano non sta male perché non è in grado di decidere; piuttosto, l’essere umano sta male poiché il proprio mondo interiore non riesce ad esprimersi. Converrebbe estraniarsi dalla lotta, dal dolore del disagio. Prendersi cura di sé non è decidere ma affidarsi alle immagini e all’immaginazione.
Con riferimento alla comunità invece tale arte porta alle occasioni perse.
Non starò qui a parlare dell’annosa questione del biometano, fonte di energia rinnovabile e programmabile, che può avere numerosi benefici:
1.Economico: con l’autoconsumo o la vendita;
2.Sociale: posti di lavoro;
3.Tecnologico: derivante dall’ulteriore sviluppo del settore biogas con gli impianti di raffinazione del biometano;
4.Di immagine dell’Ente locale come modello virtuoso esportabile.
Poche settimane fa la regione Puglia ha inaugurato un impianto che produrrà 1,9 milioni di metri cubi di biometano all’anno, con una riduzione di CO2 pari a 3700 tonnellate.
Ben vengano allora le pompose foto con annessa fascia tricolore dei politici locali.
Se ci fosse stata lungimiranza, si sarebbe potuto promuovere la transizione energetica con altre fonti; ma anche questo è stato un treno perso, poiché vi erano incentivi europei gestiti dal GSE dedicati al patrimonio pubblico.
Sarebbe bastato emanare un bando a livello comunale dove tutti i cittadini e le imprese, qualora avessero voluto aderire, avrebbero avuto forniture, comprese di installazioni, di pannelli fotovoltaici; un treno perso.
Immaginate le ditte e le imprese di Artena che avrebbero realizzato gli impianti con opere di carpenteria e lavori elettrici contando su una grande risorsa economica. Per non parlare di eventuali posti di lavoro per la nostra comunità che si sarebbero creati con i servizi di manutenzione, con risparmi per i cittadini sulla bolletta. Un treno perso.
Tutto questo senza spendere nulla per l’acquisto di pannelli perché sarebbe stato il Comune ad acquistarli e ad installarli. Un treno perso.
Il Comune sarebbe stato proprietario di tutti gli impianti e i cittadini sarebbero stati i beneficiari della corrente prodotta. Il Comune avrebbe incassato l’incentivo dello Stato (con il GSE) che avrebbe coperto le spese di acquisto e manutenzione degli impianti.
Si potevano installare pannelli sugli edifici pubblici; si potevano realizzare serre fotovoltaiche su terreni demaniali, concessi successivamente in comodato d’uso gratuito a cooperative agricole e a imprenditori del nostro territorio.
D’altronde è un paese che non riesce a mettere una colonnina dell’elettricità o un canestro di basket. Treni persi.
Comuni come RHO, hanno installato pannelli solari e svolto lavori di coibentazione che hanno permesso di ridurre i consumi energetici negli edifici scolastici.
Ma non tutto è perduto: ci si può avvalere non solo dell’utilizzo degli incentivi previsti dal Conto termico e dai fondi europei, ma serve la capacità di individuare e analizzare i bandi di finanziamento disponibili.
C’è un apposito canale di assistenza dedicato ad ogni singolo comune dove si aiutano le Amministrazioni locali a definire soluzioni per un presente più vivibile e un futuro più sostenibile.
Serve cooperazione da parte di tutti.
Solo così si possono formare le nuove generazioni per rendere i giovani di oggi cittadini consapevoli del domani.
Per citare il filosofo, psicoterapeuta e psichiatra Raffaele Morelli, ciascuno di noi vorrebbe la felicità da protagonista, e che la felicità gli appartenesse.
Tuttavia, non la felicità degli altri che ci guardano, non la felicità delle cose che abbiamo ottenuto. Non la felicità dei successi. Bisognerebbe cercare la felicità che appartiene alle radici, che purtroppo, ahimè, oggi non vedo.
Perché l’arte del non decidere anche questa volta non porti dal “si potrebbe” al “si sarebbe potuto”.

Gabriele NOTARFONSO