ASTOLFO. UNA DOLCISSIMA STORIA D’AMORE

E’ USCITO IL FILM GIRATO AD ARTENA DA GIANNI DI GREGORIO INTERPRETATO DALLO STESSO DI GREGORIO E DA UNA MERAVIGLIOSA STEFANIA SANDRELLI

Se tutte le strade portano a Roma, qualcuna permette di uscirne, per necessità: un contratto d’affitto scaduto e una pensione minima. Astolfo è infatti un professore in pensione che vive a Roma in un vecchio appartamento da cui viene gentilmente sfrattato. Gli affitti sono lievitati e il professore decide di tornare in provincia, sulle colline di Artena dove è ubicato il palazzo nobiliare di famiglia. I suoi grandi salotti polverosi sono abitati da un povero diavolo caduto in disgrazia come lui. A loro si uniscono un altro anziano del paese ex cuoco e poi un ragazzo venuto a riparare la cucina. Tutti vengono attratti nell’orbita di questa casa di uomini soli, fuori dagli schemi che si stringono e trovano calore. La città di Artena si fa dunque nido di una rinascita interiore, culla di rapporti umani da intrecciare e coltivare con la spensieratezza di un’età che procedendo in avanti fa tornare irrimediabilmente indietro senza mai distaccare gli occhi dal presente, dall’attimo che si consuma in fretta, dalla necessità di un confronto umano che sia limpido e sprezzante del pericolo. Artena è presentata come un paesino non meglio definito del Centro Italia che ha tutte le caratteristiche tipiche e quasi idilliache: aria buona, costo della vita contenuto, i concittadini che sono sempre disponibili a dare una mano al prossimo e si può vivere con la porta di casa lasciata aperta (quasi anacronistico nel 2022). La vita di provincia è infatti diversa da quella romana e, pian piano, ci si adagia e arrangia come può. E poi c’è l’unico vero conflitto che è quello che Astolfo ha con i plenipotenziari del paese, il prete e il sindaco. Sono loro le bestie nere di Astolfo, i soli a metterlo di malumore, a ostacolare la sua naturale propensione alla placidità. Ma anche in questo caso si tratta di discordanze che non sfociano mai in qualcosa di più virulento, perché con la sua classica disillusione Di Gregorio preferisce sempre sorvolare, andare avanti, evitare che le situazioni si inaspriscano. Anche la storia d’amore con Stefania, interpretata da Stefania Sandrelli, si accontenta di raccontare l’esperienza come il resto della vita: semplice, nonostante tutto. Sebbene ci sia quest’apparente assenza di eccezionalità, Astolfo riesce però a portare in scena una grande rivoluzione, almeno per se stesso: reinventare la propria vita in età matura e innamorarsi nuovamente di una donna dal sorriso fresco e dal carattere soave. Gianni di Gregorio si conferma dunque un autore capace di raccontare non solo sentimenti lieti ma storie che veicolano temi importanti, come l’amicizia, l’amore, la bellezza, sempre con una leggerezza ineguagliabile, abitate da personaggi umani, umili, semplici, personaggi in cui è facile specchiarsi, per cui è facile provare vicinanza umana, soprattutto verso chi non vince mai, chi spesso subisce un destino infausto. Poi certo, la storia è fin troppo stringata, gli eventi latitano e anche i personaggi non hanno archi di trasformazione veri e propri rimanendo un po’ statici nella loro caratterizzazione però il film avanza, seppur lentamente. Forse la sua semplicità è anche il suo limite. Il finale risulta infatti un po’ affrettato e non chiude tutti gli archi narrativi con sufficienza. È comunque un difetto relativamente trascurabile, considerando la leggerezza complessiva della pellicola.
Dopo Lontano, Lontano Gianni Di Gregorio dunque ragiona ancora una volta sulle possibili traiettorie di vite chiamate a ricalibrarsi ma senza stravolgimenti esistenziali: è questa, come sempre, la carta vincente di un cinema che non ha alcuna pretesa se non quella di regalare poco più di un’ora e mezza di commedia umana, spensierata e vitale. E che conferma la dimensione, quella dell’universo Di Gregorio, sempre piacevolmente riconoscibile, capace di generare la stessa sensazione che danno le persone, e i luoghi, con le quali e nei quali ci ritroviamo a nostro agio, felici, senza pensare di voler essere altrove.

ALLEGRA PERUGINI