“Se le tue azioni ispirano gli altri a sognare di più, imparare di più, fare di più e diventare di più, sei un leader”.
Parto con la citazione di John Quincy Adams per evidenziare subito come la condivisione della figura di Willy, oltre che fonte di ispirazione e di valore, evidenziasse quanto già lui fosse un leader: un leader è colui che già in età giovanile diventa responsabile verso se stesso, la comunità e i compagni. Non solo giuridicamente, moralmente per lo più.
Leader è colui che spende ogni momento della propria vita a tirare fuori le emozioni delle persone che lo circondano. Non l’ho conosciuto, ma dai racconti, non può non apparire chiaro come Willy già fosse un leader. Un leader con un approccio umano ed umanistico, non solamente eroico.
Willy, guidava le persone, non solo con atteggiamento responsabile, non nascondendo la fragilità umana, la sofferenza.
In questo è stato seguito, perché con il suo gesto ha ispirato fiducia, ha convinto gli altri a seguirlo, li ha spinti all’azione: Federica Angeli nel suo libro “40 secondi” che ripercorre la tragica vicenda, sottolinea come 27 persone su 27 descrivano unitamente lo stesso momento in cui Willy ha ricevuto il calcio in petto.
Federica Angeli è una giornalista nota per le sue inchieste sulla mafia romana, in particolare quella attiva a Ostia. Proprio per queste inchieste, a causa delle minacce mafiose ricevute, vive sotto scorta dal 17 luglio 2013.
Con il libro Federica Angeli ci racconta la storia di un ragazzo di ventun anni brutalmente ucciso a Colleferro il 6 settembre 2020 per aver fatto la cosa giusta: difendere un amico e ci porta dentro uno dei casi di cronaca più violenti degli ultimi tempi.
Un viaggio attraverso la banalità del male della provincia italiana, un’indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sulla volontà di sopraffazione e la generosità più istintiva e pura.
E lo fa, portando la vicenda nelle scuole (il 20 gennaio ultimo a Ciampino, dopo che è stata anche ad Artena nel settembre scorso).
Willy ci insegna come la leadership gentile non è solo qualcosa che va di moda ma è un allenamento e un esempio costante da trasferire agli altri.
Willy ci insegna che tutti i giorni abbiamo a che fare con persone e che abbiamo una scelta: essere gentili o decidere di non esserlo. Che forse, lo sforzo è identico ma i benefici sono diversi.
Dovremmo essere fieri di Willy, delle sue scelte, dei suoi tentativi, delle sue conquiste. Del suo coraggio.
Come dovremmo essere fieri del coraggio di persone come Federica Angeli e della sua lotta alla mafia.
Dovremmo fare questo sforzo di ciceroniana memoria, dovremmo ricordare infatti anche ciò che non vorremmo a volte, ciò che ci fa paura e ciò che ci crea imbarazzo perché solo così non riusciremo a dimenticare ciò che vogliamo, perché la vita dei morti, si poggia sulla memoria dei vivi.
GABRIELE NOTARFONSO