IL COMMERCIO LOCALE SENZA UNA GUIDA LAMENTA DISSERVIZI

L’Associazione Commercianti che non c’è ormai da anni. Ne risente tutto l’indotto. E in futuro?

Chi ha avuto la pazienza di seguire i miei articoli qui su Altra Artena, sa che spesso mi sono occupata delle associazioni operanti nella nostra cittadina. Questa volta, però, voglio parlare di una associazione che non c’è – come la famosa isola di Peter Pan -, o meglio, c’era, c’è stata diversi anni fa, poi, per vicende che ignoro, è scomparsa e non se ne è più sentito parlare, e non ci sono tracce e notizie di eventuali riapparizioni: l’associazione commercianti.
Artena ha un numero rilevante di esercizi commerciali, tra grande, media e piccola distribuzione, oltre al mercato all’aperto settimanale, ora anche molto meglio collocato nei pressi del campo sportivo. E alberghi, bed and breakfast, pub, ristoranti, botteghe di artigiani di vario tipo. Il terziario vede quindi impiegati molti nostri concittadini, per questo mi sembra impossibile, se non addirittura incredibile, che nessuna associazione li veda riuniti. Sarebbe nel loro interesse, per loro stessa tutela, per progettualità che abbiano come scopo lo sviluppo del commercio, in ogni forma, e di conseguenza dell’indotto che ne deriva, o anche per iniziative che porterebbero sicuramente ad una migliore visibilità e vivibilità del settore terziario.
Prima di analizzare per sommi capi la situazione attuale del commercio qui ad Artena, voglio tornare un po’ indietro negli anni, diciamo un poco più di cinquanta. Voglio tornare indietro nel tempo a quando qui venivo solo l’estate, per la villeggiatura. Ricordo le botteghe storiche di allora, e fin d’ora mi scuso se non le cito tutte, ma la mia occupazione allora era giocare nei prati che circondavano casa di nonna, la spesa quindi non era un interesse primario per me. Comunque, ricordo le botteghe di alimentari di Acido, Clemente, Pina, Sabetta, Milia(nel nostro attuale garage…), poi Angelo il Moretto, il suo fu uno dei primi esempi di minimarket self service, con tanto di carrelli. I macellai Lida, Ascanio, Augustarello, Gabriele. E ancora Elena e Benito i fruttaroli. L’
osteria di Bannella e quella di Giannino, il bar dei cacciatori, quello di Paino, e quello di Pia. Il forno di Checca e quello di Bruni. Richetto. Toto e il consorzio; ricordo parcheggiava le mule nel mio giardino. Renato l’orefice. L’edicola di Costantina. La farmacia del dottor Oreste su in piazza. Luigina che vendeva i panni.
Praticamente si contavano sulle dita di una mano. Ripeto parlo degli anni ’60, le botteghe erano poche, il consumismo stava per arrivare al seguito del boom economico, portandosi per compagni di viaggio una caterva di prodotti nuovi, marchi prima di allora sconosciuti, creati dai bisogni indotti dalla pubblicità in TV. Posso fare un esempio banale: il cibo per gli animali, i nostri amici a quattro zampe per anni hanno mangiato come noi, scarti di carne, qualcosa di quello che anche noi avevamo in tavola o che avanzava. Se si andava dal macellaio, ci facevamo dare “qualcosa per il gatto o un osso per il cane”. Ora tutti i negozi hanno ben esposto in vendita cibo per animali, per non parlare dei supermercati, che dedicano ai nostri amici interi scaffali.
Con gli anni ho visto molti esercizi commerciali chiudere, ma nello stesso tempo aprirsi saracinesche con altre tipologie di categorie merceologiche. Basti pensare alla telefonia, al boom dell’elettronica, alla computeristica. La ristorazione ha visto nascere pub, paninoteche, pasticcerie. I bar hanno cambiato il look per il rito dell’aperitivo, la moda dei tatuaggi con i suoi laboratori, il fitness con palestre, scuole di ballo, ecc.
A questo punto la domanda iniziale sembra ancora più valida e giustificata: perchè non c’è questa associazione? Per un commercio che si evolve, cambia continuamente seguendo mode, bisogni più o meno indotti, che affronta continuamente problematiche sociali ed economiche, che lotta continuamente col caro prezzi, le tasse, la burocrazia e poi, dulcis in fundo, lotta contro il Covid e la guerra in Ucraina, perché non esiste un’associazione che lo tuteli? Forse i commercianti potranno darmi una risposta?
Per sapere cosa pensano i diretti interessati, ho incontrato alcuni rappresentanti della categoria, sia tra quelli da anni sulla piazza, che gli altri che invece si sono da poco avvicinati a questo settore, e proprio per i nuovi arrivati ho pensato di riassumere quelli che potrebbero e dovrebbero essere gli scopi di un’associazione commercianti.
Innanzitutto tutelare i lavoratori autonomi e le varie attività professionali e dei settori economici. Ciò vuol dire tutela a livello sindacale. Poi, organizzare incontri e riunioni di categoria, quindi la possibilità di ottenere finanziamenti agevolati per le piccole e medie imprese, consulenze per le pratiche burocratiche e amministrative, organizzazione di rassegne e manifestazioni a premi (es. premio fedeltà o gadget, fiere )e, importante: la consulenza legale.
Una associazione ben strutturata e radicata potrebbe attivarsi con le banche locali per la riduzione delle commissioni bancarie sui pagamenti tramite Pos. Sappiamo quanto recentemente questa questione abbia suscitato pareri discordanti.
Ho chiesto anche qualche parere sulla situazione relativa al commercio, ed eventuali problematiche e suggerimenti, ad Artena. Ma sentiamo cosa hanno da dire.
EDICOLA POMPONI ELISA, di Elisa Pomponi, Via Marconi, ha rilevato l’edicola ad Aprile. Pensa che l’Associazione Commercianti potrebbe essere di aiuto per le nuove attività, per concordare decorazioni natalizie che abbiano un tema comune, e anche addobbi estivi con i fiori. E’ una entusiastica sostenitrice de La Notte Bianca. “E in ogni caso – chiude -sarebbe importante incontrarsi e confrontarsi per rapportarsi con l’amministrazione”.
LIBRERIA BELLOMONDO, in via Di Vittorio 52.Tre ragazzi coraggiosi e pieni di iniziative ,Gaetano Bruno, Ludovica De Castris e Maria Fiorellini hanno aperto tre mesi fa questo piccolo regno incantato abitato da libri di ogni genere. Ho parlato di coraggio, perchè una libreria nel nostro paese è un evento epocale. Gaetano lamenta poca differenziazione fra gli esercizi commerciali, spesso dislocati con una distribuzione che non tiene conto della prossimità di attività che trattano lo stesso tipo di commercio, e anche insufficiente interazione con gli altri negozianti.
BABY CASE, in Via Fleming, di Sara Petitta. Ha iniziato un anno fa la sua attività di vendita di articoli per bambini, abiti, giocattoli, accessori. Si augura che iniziative comuni, accordi per piccoli sconti o affiliazione fra i vari negozi che abbiano una certa affinità, e eventi come la notte bianca, portino a invogliare e dirottare gli acquisti ad Artena, e quindi a far rifiorire la piazza.
IL MERCATO. Ristorante enoteca, di Claudio Stirpe, piazza Galilei. Ha aperto il suo locale nel novembre del 2019, quindi il Covid col relativo lockdown è stato particolarmente duro per lui, ma è riuscito a superare le difficoltà, e suggerisce anche lui di far vivere la piazza Galilei con manifestazioni come la notte bianca, con percorsi enogastronomici: ad Artena abbiamo prodotti locali (pane, miele, formaggi, dolci ecc.)e piatti tipici notevoli. Per la degustazione dei vini possiamo trovare nei dintorni cantine eccellenti.
ERCOLE GUADAGNOLI. Elettrodomestici e articoli da regalo. Via Di Vittorio. Ercole mi racconta le vicende dello storico negozio ,nato nel 1947 con la nonna Nella, che dalla prima sede nella Via Nuova, si è trasferito davanti alla chiesa del Rosario, poi davanti al Granaio e dal 1978 si trova in via Di Vittorio. Anche lui pensa che un’associazione potrebbe essere utile.
MASSIMO VITELLI. Gioielleria, piazza Galilei. Massimo 40 anni di attività, lamenta il mancato contatto tra amministrazione e commercianti, emerso in maniera lampante al tempo del Covid, in cui sarebbe stato utile, come hanno fatto altri comuni, stabilire un piano di azione, aprire un tavolo per trovare soluzioni alla forzata chiusura. Un altro suggerimento è l’idea di un mercato itinerante, e piccole sedi distaccate, mini succursali, dei vari esercizi commerciali su in paese, nei fine settimana.
LA VECCHIA MINIERA.Di Massimo Troiani,piazza Galilei. Sono 27 anni che il suo negozio di abbigliamento si affaccia con le sue vetrine nella piazza principale di Artena. Quando il Covid ci ha costretto ai domiciliari, sua moglie Morena, ha creato la pagina facebook ARTENA BIG FAMILY
che, permettendo lo scambio via chat di pensieri, consigli, ricordi, sensazioni, foto, video, proprio come in una famiglia, ha fatto pesare meno l’isolamento. Ma più importante l’iniziativa di Massimo Troiani, Rodolfo Di Re, Simona Guadagnoli della profumeria Glamour e Massimo Vitelli, di dar vita ad ARTENA BIG SHOP. Proprio in quei mesi in cui il lockdown sembrava condannare senza appello molti negozi alla chiusura, hanno ideato questo nuovo tipo di commercio, dove la classica vetrina, ha ceduto il posto alla vetrina virtuale, e col motto “ve lo portiamo a casa noi”possiamo dire che non ci è mancato niente: carne, frutta, abbigliamento, medicine, articoli da regalo… il volontariato e le iniziative individuali, hanno svolto compiti che sarebbero spettati all’associazione commercianti, se ci fosse stata.
“L’associazione che non c’è” O “Alla ricerca dell’associazione perduta”, per rifarmi a Peter Pan e Proust. Chissà forse prima o poi torneremo a parlare dell’associazione commercianti ,ma stavolta come sodalizio esistente, operante, effettivo, che contribuisca a incentivare il commercio, un settore molto importante per l’economia di ogni paese. Se così fosse, sono pronta per un altro articolo. Però il titolo sarà diverso, ovviamente. Pensavo a “Bentornata Associazione Commercianti”.

AMBRA CIPRIANI