MONETE TARDO-ANTICHE DISSEMINATE NEL TERRITORIO DI ARTENA (1)

Monete studiate da Flavia Marani, dell’ Università di Salerno. Già ne aveva parlato in un incontro al Museo. Parliamo di monete usate soprattutto nel basso medioevo, di quelle piccole monete forse perse o occultate, che ci ha fatto conoscere aspetti e notizie sconosciute sull’economia del basso Lazio negli anni che vanno dalla caduta dell’impero romano fino all’alto medioevo

Negli scavi archeologici, il ritrovamento di monete è sempre di grande interesse per molti aspetti, sia per il valore dell’oggetto trovato, soprattutto se di metallo prezioso (oro o argento) ma anche perché (come anche la ceramica) fornisce notizie e datazione del luogo di ritrovamento, fornendoci i dati precisi di frequentazione del sito archeologico dove è stato trovato.
Questi studi però, riguardo al luogo di ritrovamento e la stratigrafia del terreno dove era posta la moneta sono iniziati da poco. Prima le monete trovate, venivano comprate e raccolte da appassionati collezionisti e di esse non si conosceva quasi mai la provenienza. Nel corso dei secoli furono molti i personaggi che si dedicarono alla raccolta di monete antiche per collezionismo.
Già lo storico romano Svetonio (70-140 d. C.) scrive che l’imperatore Augusto (27 a. C 14 d. C.) era un collezionista di “monete reali e straniere.”
Notizie di altri collezionisti di monete si hanno molto più tardi, quando il notaio Oliviero Forzetta, comprò a Venezia alcune monete per la sua collezione. In questo stesso periodo, cominciarono anche i primi studi sulle monete ad opera dello scrittore, poeta e filosofo Francesco Petrarca (1304-1374) che per primo vide nelle monete antiche un mezzo di approfondimento per scoprire notizie storiche. Fra il 1313 e il 1320, Giovanni de Matociis scrisse:”HISTORIA IMPERIALIS”, illustrando con disegni di monete gli avvenimenti citati nel suo testo da Augusto a Carlo Magno.
Il primo grande collezionista di monete romane fu Pietro Barbo (1417-1471) futuro papa Paolo II, e dopo la sua morte, molte delle monete furono acquistate da Lorenzo dei Medici, che incrementò la collezione di famiglia iniziata dallo zio, Cosimo dei Medici “il vecchio”, uomo politico e banchiere di Firenze, che in un inventario fatto nel 1464, aveva già 100 monete d’oro e 503 d’argento. Purtroppo la collezione, con la cacciata da Firenze dei Medici nel 1494, andò dispersa.
Anche la famiglia degli Estensi a Ferrara, secondo un inventario del 1494 aveva una collezione di 437 monete d’oro e 3380 monete d’argento.
Agli inizi del 1500 furono realizzate le prime opere di studi sulle monete antiche. La prima fu pubblicata a Parigi nel 1515 da Guglielmo Budè, una lettura sulla numismatica metrologica erudita dal titolo “DE ASSE ET PARTIBUS EIUS.” La seconda fu pubblicata a Roma nel 1517 da Andrea Fulvio, una lettura numismatica divulgativa con immagini di uomini illustri ripresi da alcune monete dal titolo “ILLUSTRIUM IMAGINES”
Nel frattempo, altri personaggi continuarono a collezionare monete, ed anche se di carattere privato, erano conosciute e visitate. Tra questi collezionisti è da ricordare la raccolta delle regina Cristina di Svezia (1626-1689) che alla sua morte aveva collezionato più di 6000 monete, una collezione che tra i vari passaggi di proprietà fu venduta nel 1691 al conte Odescalchi.
Solo poco prima del 700 si cominciano ad avere le prime raccolte pubbliche, con la donazione che il senatore Pietro Morosini nel 1683 fece prima della sua morte, lasciando la sua ricca collezione di 3400 monete alla Repubblica di Venezia. Nel 1734 a Padova venne fondato il “Gabinetto di numismatica e antiquaria” una collezione che purtroppo andò perduta. Altre collezioni pubbliche nacquero anche a Parma nel 1760, al museo civico di Milano nel 1796, e a Modena nel 1866 fu restituita una parte della collezione Estense che era andata dispersa nel 1796.
A Bologna il Cardinale Lambertini, (1675-1758) futuro papa Benedetto XIV, lasciava la sua ricca collezione di monete Romane, Italiane e Bolognesi al museo universitario. Nel 1737, Anna Ludovica, ultima discendente diretta della famiglia Medici, cede alla famiglia Lorena la grande collezione di famiglia con il patto che restasse a Firenze, -“per utilità pubblica e per attirare la curiosità dei forestieri.“ La collezione della biblioteca Vaticana a Roma, che aveva già dal 1600 una raccolta di monete, fu incrementata dalle collezioni delle famiglie Albani e Carpegna, e dalla collezione degli Odescalchi con la raccolta che avevano acquistato della regina Cristina di Svezia. Purtroppo, nel 1798 con la conquista di Roma da parte delle truppe Napoleoniche, che saccheggiarono la raccolta e trasferirono gran parte della collezione nel medagliere di Parigi.
Anche a Napoli, alla collezione Farnesina e Grimaldi, si aggiunsero le monete trovate negli scavi di Pompei iniziati nel 1748. Da tutte queste notizie, notiamo che tra il XVIII e il XIX secolo molte delle città Italiane avevano la loro collezione numismatica pubblica.
Dopo questa “carrellata” di notizie storiche sul collezionismo e la raccolta di monete, vediamo ora alcune notizie riguardo alle numerose monete trovate nel nostro territorio. Monete che sono state studiate dalla dottoressa Flavia Marani, dell’ Università di Salerno delle quali già ne aveva parlato nell’incontro organizzato dal museo di Artena Roger Lambrechts il 18 Novembre 2018 dal titolo “Nuove luci su Artena” uno studio che ora è stato riportato nel libro:
“La moneta nel Lazio tardo antico. Circolazione, economia e società tra IV e VII secolo”
presentato prima a Colleferro il 25 settembre 2021 e poi ad Artena il 27 Maggio 2022.
Come si evince dal titolo, la studiosa non ci ha parlato di sesterzi, assi, antoniani, aurei ecc. usati nei primi secoli dell’impero romano, ma delle monete usate soprattutto nel basso medioevo, di quelle piccole monete forse perse o occultate, la bravissima ricercatrice archeologa e numismatica, ci ha fatto conoscere aspetti e notizie sconosciute e ci ha dato tante informazioni sull’economia del basso Lazio negli anni che vanno dalla caduta dell’impero romano all’alto medioevo e dandoci notizie riguardanti la circolazione di quel periodo storico, e dei ritrovamenti di quelle piccole monete bronzee di piccolo taglio (paragonabili come misura agli attuali 1 e 2 cent. di euro, ed anche più piccoli) quasi mai prese in considerazione al momento del ritrovamento, ma di grande importanza per ricostruire tanti aspetti della vita dell’alto medioevo dopo la caduta dell’impero romano e l’arrivo in Italia di Bizantini, Vandali, Ostrogoti e Longobardi. Erano queste monetine di piccolo taglio, con l’effige dei vari sovrani usate quotidianamente nei commerci e compravendite, ma talmente piccole che molte volte venivano perdute. (fina prima parte)