MONETE TARDO ANTICHE DISSEMINATE NEL TERRITORIO DI ARTENA (2)

Uno dei primi luoghi dove sono state trovate molte monete è Colle Majorana. Il secondo luogo di ritrovamento è la pianura sotto il precedente colle vicino alla località detta Ad bivium. Il terzo luogo che ha prodotto una notevole quantità di monete è la Villa Romana sopra al Piano della Civita

Nel territorio intorno ad Artena, oltre ad alcuni ritrovamenti occasionali fatti dove sono localizzate ville rustiche, tre sono i luoghi da dove provengono un considerevole nucleo di monete.
Il primo è colle Maiorana/colle dell’Imperatore. Questa è un’ampia collina tufacea dove è documentata la frequentazione già a partire dall’epoca orientalizzante (VIII-VII sec.a.C.), poi dal IV-III sec. a.C. con la costruzione di un insediamento stabile con un santuario, e nel corso della media-tarda repubblicana (II-I. sec.a.C.) con l’edificazione di domus, ville rustiche ed altri edifici che testimoniano il formarsi di un vicus che ebbe la massima fioritura tra il III e il V-VI d.C. forse in relazione con l’asse viario che collegava l’abitato alla via Latina e Labicana il cui incrocio era nella valle sottostante con la stazio “ad Bivium” posta al XXX miglio della via Latina, come riporta la “Tabula peutingeriana”.(Copia del XII-XIII secolo di un’antica carta romana che riportava le strade dell’impero romano).
Sul colle, tra le oltre 50 monete raccolte in superficie e negli scavi di una domus, sono state trovate monete romane, ostrogote e bizantine e tra queste un minimus e un decanummo di Atalarico (re Ostrogoto (526-534), un minimus della zecca di Roma con busto sul dritto e leone con corona sul rovescio e due pentanummi con numerale greco dell’imperatore bizantino Giustiniano I,(527-565)
Il secondo luogo di provenienza di monete, è nella valle sottostante colle Maiorana a poca distanza dalla stazio “ad Bivium” dove nella prima metà del IV sec. d.C. venne realizzata la catacomba di Sant’Ilario, riutilizzando una cava di pozzolana che era all’interno di una bassa collina tufacea. Un cimitero ipogeo utilizzato dagli abitanti di colle Maiorana e dagli abitanti delle domus circostanti, ma che con il tempo e l’aumentare delle sepolture non fu più sufficiente e si estese all’esterno dell’ipogeo ed in seguito, intorno al VII secolo, con la costruzione della piccola chiesa di Sant’Ilario divenne un luogo di culto. Nell’area indagata dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra con scavi stratigrafici dal 1987 al 1989, oltre ai numerosi reperti epigrafici (più di 80), ma anche di ceramica e vetro, sono state recuperati più di 230 reperti monetali, molti dei quali erano solo piccoli tondelli illeggibili, ed altre monete erano state tagliate volontariamente “ab antiquo” in porzioni equivalenti alla metà o ad un quarto del diametro della moneta. Tra le monete leggibili recuperate si possono riconoscere monete bizantine di Leone I “il trace” (457-474), Antemio (460-472) Zenone (474-491) Marciano (450-457) un pentanummo di Giustiniano I (527-565) e un pentanummo di Giustino II (565-578) con astro, questi con numerale latino, una moneta del re dei Vandali Guntamundo (484-496) con Cristogramma coniata a Cartagine, una moneta del re dei Goti Ricimero (461-467) coniata a Roma, un minimus con leone e due decanummi Ostrogoti di Baduela, meglio conosciuto con il nome di Totila (541-552). Voglio segnalare inoltre il ritrovamento avvenuto durante lo scavo, nella pavimentazione della chiesa, di un denaro gherardino del sovrano del Regno di Napoli Roberto d’Angiò, “il saggio”(1309-1343) forse persa quando ormai l’area era già stata abbandonata.
Il terzo luogo da dove provengono monete alto-medievali studiate dalla dott.Marani è la villa romana della civita di Artena. Le campagne di scavo coordinate dal prof.Jan Gadeyne e la dott.ssa Cécile Brouillard in questi ultimi anni hanno messo in luce alcune strutture che dimostrano la frequentazione della villa romana riprese dopo il suo abbandono avvenuto intorno al II sec. d. C. e a testimoniare questa presenza sono oltre alle nuove strutture riedificate anche le oltre 100 monete tardo-antiche ritrovate che vanno dal IV al VI-VII sec. d.C. di re e imperatori romani d’oriente e occidente, bizantine e ostrogote in molte delle quali si sono riconosciute monete di Costantino I, Costante, Costante II, Valentiniano I, II e III, Ricimero, Odoacre, Teodosio, Giustiniano I, Onorio, Baduela, Foca, Giustino I e II e monete dell’usurpatore Giovanni Primicerio. Alcune di queste monete erano in metallo prezioso di interesse storico e rarità e tra queste: una mezza siliqua forse appartenente a Teodosio II, (408-450) imperatore romano d’oriente coniata a Roma, due mezze silique d’argento di Valentiniano III,(425-430 d. C.) imperatore romano d’occidente coniate a Roma e Ravenna, un interessante Nummo con busto frontale al dritto e le lettere NC al rovescio con la lettera C coniata al contrario, forse dell’imperatore bizantino Giustino II (565-568) coniata a Roma, mezzo Follis dell’imperatore romano d’oriente Foca (602-610) coniata a Roma.
Un ritrovamento di grande interesse è stata la scoperta di un vasetto di terracotta che conteneva quattro solidi con l’effige dell’imperatore bizantino Costante II e suo figlio Costantino IV databili al 654-659. I quattro solidi, anche se simili, hanno tra loro delle piccole particolari differenze che testimoniano la provenienza da coni diversi anche se tre di essi provengono dalla zecca di Roma.
Il quarto esemplare leggermente più piccolo per peso e dimensione proviene da una zecca incerta.

Queste monete, oltre che al loro valore, sono un’importante testimonianza che ci conferma la frequentazione del piano della civita di Artena oltre la metà del VII sec.d.C.
Molte delle monete citate sono esposte nel museo archeologico del territorio Toleriense di Colleferro e nel museo Archeologico Roger Lambrechts di Artena.