EPPUR SENZA UN PALCO LA CITTA’ VA IN SCENA DA OLTRE TRENT’ANNI

Tre compagnie teatrali e dialettali sono presenti sul territorio. E’ assente, ingiustificato, un Teatro

Il 25 febbraio 1545 a Padova otto uomini si presentarono presso lo studio di un notaio, per stipulare un contratto. Hanno deciso di formare “. . . una fraternal compagnia”, il cui fine è “recitar commedie di loco in loco”, per “guadagnar denaro”. Si impegnano a restare uniti fino alla quaresima dell’anno successivo, ad acquistare un cavallo per trasportare costumi ed attrezzi di scena, a dividersi in parti uguali il ricavato degli spettacoli. L’umile prosaico documento redatto davanti al notaio costituisce l’atto di nascita del moderno professionismo teatrale. Capo riconosciuto della “fraternal compagnia” risulta essere un certo messer Mafio, meglio noto col soprannome Zani (=Zanni, appellativo originario delle maschere contadine).
Il TEATRO nasce in Grecia e la tradizione attribuisce le prime forme di teatro a Tespi, giunto ad Atene dall’Icaria nella metà del sec. VI a. C. sul suo carro dove trasportava i primi attrezzi di scena, arredi, costumi ecc.
In Italia il teatro più antico è quello greco di Siracusa, mentre il primo costruito in seguito è il San Cassiano di Venezia, sorto nel 1581, mentre il più antico d’Europa è il san Carlo di Napoli, 1737, voluto da Carlo III di Borbone.
Dopo questa carrellata veniamo ai giorni nostri e al rapporto fra Artena, gli artenesi, e la settima arte, e cominciamo con la dolente nota dell’assenza nel nostro paese di una struttura idonea, un edificio adatto ad ospitare rappresentazioni, spettacoli. Eppure negli anni sono nate diverse compagnie amatoriali dialettali, ma come nel 1545 anche per loro vale la clausola “di loco in loco”: piazze, palestre, sale parrocchiali, raramente teatri veri e propri.
Peccato, perchè il potenziale c’è, l’amore per il palcoscenico pure, tutte risorse che potrebbero essere sfruttate al meglio. E allora per confermare la mia tesi, ecco una piccola storia delle compagnie che negli anni ci hanno fatto ridere e divertire con le loro esibizioni.
LA MASTRA
Questo è il racconto che mi fà Alberto Talone, componente storico di questa compagnia, la prima a sorgere ad Artena e che per la prossima festa dedicata alla Madonna tornerà ad esibirsi.
“La storia della Mastra inizia alla metà degli anni ’80, un bel po’ di tempo fa. Non c’era nessuna compagnia teatrale ad Artena fino a quel momento, e fu grazie all’intuito del compianto Augusto Gentilezza, che è stato anche l’anima della nostra compagnia, colui che ha scritto diverse scenette, canzoni, poesie. Tra gli anni 84-85 iniziammo la costituzione de La Mastra, scegliemmo quel nome perchè la mastra è la madia, quel mobile dove si conservavano le cose più preziose, il pane, la pasta, ecc.
Abbiamo esordito con una commedia scritta da Stefano Serangeli alla fine del 1600 “Gli Ingannatori Ingannati”, che il povero Augusto trascrisse in italiano corrente e poi ritrascrisse in dialetto. Le prime esibizioni ebbero luogo nella palestra del Convento, era il periodo natalizio. Mai vista tanta partecipazione. La folla stipava la palestra ad ogni rappresentazione, c’era talmente tanta gente fuori che voleva entrare, che furono divelte le porte che già erano un po’ rotte! Poi ci siamo esibiti nell’ex cinema Valenti, a Piazza della Vittoria, al centro storico, nella piazza del mercato; abbiamo rappresentato diverse scene, sempre in dialetto artenese, come Biancaneve e i sette nani, tutte inventate da Augusto Gentilezza.
La nostra attività è andata avanti per 15 anni. Ma la Mastra, oltre che esibirsi in rappresentazioni teatrali, ha partecipato al Carnevale artenese, a diversi cortei carnevaleschi del Carnevale morto, e alle feste di Montefortino, dalle prime fino alle ultime, e anche ad altre feste.
Negli anni si sono succeduti molti attori, tante ragazze che adesso sono mamme ma i componenti principali, per quanto riguardava la parte artistica e scenografica, sono stati: Emilio Riccitelli, Donatella Latini, Elisabetta Coculo, oltre a me, Alberto Talone.
Invece per la parte musicale ancora oggi Roberto Botteri, Benito Talone, e ora anche il figlio Fabrizio Talone. Ricordiamo poi con affetto il compianto Pasquale Talone. Negli anni si sono succeduti diversi musicisti. Ci hanno chiamato anche per spettacoli a Lariano, abbiamo riscosso sempre successo. Poi c’è stato chi si è sposato, chi è andato via da Artena e man mano il gruppo si è sciolto, ma questo è stato l’ inizio che ha avuto un seguito perchè dopo di noi sono subentrate altre compagnie.
Adesso il 28 maggio per la festa della Madonna, ci esibiremo con due scenette in dialetto nel piazzale davanti a Santa Croce, con canzoni e poesie.
Sono stati anni belli, la gente si è divertita, abbiamo riscoperto il dialetto, cercando sempre, nel nostro piccolo, di mantenere la cultura e le tradizioni del nostro paese, vogliamo mantenere accesa questa piccola luce che ancora rimane”.

Ringrazio Alberto Talone per la sua gentilezza e per avermi dedicato parte del suo tempo. Alberto Talone, nel raccontarci la storia de “LA MASTRA”, ha accennato alle altre compagnie teatrali sorte in seguito ad Artena. Una di queste è ESSO CHISSI, che nasce nella contrada Selvatico, diversi anni fa, grazie all’entusiasmo e all’iniziativa di un gruppo di ragazzi, che decise di darsi questo nome, come a voler dire “eccoci, siamo qui, ci siamo anche noi”. Sandro Palone, anima e fulcro del gruppo, mi racconta la loro storia.
ESSO CHISSI
“Correva l’anno 1995, nella contrada Selvatico fervevano i preparativi per la festa annuale della Madonna del Buon Consiglio, e un gruppo di ragazzi appassionati del teatro e amanti dell’arte, decise di cimentarsi in qualcosa di nuovo, facendo loro stessi spettacolo per la prima volta: misero in scena la commedia di Eduardo De Filippo “Non ti pago” riadattata in dialetto artenese con il titolo “Non ti ‘o tongo”.
Ciò che essi stessi credevano fosse destinato a terminare in quella singola occasione, continuò e in loro divenne sempre più intensa la voglia di recitare, far divertire e divertirsi.
Trovarono in Eduardo de Filippo il loro mentore portando in scena le sue commedie: “Non ti pago”, “Natale in casa Cupiello”, e “La Fortuna con la effe maiuscola”, tutte ovviamente riadattate in dialetto artenese.
Con il tempo il gruppo, divenuto ormai una compagnia amatoriale, decise di lavorare a due commedie inedite scritte di loro pugno che furono “I sordi me so parenti” e “Te conoscio mascherì”.
L’inverno del 2001 la compagnia , quasi in scommessa con se stessa, portò in scena “Rugantino”, di Garinei e Giovannini, il successo della commedia fu immediato e inaspettato tanto che a grande richiesta del pubblico, e tanta gioia da parte del gruppo, aumentarono il numero delle serate previste per gli spettacoli. Dopo una pausa di circa sette anni, ma non avendo mai perso la passione, sono tornati sulle scene con la sopracitata “La fortuna con la effe maiuscola”, dove il pubblico, partecipando numeroso ad ogni spettacolo, si è dimostrato ancora una volta fedele a questa carismatica compagnia. La commedia si articolava in due atti dove si poteva vedere, accanto a della sana comicità, il dramma di una famiglia povera nella Napoli degli anni ’50. Non si può fare a meno di citare i talentuosi interpreti di questa commedia: Sandro Palone, Luca Frate, Rosa Bucci, Roberto Frate, Augusta Fanfoni, Sara Donnini, Oreste Palone e Massimilianio Fanfoni.
E da allora tanti lavori si sono susseguiti, l’elenco è lungo, i ragazzi si sono impegnati sempre con l’entusiasmo iniziale, che li ha visti calcare le scene di vari teatri del territorio.
Per celebrare il 25esimo anniversario della scomparsa del grande Eduardo De Filippo, la compagnia teatrale ESSO CHISSI , con il ristorante Chiocchiò, hanno organizzato una innovativa serata iniziata con una cena presso il ristorante stesso, e continuata poi nelle sale del locale con la rappresentazione teatrale de “La fortuna con la EFFE maiuscola”, dello stesso Eduardo, un grande successo! Nel 2011 “Baciaria tutte le stelle” a Montelanico, in piazza Cavour. Nel 2013 “Beglio & cusito”(l’Arte del Teatro la Poesia e le Canzoni in dialetto artenese). Nel 2014, per i 20 anni della compagnia, per la festa della Madonna del Buon Consiglio, al Selvatico va in scena “Il meglio di. . . ESSO CHISSI”. Nel 2013 “Uno due tre. . . stella”, con la partecipazione amichevole del cantante Robertino, ospite d’eccezione al Gran Galà di Primavera. Poi il Gran Galà d’Estate a Rocca Massima.
Nel 2016 ” ‘Nu Bambiniello e tre San Giuseppe”, di Nino Masiello e Gaetano Di Maio. Nel 2018 un successo meritato con “Pasquino” al teatro Vittorio Veneto di Colleferro, replicato poi al teatro Principe di Palestrina, e proprio in quella sede è stato gradito ospite tra il pubblico l’autore di Pasquino, Claudio Maggiolini.
I ragazzi di Esso Chissi, inoltre, sono molto sensibili alle problematiche sociali, infatti con i loro spettacoli per beneficenza hanno aiutato Telethon e Aisla, e il gruppo giovanile 92, e hanno contribuito alla raccolta fondi per il restauro della cappella della Madonna delle Grazie.
E arriviamo al 2020, “Sempre e per sempre”, e una nuova entusiasmante prova con uno spettacolo innovativo, uno spettacolo inedito tra musica, danza e poesia:
“Battiti, Viaggio intorno al cuore, viaggio con il cuore”, con la direzione artistica di Sandro Palone e Carlotta Bilato, in occasione di Artena Città Presepe, poi il Covid ha fermato tutto”. . .

Ringrazio Sandro Palone, che ho avuto modo di conoscere e apprezzare, come regista, per la compagnia amatoriale del C. S. A., “Diversamente Giovani”, ed ho voluto togliermi una curiosità, cioè se nel distribuire le parti, individuava subito chi era più adatto ad interpretare quel ruolo, dato che con noi le aveva assegnate tutte alla grande.
“Sì, è sempre in base alle loro attitudini. Ognuno ha caratteristiche diverse. Ormai sono più di 25 anni di attività e quando leggo il copione le parti si materializzano sui personaggi in modo naturale”.
Concludo con le parole di ESSO CHISSI: “Quello che vogliamo offrire sono spettacoli esilaranti, con sane risate, buon teatro. Il regalo più bello per noi sono le risate del pubblico”.
Interessante quindi anche la storia degli amici di ESSO CHISSI, questi ragazzi, animati da passione per il teatro e la recitazione hanno visto che quello, che all’inizio credevano fosse un bel gioco (che come dice il proverbio dura poco), si è trasformato negli anni, grazie alla loro costanza e al loro impegno in un lungo viaggio pieno di soddisfazioni.

Adesso è la volta della compagnia di Maiotini di darmi notizie sul come, dove, quando è nato il loro gruppo. Ci raccontano la loro storia.
SIMO SEMPRE NU’ de MAIOTINI
Quando è nato il vostro gruppo, e quando è nata la passione per il teatro?
“Il gruppo è nato nel 1998 grazie al parroco di allora, Don Paolo Latini, che ebbe l’idea di formare un laboratorio teatrale nel dopo Cresima per non perdere e non far allontanare dalla comunità i ragazzi della zona. Un’idea alla quale siamo stati e saremo sempre grati in quanto ad oggi, a distanza di qualche decennio, ancora è in piedi. La passione per il teatro è nata insieme al gruppo, man mano che portavamo avanti un progetto. Ci siamo migliorati e abbiamo raggiunto degli obiettivi importanti.
Inizialmente tutto si svolgeva nel locale “Elvira Santoro”, il locale sottostante la chiesa di Maiotini. Poi ci siamo spostati ad Artena al Palazzaccio, dove siamo partiti con due repliche e siamo arrivati ad esempio all’ultimo spettacolo con nove repliche”.
Come scegliete le opere da realizzare, e con quale criterio vengono assegnate le parti? Non penso sia una cosa semplice, parlo da profana.
“Questa è una domanda molto interessante e ti ringraziamo per averla formulata. L’idea iniziale, la scintilla se così possiamo chiamarla è la benzina di ogni progetto. Se l’idea è sbagliata, non coinvolge tutti, la riuscita è quasi sicuramente impossibile. Per svolgere questa attività anche a livello amatoriale bisogna studiare molto, tenendo conto dello spazio che si ha a disposizione, degli attori, delle scene che si possono realizzare come quelle originali, e di quelle che invece si possono adattare;di come si può tradurre un testo nel nostro dialetto, se non perde di intensità, insomma ci vuole un lavoro che spesso ci tiene impegnati per mesi, occorrono costanza, unione perchè si deve fare tutti insieme. Una volta scelta l’opera le parti sono già assegnate. Poi se c’è da modificare qualcosa in corso d’opera si modifica, ma sinceramente non ci è mai capitato. Tutti ci siamo adattati a fare tutto, lo spirito della nostra associazione è proprio questo e ne siamo fieri. Fare teatro a livello amatoriale è un impegno molto serio. Si inizia provando due volte a settimana per poi provare quasi tutte le sere e questo dura per 3 o 4 mesi. Le scenografie, le luci, i costumi, la pubblicità. . . è una macchina che per farla partire ci vuole molto coraggio ma poi le soddisfazioni sono immense, dopo oltre venti anni possiamo dire che ogni volta è come la prima volta, il cuore batte a mille all’ora, sempre. Non ci si abitua mai”.
Quali sono i lavori che avete portato sulle scene, e quali secondo voi quelli riusciti meglio?
“Abbiamo realizzato più di venti opere teatrali, passando dai copioni inediti (Stella mè, La lampada di Armandino , A tempo de guera. . . )a quelli conosciuti di Garinei e Giovannini(Aggiungi un posto a tavola), De Filippo(Questi Fantasmi, Ditegli sempre di sì, Non ti Pago. . . ) e Scarpetta(Il medico dei pazzi, Tre pecore Viziose. . . ). Lo spettacolo più riuscito sicuramente IL MEDICO DEI PAZZI, sei repliche da cartellone non sono state sufficienti, abbiamo iniziato a Gennaio e abbiamo terminato a Marzo e avevamo i numeri ancora per continuare”.
Programmi per il futuro?
“Per il futuro abbiamo un solo programma, che è quello di ripartire, dopo questi tre anni di pandemia vogliamo solo ripartire e riprendere a divertirci insieme a tutti quelli che ci hanno accompagnato in questi anni e a quelli che vorranno unirsi. Abbiamo un progetto importante in cantiere, ma non vogliamo spoilerare nulla, diciamo solo che è in cantiere”.
So che gli artisti in genere sono scaramantici, voi avete qualche rito vostro, particolare?
Qui si apre un mondo, un membro del gruppo(senza fare nomi) ogni anno, dice sempre la stessa cosa: “Regà ettate jo banno ca nce vè niciuno.”. Adesso non sappiamo se è un rito scaramantico oppure no , possiamo solo dire che ci divertiamo ogni volta a prenderlo in giro, specialmente appena sono in prevendita i biglietti”.
Quale è stata la papera più divertente , e la battuta più riuscita?
“Di papere ne abbiamo fatte tante e sinceramente non ce le ricordiamo tutte anche perchè se ci sforzassimo a farlo ci vorrebbero più di cento pagine, ma sulla battuta più riuscita non ci sono dubbi: L’ACQUA L’HA PORTATA GINO. In uno spettacolo, “Stella mè”, un personaggio quasi sordo, su ogni discorso doveva dire la sua, purtroppo però non capiva bene e quindi rispondeva con la solita frase: ” l’acqua l’ha portata Gino”.
Risultò talmente simpatica questa battuta in quel contesto, logicamente, che in una replica l’attore Cristian Acciarito non fece in tempo a dirla perchè la disse il pubblico con un coro da stadio. Stessa cosa per “Dottò sentila mia figlia, ‘ddora come uno spallettone di mentuccia” da “Il medico dei pazzi” scena in cui una affittuaria della pensione, Sabrina Acciarito, voleva per forza far conoscere sua figlia al dottore”
Si sente la mancanza di un teatro ad Artena, di un locale ad hoc, con l’acustica perfetta?insomma un teatro vero!
“Ad Artena un teatro ci starebbe veramente bene. Sicuramente di questi tempi è impossibile ma avere un punto di cultura sicuramente farebbe bene ai giovani e alla comunità perchè la cultura è fondamentale per una comunità che vuole abbracciare il futuro.
Volevamo aggiungere che se qualcuno ha la passione per il teatro dialettare ci può contattare ed entrare a far parte del gruppo, siamo sempre aperti a tutti”.

Termina qui il mio viaggio fra le compagnie teatrali di Artena, una cosa mi ha colpito: in tutti loro prevale lo spirito di gruppo, il sentirsi UNO anche se sono in tanti, e l’amore per la cultura, per quella che è comunemente chiamata settima arte. Speriamo di potervi applaudire presto, tutti, per passare piacevolmente qualche ora, magari in un vero teatro, con sedie comode, acustica perfetta, non siamo più ai tempi del contratto di Zanni, non è più tempo di far teatro “andando di loco in loco “.
Artena merita un vero palcoscenico, lo meritate tutti voi, i ragazzi della Mastra, di Esso Chissi, di Simo sempre nù de Maiotini. E lo meritano i cittadini di Artena, il vostro pubblico.
Vi ringrazio per il per il tempo che mi avete dedicato, raccontandomi le vostre storie e rispondendo alle mie domande. Vi aspettiamo sul palco.

AMBRA CIPRIANI