FISTULE IN PIOMBO: ARTERIE DELLE VILLE RUSTICHE DI ARTENA

Tubi antichi per convogliare l’acqua nelle Ville Romane presenti sul territorio di Artena, collegati da cunicoli sotterranei rinforzati da opere murarie

In epoca romana il territorio di Artena era costellato da diverse ville rustiche. Realtà produttive molto importanti nella rete degli scambi commerciali istituita dai romani. Nella località Valli, nel comune di Artena, è stata individuata una villa posta in posizione dominante sul tracciato della via Latina. Tale contesto privato era dotato di fistule plumbee le quali assicuravano l’approvvigionamento idrico all’edificio. Sul corpo di questi tubi è stato ritrovato più volte il marchio a caratteri rilevati “C. Calpurnius Licinianus fecit”, che ne identifica il costruttore già noto in letteratura archeologica e attivo tra la fine del II d.C. e l’inizio del III d.C. Anche la villa in località Colle delle Galline disponeva di allacci plumbei per i rifornimenti idrici, inoltre è stato ritrovato un frammento di fistula dotato di valvola bronzea per la regolazione del flusso d’acqua. Le fonti antiche insistono sulla necessità di costruire le ville rustiche in prossimità di sorgenti d’acqua naturali come i fiumi, per ottenere abbondanti rifornimenti d’acqua nel minor tempo possibile, se questo non fosse stato possibile si costruivano delle cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Nel caso in cui la sorgente d’acqua o la cisterna erano collocate ad una certa distanza dalla villa che bisognava rifornire si creavano dei collegamenti che potevano essere sotterranei o realizzati collegando tubature fittili o in piombo. I collegamenti sotterranei erano dei cunicoli scavati nel terreno che potevano poi essere rinforzati con opere in muratura, mentre gli allacci tra tubature potevano essere collocati su dei piccoli acquedotti realizzati ad hoc. La villa rustica di piano della Civita avrebbe dovuto disporre di un piccolo acquedotto, ad oggi non pervenuto, che portava l’acqua da una cisterna, collocata nel punto più alto dell’area fino ad un cunicolo sotterraneo che infine convogliava l’acqua all’interno della villa. Il territorio di Artena ha dunque restituito delle importanti testimonianze riguardo l’uso di tubazioni per gestire le risorse idriche della zona, ma questo sistema era già usato in altre parti del mondo antico. Ordinariamente si considerano come fistule anche i tubi di terracotta usati dunque non solo dai Romani, ma anche dai Greci come nel caso di Pergamo, dagli Etruschi (Marzabotto), dai Cretesi nei loro palazzi e dai popoli dell’Oriente (Nippur e altri luoghi della Mesopotamia); è da segnalare qui il curioso sistema di conduttura trovato dal Macalister a Gezer in Palestina a forma di anfore sfondate e incastrate le une nelle altre: sistema che si trova qualche volta usato anche dai Romani. Presso i Romani si sono anche trovati tubi fatti di pietra (ad Arezzo, a Patara in Licia, e in diversi luoghi della Tunisia), e di legno (in Germania, a Vieil-Évreux, e così via): ma questi condotti, e soprattutto quelli fittili, sono da Vitruvio e da alcune iscrizioni designati col nome di tubuli, mentre le vere fistulae sono quelle di metallo e più particolarmente di piombo. In rari casi se ne trovano di altri metalli, come quella lanuvina d’argento e quelle di bronzo ricordate in un’iscrizione di Alatri. Le fistole erano fabbricate dai plumbarii: la loro lunghezza era normalmente di dieci piedi; la sezione non era perfettamente circolare ma aveva una forma ad ovale, per la necessità della saldatura. Il diametro variava secondo il calibro che si voleva ottenere: questo nei tempi più antichi era calcolato sulla base unitaria dell’oncia (1/12 di piede = m. 0,024) o del dito (1/16 “di piede = m. 0,018); nell’età imperiale invece era basato spesso sopra una nuova unità, detta quinaria, di cui Frontino dice esser ritenuto inventore da taluni Agrippa e da altri l’architetto Vitruvio, e che era così chiamata a diametro quinque quadrantum. Interessanti sono le iscrizioni che si trovano sulle fistole, gettate o fuse insieme con esse, specialmente durante il periodo tra il regno di Tiberio e quello di Alessandro Severo; esse recano diverse informazioni, dal nome dell’imperatore a quello di funzionari imperiali che le hanno commissionate, dal nome del produttore ad indicazioni di carattere geografico che indicano dove dovevano essere poste le tubazioni e così via. Concludendo questa categoria di reperti risulta molto utile agli archeologi e agli storici per definire l’efficienza della gestione delle risorse idriche di un determinato contesto archeologico. In basso a sinistra tubo in piombo con valvola proveniente da Colle delle Galline, accanto frammento di fistula in piombo con iscrizione.

LEONARDO CERRONIS