DONNE DI ARTENA, DIFFICILE EMERGERE CON LE POCHE RISORSE

E’ fondamentale promuovere politiche di inclusione e uguaglianza di genere e garantire l’accesso alle opportunità di lavoro

La disuguaglianza di genere è ancora una sfida significativa in Italia, e le donne continuano ad affrontare disparità in vari aspetti della società. Nonostante i progressi compiuti, i dati dimostrano che la situazione non è ancora soddisfacente.
Uno degli aspetti che evidenziano la disuguaglianza di genere riguarda l’occupazione. Secondo il bollettino Istat, pubblicato il 31 gennaio, su 334.000 occupati in più registrati in un anno, solo 38.000 sono donne, mentre 296.000 sono uomini. Questo significa che l’88% dell’incremento dell’occupazione è a favore degli uomini.
Il tasso di occupazione femminile si attesta al 51,3%, inferiore alla media europea del 62,7%. Inoltre, il tasso di disoccupazione femminile è ancora più elevato rispetto a quello maschile, con il 9,1% contro il 6,8% degli uomini.
La situazione delle donne nel mercato del lavoro è ancora compromessa da fattori strutturali che limitano le opportunità di impiego.
Le donne sono spesso impiegate in lavori precari, a tempo parziale e in settori poco remunerativi o poco strategici. In particolare, il part-time rappresenta una forma di ingresso al lavoro per molte donne, con il 49% dei contratti attivati a tempo parziale. Anche se le donne hanno ottenuto un miglioramento numerico nelle posizioni di leadership, con un aumento del 2% nei vertici aziendali e dell’1% nei ruoli di senior management nel 2022, l’Italia rimane indietro rispetto ad altri paesi.
La disuguaglianza di genere nel lavoro si riflette anche nella conciliazione tra vita privata e professionale.
Le donne, soprattutto quelle laureate, godono di minore flessibilità rispetto agli uomini e hanno meno voce nell’organizzazione degli orari di lavoro.
Solo nel 24% dei casi le donne possono decidere autonomamente i propri orari di ingresso e uscita dal lavoro, rispetto al 43% degli uomini. La partecipazione delle donne ai processi decisionali e alla rappresentanza politica è ancora limitata, nonostante siano state introdotte quote di genere per favorire la parità.
Per affrontare queste sfide, è necessario un impegno costante da parte della società e delle istituzioni.
È fondamentale promuovere politiche di inclusione e uguaglianza di genere, garantire l’accesso a opportunità lavorative e di sviluppo professionale, e sostenere la conciliazione tra lavoro e vita familiare. Inoltre, è importante educare la società sull’importanza dell’uguaglianza di genere e combattere gli stereotipi di genere che ancora persistono.
Nei piccoli paesi come Artena per le donne è più difficile emergere, le difficoltà che si incontrano sono sia per una lentezza burocratica che a volte è dovuta anche all’incompetenza e alla disorganizzazione amministrative, sia per le poche risorse messe a disposizione per la realizzazione di progetti in vari ambiti (sport, sociale, turismo).
La pandemia non ha certo aiutato e ha messo ancora più in evidenza questo “malessere”.
Inoltre c’è da aggiungere che purtroppo è ancora presente una cultura in qualche modo “maschilista” che ostacola le donne, ancor di più se giovani, a emergere professionalmente nei progetti di attività autonome soprattutto se innovative.
In conclusione, nonostante alcuni miglioramenti, la disuguaglianza di genere rimane un problema in Italia.
È necessario un impegno continuo per affrontare le disparità nel mercato del lavoro, nell’istruzione e nella rappresentanza politica.
Solo attraverso un approccio integrato e la promozione di politiche di uguaglianza di genere si potrà raggiungere una società più equa e inclusiva per le donne italiane.

References:
[1] Italia prigioniera del gender gap: una donna su due assunta part time. Repubblica. (2023, February 27). Retrieved from https://www.repubblica.it/economia/rapporti/osserva-italia/conad/2023/02/27/news/italia_prigioniera_del_gender_gap_una_donna_su_due_assunta_part_time-389772183/

DAIANA VAIANI