LA VILLA ROMANA DI PIANO DELLA CIVITA TRA INCURIA E ATTI VANDALICI

L’ultimo episodio vandalico non è che il pezzo finale di una serie di atti contronatura compiuti nel Parco Archeologico negli ultimi trent’anni

Guidata dal Prof. Jan Gadeyne e finanziata dalla Temple University Rome, si è conclusa il 18 Luglio la campagna di scavo sul grande terrazzamento della civita di Artena. Anche quest’anno le indagini archeologiche nella villa romana hanno portato alla scoperta di nuove strutture murarie tardo-antiche costruite dopo l’abbandono del primo nucleo della villa. Piccole scoperte importanti che ci fanno conoscere sempre di più la lunga storia dell’edificio costruito sul grande terrazzamento intorno al I sec. a.C. sopra strutture già esistenti del periodo medio repubblicano datate tra la metà del IV e inizi III secolo a.C. e frequentata fino al VI-VII sec. d.C.
Una lunga storia di occupazione con fasi alterne di circa 1100 anni che avrebbe bisogno di maggior tutela e rispetto e un maggiore controllo delle autorità sia per una pulizia e manutenzione ma – soprattutto – per combattere gli atti vandalici da parte di stupidi individui che si divertono con le loro bravate a distruggere i resti archeologici che anno dopo anno, con pazienza e lavoro delicato, vengono portati alla luce da studenti e volontari.
Ancora una volta, anche quest’anno, questi vandali, individui che senza motivazione ma solo per il gusto perverso di distruggere, credendo che così facendo possano essere annoverati tra gli “eroi” di questo Paese, personaggi che di tanto in tanto visitano le rovine della civita, recando con le loro bravate un danno alla collettività.
Questa volta questi idioti hanno preso di mira le due colonne in mattoncini e la grata dell’impluvium della villa romana, e forse sono gli stessi individui che già nel febbraio 2020 sradicarono le due colonne e tolsero la grata messa a protezione dell’apertura della cisterna che si trova sotto l’impluvium. I vandali sono tornati per completare l’opera, gettando all’interno della cisterna (profonda più di tre metri) i due rocchi di colonna e la grata rendendo il passaggio pericoloso, durante la visita agli scavi delle persone o scolaresche, vicino all’apertura della cisterna, tanto che qualcuno vi potrebbe cadere all’interno.
Questo ultimo episodio vandalico è solo uno di una lunga serie compiuta sulle strutture della villa romana della civita di Artena che ogni anno vengono portate alla luce.
Il primo di questi episodi si è verificato il 4 Luglio 1997. Durante la notte idioti distrussero, prendendoli a picconate, alcuni muri della villa romana e un pavimento in tufo nell’ambiente del tourcular, portati alla luce il giorno prima. Un atto vandalico, forse intimidatorio, vergognoso e indegno di un paese civile, che amareggiò tanto il prof. Roger Lambrechts che come prima intenzione ebbe quella di voler abbandonare il cantiere di scavo e tornarsene in Belgio. Poi ci ripensò e continuò gli scavi.
“… Continuo – disse – per non assecondare la stupidità di questi imbecilli”.
L’archeologo Lambrechts ha dato tanto agli studi della civita, dove per 25 anni ha dedicato parte della sua vita. E per ricordarlo il 10 Luglio 2011, fu organizzata dall’associazione “Catauso” una conferenza sul sito della civita di Artena.
Un evento per ricordare l’archeologo che dal 1978 al 2004 aveva esplorato il sito. Dopo la conferenza è stata scoperta una lapide in sua memoria, sul punto più alto della città antica a circa 630 metri s.l.m. posta ai piedi dell’albero dove il professore andava spesso a riposare e meditare sugli scavi nelle ore più calde del giorno.
Ed anche qui, tra il 2012 e il 2013 la bravata di un vandalo cacciatore, un uomo senza ritegno, sparò tre colpi di fucile che in un attimo deturparono la lapide messa a suo ricordo. Scrisse a riguardo l’archeologa Artenese Giulia Ciucci su Artena on line:
“Questa targa, simbolo della memoria, è stata violentata con alcuni colpi di arma da fuoco, che hanno lasciato tracce nere indelebili sul candore della pietra. Questi colpi irrispettosi, criminosi, imbecilli sono un’onta per l’intero paese di Artena. Siamo tutti complici di questa violenza invisibile e visibile, perchè abbiamo dimenticato, perchè non visitiamo questi luoghi colmi di storia e lasciamo a pochi esseri privi di coscienza e colmi di idiozia agire indisturbati”.

Solo a titolo di cronaca voglio ricordare alcuni di questi atti vandalici che hanno subito le strutture della villa romana nel corso di questi ultimi anni:

  • Nel 2016 furono rubate le sei lastre di plexiglas lunghe 6 m. e larghe 1, bullonate sull’intelaiatura in ferro e impiantate per coprire una stanza della villa romana.
  • Nell’Agosto 2017, un incendio doloso, ha distrutto la copertura di legno e plastica delle terme della villa, compromettendo le murature degli ambienti sottostanti.
  • Nel Giugno 2019 è stato distrutto parte di un muro delle terme e tolta la copertura in cemento. In questo stesso periodo è stato divelto con un mezzo agricolo un grande cancello laterale della recinzione della villa, con lo scopo di far entrare liberamente le mucche a pascolare tra i muri della villa.
  • Nel 2022 è stato forzato il container per rubare gli attrezzi di lavoro usati durante gli scavi (pale, palette, piccozze, carriole e perfino la cassetta di primo soccorso).
    Alla luce di tutti questi episodi, ci si domanda, se serve ancora continuare a scavare e studiare il sito? Serve ancora pubblicizzarlo per farlo conoscere? Gente di altri paesi che viene a visitare il sito e che lo trova in completo stato di abbandono, con erba e cardi mariani che coprono le strutture.
    Il Piano della Civita e la villa romana devono essere vissute visitate e rispettate, creando visite guidate e manifestazioni nel rispetto del sito archeologico e della natura che la circonda.