SCONVOLGENTE

L’Operazione Feudo ha portato all’arresto ai domiciliari del primo cittadino di Artena Felicetto Angelini, dell’Assessore ai Lavori Pubblici Domenico Pecorari, dell’ex capo tecnico del servizio Lavori Pubblici e del presidente di una cooperativa che gestiva, per conto del Comune, il servizio sanatorie edilizie.

Venerdi 30 ottobre per Artena sarà un giorno difficile da dimenticare. Un’inchiesta della Procura di Velletri denominata ‘Operazione feudo’ ha portato all’arresto ai domiciliari del sindaco Felicetto Angelini e dell’Assessore ai Lavori Pubblici Domenico Pecorari. Entrambi avevano vinto le ultime elezioni tenutesi nell’aprile del 2019, con una percentuale di circa il 33%… dei votanti, con uno scarto sulla lista arrivata seconda di circa 1000 voti. Perché ho detto impropriamente che entrambi hanno vinto le elezioni, quando sarebbe più esatto dire che le ha vinte il sindaco e la sua lista, quindi perché mettere l’Assessore Pecorari tra i vincitori insieme al Sindaco? Perché tutta la cittadinanza è rimasta colpita dal successo clamoroso, in termini di preferenze raccolte, di Domenico Pecorari, oltre 800 voti, quasi il 10% dei votanti; qualcosa che ha dato la sensazione nella cittadina (piccola cittadina di 14mila abitanti) di qualcosa di nuovo, mai successo prima; la domanda che molti si facevano davanti ai bar e nelle piazze era: ma come ha fatto a prendere tutti quei voti? E poi un’altra domanda molti si facevano: perché in un paese dove si vince con la maggioranza relativa, un voto in più e prendi il Sindaco più 11 seggi su 17, cioè una maggioranza schiacciante, si sono presentate altre 4 liste? Ecco, queste erano le domande che le persone si facevano, e la risposta a queste domande
potrebbe essere facile a darsi, ma nella realtà locale invece qualcosa porta a far sì che il semplice diventa complicato. Proviamo a ragionare su questo, perché da questo discende il senso di poter far tutto o quasi, di chi è stato eletto a guidare il paese, un inebriamento ha attraversato i loro comportamenti e atti, un senso di gran capacità nell’uscire da situazioni difficili. Facciamo un po’ di storia della politica artenese, perché qui non stiamo parlando di un semplice consigliere o politico come tanti, ma stiamo parlando di uno che è stato insieme a Gino Bucci, Emilio Conti e Erminio Latini, sindaco per tre consiliature, una figura importante del partito comunista italiano ad Artena e nel circondario, eletto anche nella provincia di Roma, un politico a cui tutti, sodali e avversari hanno sempre riconosciuto qualità oratorie e abilità politiche, sveltezza nelle decisioni e anche un carattere molto determinato e sempre pronto ad andare in piazza a regolare i conti politici con gli avversari con comizi di fuoco. Cosa è che porta un politico di tal fatta, figlio di un muratore, determinato negli studi tanto da raggiungere la laurea in medicina nei tempi regolari, in un periodo dove non tutti noi di quella generazione avevamo l’ambizione dello studio per avere un miglioramento sociale, e quindi, con facilità si mollava dopo il diploma, non per mancanza di mezzi come un facile sociologismo induce a credere. Ecco, parlare del Sindaco Felicetto Angelini, invischiato nell’operazione feudo, sospeso dal Prefetto dalla carica di Sindaco, (anche Pecorari Domenico è stato sospeso dal Prefetto), sospeso dal Partito Democratico di cui è stato un fondatore qui ad Artena, quello stesso partito che in due occasioni topiche della sua consiliatura precedente lo ha sostenuto con una determinazione tale da sembrare un supporter della lista civica di Angelini e un avversario del Circolo del Pd Artenese! Sospeso dalla ASL nella quale svolge funzioni manageriali e direttive; insomma un dramma umano e politico si è abbattuto sul Sindaco. Cosa è che porta una persona a rischiare dei reati e degli illeciti, come quelli ipotizzati dalla Procura, nell’esercizio di un’alta funzione come quella di Sindaco? Cosa è che gli fa abbassare il livello di attenzione nei comportamenti a tal punto da risultare squallido e spregiudicato, stando alle ricostruzioni fatte dalle agenzie di stampa che, per gran parte, riportano stralci dell’ordinanza del Gip di Velletri. L’elenco dei reati ipotizzati sono tanti e inondano i giornali e i comunicati, si va dalla corruzione alla concussione, dal falso ideologico alla turbativa per l’assegnazione di lavori. Le persone coinvolte sono 22, un numero esagerato, e questo fa capire che le ipotesi dei reati, oltre che specifiche, lasciano intendere una convinzione
degli inquirenti riguardo ad un ‘ambiente’ amministrativo decisionale ed esecutivo molto sodale e complice nell’attuazione di tali pratiche. Questo emerge dalle notizie sulle agenzie. Tutto sarà vero? Tutto reggerà alla prova dell’aula, se si andrà a processo? Questo riguarda certamente la giustizia che farà il suo corso, come si dice con formula abusata; a noi tocca ragionare su altro e in particolare: sull’ambiente che emerge con complicità e collusioni, più o meno consapevoli, del personale del comune facenti varie funzioni; sul rapporto sbagliato e deleterio con gli imprenditori (ovviamente alcuni), un nervo scoperto per Artena; e poi l’assenza di una formalità nelle relazioni pubbliche, che sola può garantire imparzialità e rispetto di tutti. Se guardiamo alle complicità del personale che vengono additate e messe sotto accusa dalla Procura, possiamo scandalizzarci e riprovare la cosa e chiuderla lì, oppure possiamo provare a vederne la dinamica interna nelle relazioni tra giunta e personale: tra Sindaco, Assessori e personale, le complicità si generano perché ci sono pressioni, e le pressioni in un luogo di lavoro particolare come un’amministrazione comunale, sono particolari e forti, quindi sono coloro che hanno il potere di premere, che dovrebbero imparare ad esercitare il potere con la giusta misura e la giusta formalità di cui dicevo sopra. E questo è un fatto eminentemente Culturale, di rispetto dei ruoli e dei sottoposti, di moderazione nell’uso del potere, di saper gestire le difficoltà con la necessaria consapevolezza del ruolo e degli altri. E quindi, portare il personale a riconoscersi in un gruppo che deve dare delle risposte ai cittadini perché ne riconoscono l’alto valore comunitario, con conseguente riconoscimento cittadino. Quando invece il clima è quello che viene riportato dalle accuse della Procura siamo veramente in una condizione di arretratezza culturale, civile, sociale e per di più in tali contesti il diritto diventa merce di scambio col favore. Lo scambio del diritto col favore è la ‘cattiva pratica’ che porta voti in una situazione di difficoltà economica e di scarso movimento civico, il brodo di coltura di tali pratiche clientelari sta nelle non risposte ai cittadini, nella poca vita civica e nella poca relazionalità cittadina. La responsabilità è della politica, della sua manchevolezza, delle sue dispute misere e vuote di senso collettivo, del non riconoscere un valore che deve essere superiore alle ambizioni personali, spesso scadenti e di poco conto. Troppo spesso uno stipendiuccio di Assessore stimola appetiti di tanti piccoli personaggi che popolano il consiglio comunale, ma tant’è. Domenico Pecorari nella sua vita politica si è mostrato abile e anche capace di realizzare cose, ma la sua eccessiva voglia di fare per crearsi un feudo di voti, lo ha portato a sottovalutare i rischi di un sistema che inevitabilmente genera clientelismo e complicità, sistema che inquina la regolare vita am
ministrativa, come emerge dall’inchiesta giudiziaria. Dire che la giustizia farà il suo corso è una ovvia banalità, ma non possiamo non tenere conto delle cose emerse dall’inchiesta, e su quelle ragionare politicamente. Ora si pone una questione per la gestione del comune di Artena, e cioè: come procedere da parte della giunta a cui è stata tolta la massima rappresentanza, il Sindaco? Formalmente, il vicesindaco dovrebbe prendere le funzioni del sindaco e, fermo restando la maggioranza in consiglio comunale, la giunta potrebbe continuare il suo mandato. Ma qui si pongono questioni abbastanza rilevanti, per la rappresentanza e per il rapporto diretto tra sindaco ed elettori che il sistema maggioritario secco esprime. Una questione di rappresentanza: essendo sospeso Pecorari portatore di 800 voti nella lista, se li sottraiamo a quelli di maggioranza che siedono in consiglio comunale si ritroverebbero con circa 2200 voti; se calcoliamo che il sindaco ne avrà avuti un tot di lista, quindi legati alla sua figura, la lista Artena Rinasce in C.C. resterebbe al di sotto delle altre due liste arrivate seconda e terza; e questo è un problema di rappresentanza cittadina che impone una riflessione ai consiglieri di maggioranza. Ovviamente sta a loro decidere cosa fare, se prendere atto di ciò oppure resistere come un Fort Alamo sapendo di non poter realizzare niente o quasi, paralizzati da inchieste e rancori, paure e rischio di ulteriori problemi. Poi un problema simbolico fondamentale: il maggioritario secco si lega indissolubilmente alla figura del Sindaco, una giunta ha senso democratico solo con la presenza del Sindaco, venendo meno la sua presenza per un’inchiesta giudiziaria, che si continui con il suo vice è privo di senso, nessuno ha votato il vicesindaco per farsi guidare, la sua funzione sostitutiva può essere solo temporanea e occasionale, non si può pensare di portare avanti una consiliatura in tale ruolo. Certo, si potrà eccepire che tale funzione sostitutiva del prosindaco sia in attesa di un chiarimento della posizione del Sindaco, ma questo può avere senso solo per un tempo determinato e necessariamente breve. Di certo non si può ripetere a ruoli invertiti ciò che avvenne quando andò sotto inchiesta giudiziaria il vicesindaco Loris Talone, e il Sindaco Felicetto Angelini lo attese per molto tempo senza sostituirlo nel ruolo di Vice; ma allora poteva essere accettato, se pur discutibile, perché il Sindaco aveva il rapporto di elezione con i cittadini, ed è il Sindaco che dà ogni delega. Eletto dal popolo, come lo stesso Felicetto Angelini dichiarava a gran voce durante quei comizi infuocati in Piazza Gallilei, quando accusava di tradimento i 4 fuoriusciti o cosiddetti erminiani. Quando qualcuno gli faceva notare che senza i voti dei quattro ‘traditori’ non avrebbe avuto la maggioranza, rispondeva, e forse con ragione, che i cittadini avevano votato lui come Sindaco. Per quanto riguarda poi i problemi con la giustizia dell’attuale Prosindaco, facente funzioni da Sindaco, sarebbe bene che desse delle spiegazioni alla cittadinanza, perché non può pensare di fare il Sindaco senza che nessuno lo abbia eletto e per di più con un’immagine diciamo un po’ scolorita. Durante la crisi dei 4 fuoriusciti dalla giunta Angelini, ebbi a dire al Sindaco che ‘Resistere non serve a niente’, mutuando il titolo di un romanzo premio Strega, invitandolo a non forzare il PD per portare in giunta Domenico Pecorari, proponendogli una primaria con altri candidati del PD, per chiarezza, Silvia Carocci. Felicetto e Domenico (in questa piccola ricostruzione li chiamo per nome in quanto militavamo nello stesso partito all’epoca dei fatti) appoggiati nel circolo di Artena da una minoranza, ebbero però il sostegno veemente del segretario provinciale Maugliani, per realizzare l’operazione di entrata in giunta di Domenico (presentatosi alle elezioni con altra lista), perché era importante avere un sindaco con la tessere del PD, anche se era stato eletto con una lista civica. Il tempo ha dimostrato che ‘resistere non serve a niente’ e che, chi ieri li aveva protetti e supportati, oggi in poche ore li ha sospesi dal partito e scaricati come deleteri per la propria immagine. (Scusate questa piccola digressione, ma la reputo importante perché rivela che a volte la spregiudicatezza del vantaggio immediato si rivela una vittoria di Pirro. In fondo, in tutta questa storia, per quel che ne viene fuori finora, chi veramente emerge con una gran dignità da persona perbene, direi di donna perbene, è la dott.ssa Gatta, che ha resistito alle pressioni, ha fatto il suo dovere e non si è tirata indietro nel denunciare dei comportamenti lesivi della sua persona e della sua professionalità; tanto di cappello!

RENATO CENTOFANTI