IL REDDITO DI CITTADINANZA E’ NECESSARIO E VA DIFESO PER UNA ELEMENTARE GIUSTIZIA SOCIALE

Con lo Statuto dei Lavoratori, il Divorzio, il diritto all’aborto, il sussidio istituito con il DL n°4 del 28 gennaio 2019 dalla Repubblica Italiana è un’altra imprescindibile conquista sociale

La vita umana deve affermare la sua libertà ed ha diritto alla felicità, cosa che negli Stati Uniti è affermata nella Costituzione, dunque assunta come fondamento dell’organizzazione sociale.
Ad ogni persona sono attribuiti diritti fondamentali e naturali che nessuna sfera pubblica o privata ha facoltà di negare.
Le principali conquiste sociali in Italia sono state lo Statuto dei Lavoratori, il Divorzio, il diritto all’aborto e il Reddito di Cittadinanza.
Ebbene sì, per quanto da migliorare nella sua funzionalità, il Reddito di Cittadinanza è necessario e va difeso fermamente per un’elementare esigenza di giustizia sociale, anche in relazione a quanto diremo qui poi. Attraverso il RdC durante la pandemia , si sono salvate dall’indigenza totale oltre un milione di persone.
Contrariamente a quanto divulgato a fini elettorali dalla destra populista, l’importo del RdC non è di 800 euro che si prendono senza fare niente, ma è di 500 euro al massimo se non si posseggono altri pur piccoli redditi (nel caso sarebbe decurtato), non si ha una abitazione di proprietà di valore superiore a 30 mila euro e non si detengono risparmi in banca oltre i 6 mila euro. Un’altra quota è quella del contributo affitto di 280 euro, sempre che non si abbiano altri redditi e soldi, che spetta ai soli detentori di un contratto di affitto regolarmente registrato.
Dunque si resta abbondantemente sotto la soglia di povertà e veri e propri drammi si annunciano per tutti coloro che dovranno fare a meno del sussidio ampiamente presente nella maggior parte degli Stati europei: si pensi ad una ragazza madre con un figlio piccolo e alla difficoltà in Italia di poter aver un lavoro dignitoso retribuito giustamente e regolarmente. Staremo a vedere quel che accade.
Anche la vulgata riferita dai media, secondo la quale taluni imprenditori si mostrano sdegnati per non trovare personale a causa del RdC, non ostante offrano 1000-1200 euro/mese con contratti regolari, in genere per bar, ristoranti o alberghi …ma poi bisogna vedere quanto regolari e per quale orario effettivo di lavoro.
Rendiamoci conto che per un giovane pagare un affitto (a Roma per una stanza, non un appartamento, non bastano 400 euro/mese), fare colazione, pranzo e cena, pagare i trasporti, bollette, telefono, salute etc, non possono essere sufficienti, specialmente se il supposto lavoro regolare ti assorbe tutto il tempo di vita. Dunque il RdC è una prima condizione di libertà, tale da accettare o meno le condizioni di lavoro imposte.
“Vai a lavorare !” Ma certo che voglio lavorare, ma con le dovute garanzie e tutele, non in balia di orchi famelici che devono ingrossare quanto più il profitto e che in genere poco osservano le regole vigenti in materia di lavoro retribuito, orario e ambiente.
Oggi, benché un luminare tra gli imprenditori come Adriano Olivetti, dicesse che “nessun dirigente, neanche il più alto in grado, deve guadagnare più di dieci volte l’ammontare del salario minimo”, siamo alla follia di mille volte, con gli scandali dei manager di Stato che dopo un solo anno di reggenza di una partecipata, tipo Acea, prendono una liquidazione milionaria. Per tacere quali indicibili segreti vien lecito chiedersi ? Ma già il problema è il Reddito di Cittadinanza !

Il problema insiste su tutto l’ambito del Lavoro e del salario. I dati sono impressionanti.
L’Italia è l’unico Paese europeo che negli ultimi anni ha registrato una regressione dello stipendio annuale del 3%. Il salario medio nell’Eurozona, con 37382 euro annui, è ben al di sopra di quello italiano che è di 29440, parlando sempre di annui lordi. Ciò benché il lavoro in Italia risulti più produttivo della media europea. Ma, infatti, la remunerazione del capitale nelle imprese in Italia è più alta, dunque ne deriva che in Italia le imprese spendono meno per la remunerazione del lavoro rispetto ai principali altri Stati europei.
Trascuriamo qui la montagna di altri dati che dimostrano la poca osservanza delle regole civili e del lavoro, ed anche il fatto che in Germania il salario minimo sia stato innalzato a 12 euro l’ora lordi, mentre in Italia ancora in più parti se ne pagano 2, 3, 4, 5 quando va bene.

Non è questione di invidia sociale, ma è semplicemente l’invocazione di allarme per una misura già oltrepassata, che facilmente potrebbe far passare la questione da economica a democratica, di sostenibilità democratica.

Il Reddito di Cittadinanza è l’argine minimo, perché nessuno può mantenere la fiducia di fronte allo scandalo di ricchezze ingiustificate, non guadagnate ma letteralmente rapinate grazie ai meccanismi di potere e attraverso l’autoconservazione di una casta che si scambia le posizioni di comando.
Il debito pubblico italiano, che è una vera e propria voragine sulla quale paghiamo una fortuna di interessi pari a due o tre finanziarie, certamente è stato prodotto da una certa gestione che ha favorito meccanismi di rapina, di vero e proprio saccheggio di Stato.

Se non c’è fiducia, decade ogni patto di lealtà verso le istituzioni, lo Stato, la politica. Tutte dimensioni, infatti, oggi al tramonto.
Ma davvero il problema è il RdC, a fronte delle trasformazioni climatiche, alla siccità che investe nuovi territori, agli oceani pieni di plastiche che ormai albergano pure nel sangue di ognuno di noi, quindi all’aumento delle malattie dovute all’aria irrespirabile, al caldo che desertifica, allo scioglimento dei ghiacci dei Poli che innalzano il livello dei mari… ?

Furbetti e furbastri ce ne sono per ogni cosa. Da chi approfitta delle tutele dello Statuto dei Lavoratori, a quelli del superbonus 110% che danno una verniciata al portico e intascano il capitolato di un corposo restauro etc, così anche per il RdC c’è un famigerato 10% che ne approfitta e che va dalla indebita percezione ai malati che appena gli arriva la ricarica vanno a comprare i gratta e vinci.

ANTONIO TONI BORRELLI