LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE

L’educazione alla pratica partecipativa è flebile. Partecipare ad un Consiglio Comunale, ad esempio, è impegnativo perchè si arriva “digiuni” in merito alla forma e ai contenuti, ma anche perchè le sedute si svolgono in orari per nulla comodi

Il sistema politico della Repubblica Italiana è fondato su una Democrazia Rappresentativa. A differenza di altri stati europei, in Italia, anche l’elezione del presidente della Repubblica avviene su espressione delle due Camere parlamentari. Al cittadino, che ha possibilità di esprimersi direttamente solo tramite Referendum, spetta votare per l’individuazione dei suoi rappresentanti. Amministrative, regionali, politiche ed europee sono i quattro momenti in cui viene esercitata questa sorta di delega.
I rappresentanti eletti amministrano, legiferano, gestiscono e decidono in materia di territorio, sanità, economia, istruzione, sicurezza e in ogni altro ambito inerente l’organizzazione di una nazione, sia in condizioni ordinarie che in stati di emergenza.
Eppure, nel fervente clima degli anni settanta Giorgio Gaber cantava:
Vorrei essere libero, libero come un uomo…
La libertà non è stare sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero…..libertà è partecipazione

Un inno alla democrazia, ma anche alla capacità dell’uomo di procedere contro un’istintività propensa piuttosto verso la passività sociale.
Attraverso una condizione di autoconsapevolezza il cittadino dovrebbe partecipare attivamente alle decisioni che incidono sulla propria esistenza. Come? Interessandosene. Informandosi. Sollecitando la riflessione. Procedendo verso la formulazione di un’opinione propria. Non nascondendosi dietro quei luoghi comuni “è tutto un magna magna, so tutti uguali, la politica è sporca”…ah!e….”so tutti ladri”.
E come si fa? La scuola non è di grande aiuto. I consigli comunali, durante la loro assise, ospitano di rado scolaresche. Probabilmente con la rivalutazione della competenza di cittadinanza le cose cambieranno. Per ora l’educazione alla pratica partecipativa è flebile. Partecipare ad un consiglio comunale, e mi riferisco a questo perché potenzialmente più accessibile rispetto alle sedute della camera, è impegnativo. Non si può arrivare digiuni né in merito alla forma (interpreti e ruoli) né in merito ai contenuti trattati perché i dibattiti il più delle volte si ancorano a degli antefatti. I rimandi a delibere precedenti e a specifici articoli del codice rischiano di svuotare la significatività del momento. Ma per partecipare ad un Consiglio Comunale si deve avere soprattutto la disponibilità del tempo, perché se è vero che le sedute sono aperte al pubblico, è pur vero che queste si svolgono in orari poco comodi. Ad Artena dall’inizio del secondo mandato Angelini il Consiglio si è riunito 16 volte: di queste convocazioni 13 in quello che è considerato canonicamente orario di lavoro; solo 3 dopo le ore 17. La minoranza ha più volte evidenziato il disagio originato da questo orario. Rivolgendosi direttamente al Presidente del Consiglio ha fatto richiesta di orari più convenevoli. Poi, visto il perpetrarsi dell’andazzo, si è appellata alle raccomandazioni espresse nel vangelo delle amministrazioni locali: il TUEL. Il consigliere Marco Imperioli (Artena Cambia), ha scritto al Prefetto di Roma chiedendo il suo intervento. Nella lettera, oltre a motivare la richiesta per il contenimento della spesa pubblica, si fa riferimento all’art.38 comma 7 del Testo Unico che recita: nei comuni fino a 15.000 abitanti le riunioni del Consiglio Comunale si devono tenere “preferibilmente in un arco temporale non coincidente con l’orario di lavoro dei partecipanti”. Finora nulla è cambiato. Neanche l’impennata delle temperature estive è stata capace di innescare una controtendenza. La prima convocazione relativa all’approvazione del bilancio alle ore 10.00 del 30 giugno. La seconda alle ore 12.00 del 3 luglio. Insomma per raggiungere la tanto decantata libertà di Gaber, oltre ad avere una marcata propensione verso la partecipazione occorre la dilatazione e la flessibilità del tempo. In alternativa il dono dell’ubiquità.
Nello spirito di confronto su cui si fonda questo spazio, saremmo grati al Presidente del Consiglio Augusto Angelini se intervenisse in merito, apportando le motivazioni di cui sicuramente ignoriamo l’esistenza.