ALLE ORIGINI DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA

Le radici della scienza confermano le influenze sullo sviluppo della società

Oggi si parla molto di scienza, tecnica, tecnologia, del valore di esse per il progresso del sapere e, soprattutto, della loro influenza sulla vita e sul benessere di tutti.

  In particolare su quest’ultimo tema, nella attuale situazione di crisi pandemica si è acceso un intenso dibattito dagli accenti aspri, spesso violenti, con affermazioni molto contrastanti.

Da una parte il parere di scienziati (in primo luogo i virologi) che, in base ai loro studi ed osservazioni, affermano la forte pericolosità dell’infezione da Sars- Cov2; dall’altra, quello di chi ritiene che il pericolo sia sopravvalutato rispetto a quello di altre gravi malattie.

 Infine, c’è chi sottovaluta del tutto il fenomeno, giungendo perfino a dubitarne.

E’ ormai un anno che assistiamo allo scontro delle tesi più disparate.

La cosa che dovrebbe preoccuparci di più non è però la divergenza di opinioni tra esperti generici, giornalisti o politici, quanto piuttosto tra gli esperti nei diversi rami della scienza medica.

 Questo ci inquieta di più, poiché siamo portati a pensare che l’indagine scientifica di un fenomeno,      pur se ancora incompleta, dovrebbe portare ad una convergenza di risultati che sfocino infine nella comprensione completa dello stesso.

 Il progresso della scienza degli ultimi due secoli e le conseguenti applicazioni tecniche che hanno cambiato il mondo e la vita degli uomini ci induce a pensare così.

Invece, la situazione attuale di confusione può farci dubitare dei metodi e del valore stesso della conoscenza scientifica, che ha avuto un inizio ed uno svolgimento nella storia dell’uomo.

  Pertanto, ritengo oggi più che mai necessario fermarsi a riflettere sul significato della conoscenza scientifica, sui modi in cui essa è nata e si sviluppata, sulle sue influenze (positive o negative) sullo sviluppo economico, sociale e culturale delle nostre società. Senza la pretesa di fare un discorso esaustivo, che esula dalle mie capacità, per il quale esiste una mole enorme di storia generale e specifica.

 Conoscenza è la capacità propria dell’uomo di costruirsi una rappresentazione mentale delle cose,   percepite per mezzo dei sensi. Essa diviene scienza, quando riesce a dare una spiegazione razionale dei caratteri distintivi dei vari oggetti e delle relazioni che intercorrono tra essi.

 Per ottenerla, il ragionamento deve essere svolto con il ricorso a figure e numeri, cioè ai concetti fondamentali della matematica; questa scienza è perciò l’ossatura di qualsiasi discorso scientifico

 (mathematica, regina scientiarum, dicevano i nostri progenitori romani).

 La storia colloca la nascita del pensiero matematico assieme a quello filosofico nella Grecia antica, a partire dal VII secolo a.C.

 Le basi materiali della matematica si possono far risalire alle necessità delle prime organizzazioni sociali riguardo gli scambi commerciali e le costruzioni civili e religiose.

 Sappiamo che le civiltà mesopotamiche (Sumeri, Babilonesi) avevano già sviluppato delle conoscenze matematiche e posto le basi dell’astronomia.

 Tali studi furono proseguiti nell’antico Egitto.

In quelle società il sapere era appannaggio dei sacerdoti, l’unica classe colta, che esercitava il potere insieme al Re; il Faraone era considerato Dio in terra, figlio di Ra.

Oltre agli scopi pratici di cui si è detto, l’astronomia, insieme alle pratiche rituali, serviva a conoscere il destino. Quindi, il sapere religioso serviva allo scopo fondamentale dell’esercizio del potere divino del Faraone sul popolo, per il suo benessere. Ciò si può considerare veritiero, se considerato con gli occhi della storia.

 Caratteristica fondamentale della struttura della matematica orientale era quella empirica, cioè volta a risolvere problemi concreti, anche se c’era qualche sviluppo avanzato ( ad es., un calcolo che approssimava rozzamente l’area di un cerchio ).

 Per gli Egizi, la linea retta era nient’altro che une fune tirata tra due paletti, il rettangolo la forma di un mattone.  Euclide, molto tempo dopo, nei suoi Elementi dirà che linea retta è quella che congiunge due punti distinti, che però si può prolungare indefinitamente da entrambe le parti.

  Nel corso della storia si sono intrecciate le sorti di popoli diversi tramite i commerci, gli scambi e

le guerre. Anche i popoli possono avere inclinazioni diverse, come gli individui.

 Il carattere dei Greci, che lo distingueva tra tutti gli altri, era incline alla speculazione, non soltanto commerciale, ma riflessiva. Cioè, il greco era portato non soltanto ad osservare il mondo così com’è, ma a chiedersi perché fosse così.

Talete è il primo filosofo e matematico greco. Nato a Mileto, colonia ionica dell’Asia Minore (l’attuale Turchia) era un commerciante, perciò persona molto pratica, ma anche molto colta e curiosa.

 Nei suoi viaggi di lavoro aveva appreso le conoscenze di matematica e astronomia dei popoli orientali, in particolare dai sacerdoti egizi.

 Conoscenze che poi sviluppò in modo originale.

La tradizione storica riporta un episodio in cui, durante un viaggio di ritorno in Egitto, Talete stupì i sacerdoti riuscendo a misurare l’altezza di una piramide servendosi soltanto di un bastone.

Piantato questo nel suolo in posizione verticale, egli misurò la lunghezza delle ombre rispettive della piramide e del bastone, proiettate a terra dal sole; conoscendo la lunghezza del bastone, ricavò l’altezza della piramide.

Il Nostro aveva intuito che un fascio di rette parallele (i raggi luminosi lo sono) interseca su rette trasversali segmenti le cui lunghezze stanno fra loro in proporzione aritmetica: è il famoso Teorema di Talete, su cui si fonda il concetto di similitudine geometrica.

La dimostrazione esatta di esso sarà data dai matematici greci successivi; resta però il fatto fondamentale che,per la prima volta, si fa uso dell’intuizione  della deduzione razionale nella geometria.

L’atteggiamento di Talete è quello dell’uomo che osserva le cose e cerca di spiegarsi la loro varietà e origine, ipotizzando un principio unitario o archè; per il Nostro è l’acqua, di cui è facile accertare l’esistenza nei diversi stati: liquido, solido (ghiaccio) e gassoso (vapore).

Anche se questo principio naturalistico si rifà ai miti orientali e greci della genesi del mondo, se ne allontana in quanto assunto come base per l’indagine del pensiero razionale e filosofico.

Così, la Matematica nasce con la Filosofia; la stretta connessione tra le due discipline sta anche nelle radici etimologiche dei termini: in greco, mathema significa “scienza,conoscenza”; philosophia, “amore della sapienza”.

Filosofo è colui che indaga la natura e se stesso con l’uso della ragione per amore della conoscenza.

Vedremo la prolificità di questo atteggiamento negli ulteriori sviluppi.

STEFANO MARAFINI