DA “ARTENA RINASCE” NON SORGERA’ ALCUNA FENICE

PUBBLICHIAMO UNA RIFLESSIONE POLITICA SULL’ANDAMENTO DEL GOVERNO DI ARTENA DEL GIOVANE CONCITTADINO, PUBBLICISTA E GIORNALISTA, ALESSANDRO COLTRE’

Questa sedia vuota non è un caso. Felicetto Angelini ha la massima fiducia, la maggioranza è unita e compatta e saremo qui fino alla fine perché la spina la può staccare solo il Sindaco”. Durante l’ultimo consiglio comunale del 2020 il vicesindaco di Artena Loris Talone indirizza questa frase verso i banchi dell’opposizione, mostrando ai consiglieri di minoranza e al pubblico in sala la sedia vuota del sindaco Angelini. In fondo, in quella scelta di posizionamento, nelle parole e nel gesto del vicesindaco Talone c’era già tutto: la decisione di proseguire senza una riflessione politica all’interno della maggioranza si sarebbe presto tradotta con la mancata costituzione del Comune di Artena come parte civile al processo Feudo e con l’impossibilità di sostituire politicamente Felicetto Angelini.

Il terremoto giudiziario che ha coinvolto personalità dell’amministrazione, impiegati comunali e vigili urbani non sembra aver provocato ripensamenti tra gli eletti della lista Artena Rinasce. Quel vuoto non sarà colmato da nessuno ma il messaggio, tra comunicazione non verbale e frasi concise, è chiaro: la maggioranza va avanti. Alla fine lo slogan dell’ultima campagna elettorale “la continuità è un valore” è stato preso alla lettera, soprattutto dai consiglieri comunali che non rientrano nelle carte di Feudo. Da una parte chi è stato eletto con Artena Rinasce ha sentito più volte il bisogno di rimarcare l’estraneità e la lontananza dalle indagini condotte dai carabinieri di Colleferro, dall’altra parte invece, come testimonia quella sedia vuota esibita da Talone, la maggioranza non ha potuto fare a meno di rimanere collegata al sindaco. Chi può far terminare l’esperienza di governo? Per il vicesindaco non ci sono dubbi: soltanto Felicetto Angelini può decidere di spegnere il motore. Considerare Angelini come custode e garante della durata di questa maggioranza può aiutare ad approfondire alcuni aspetti lasciati ai margini del dibattito locale. In questi mesi, infatti, la dimensione politica è stata trascurata in favore di un’attenzione sui cantieri, sulle strade da asfaltare, sui vicoli del centro storico da sistemare. Insieme a tutto ciò che riguarda la gestione dell’emergenza Covid, i lavori di manutenzione sono ovviamente utili e indispensabili per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma sotto il bitume pare sia finita anche ogni tipo di progettualità capace di distinguere un politico da un dirigente dell’Astral.

La dimensione collettiva di Artena Rinasce

Dove e in che modo si esprime Artena Rinasce? Perché sulla scena pubblica è così difficile trovare uno scontro e un confronto tra idee e azioni che riguardano il paese e il territorio? Bisogna sempre cercare in una specie di retrobottega; un perenne dietro le quinte in cui quel che resta della giunta Angelini prova a confrontarsi, spesso senza lasciare traccia di una visione a lungo termine per Artena. Allargando il perimetro di analisi, per molti cittadini questo aspetto vale anche per i consiglieri di minoranza che in sostanza vengono associati soltanto alle denunce, agli esposti in procura, agli attacchi frontali in consiglio comunale. Qualcuno potrà dire: è la loro funzione. Ognuna di queste attività rimane però relegata in carte protocollate e negli stenografati del consiglio comunale, mentre è difficile trovare movimenti dirompenti e coinvolgenti nella società. Oltre alle accuse e all’elenco degli sbagli della giunta Angelini, la popolazione non ha avuto molte occasioni pubbliche per considerare o dire la sua insieme alle forze di opposizione. Recentemente i due gruppi di opposizione sono stati in piazza, ma la dimensione era sempre quella di un comizio in cui inventariare le attività della maggioranza e riportare azioni svolte in consiglio comunale. Molte persone attendono segnali di discontinuità, si aspettano gesti e pratiche politiche innovative che con difficoltà riescono a trovare, per esempio, nel simbolo di Artena Cambia, che è lo stesso simbolo con cui si è candidato nel 2014 Domenico Pecorari, protagonista indiscusso dell’ultima giunta Angelini.

Torniamo su Artena Rinasce. Quando è stata l’ultima volta che il governo del paese si è espresso come forza politica? La risposta la troviamo nel breve comunicato dalla maggioranza diffuso a margine dell’udienza preliminare legata all’indagine Feudo. “Il nostro gruppo Artena Rinasce ribadisce ancora una volta la massima fiducia nella magistratura e nel sistema giudiziario italiano ma anche la massima fiducia nel fatto che il nostro Sindaco e gli altri amministratori coinvolti sapranno dimostrare la loro innocenza e la correttezza del loro comportamento nel corso del processo.  Siamo convinti che alla fine la giustizia trionferà”. In sostanza la dimensione collettiva viene fuori solo per abbozzare una difesa di chi politicamente continua a guidarla. 

Bisogna essere operativi”; “Dobbiamo aprire i cantieri”; “Andiamo avanti”.  Sono frasi che Loris Talone dice spesso durante i consigli comunali. Ad alcuni cittadini il vicesindaco Talone ha espressamente detto di essere entrato in servizio pochi mesi fa, praticamente quando sono scattati i domiciliari per l’assessore Pecorari e per il sindaco. Una risposta che potrebbe sintetizzare la difficoltà provata negli anni dal vicesindaco nel poter agire su determinati settori della macchina amministrativa. Eppure, il vicesindaco è una delle personalità che fa parte di Artena Rinasce da due legislature, ricoprendo sempre ruoli importanti nell’era Angelini. Con una squadra dimezzata, composta comunque da persone messe insieme dal sindaco, Talone potrà uscire dall’ordinaria amministrazione per discutere e considerare interventi a lungo termine? Se al momento potrebbe sembrare marginale porsi questa domanda – anche se in politica non dovrebbe mai esserlo – a breve diventerà una necessità. Infatti, per quanto possa sembrare distante un argomento come il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza, prima o poi, tra mille difficoltà e limiti, gli enti locali dovranno lottare per essere coinvolti e per intercettare risorse importanti, dovranno introdurre energie e forze progettuali, capacità di ascolto nei confronti dei cittadini, dovranno elaborare dati e analisi sui bisogni della popolazione. Per fare tutto questo sarà necessario un soggetto pubblico forte e pensante. Nel corso delle audizioni sul PNRR tra enti locali e governo, il presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani Antonio Decaro, l’attuale sindaco di Bari, ha più volte ricordato l’importanza di far gestire direttamente ai Comuni, e alle reti composte da più enti locali, alcuni dei fondi che arriveranno prossimamente dall’Unione europea. L’importanza strategica dei comuni nella gestione del cosiddetto Recovery plan è stata riconosciuta anche dalla Corte dei conti che individua proprio nei consigli comunali – e metropolitani – la capacità di trasformare quei soldi in interventi efficaci e in azioni concrete.  Dire “andiamo avanti per l’amore di Artena” non basterà, perché è una frase che non denota nessuna postura politica e non servirà a individuare risorse utili per il territorio. L’appello del presidente dell’ANCI è in sostanza rivolto a politici locali e non a chi si considera soltanto un amministratore. A qualsiasi classe dirigente non sarà chiesto solo di gestire, ma di pensare politicamente e di esprimersi al futuro durante le riunioni dei piani di zona, nei progetti europei e nelle sedi romane. Chi andrà a queste riunioni? Quel che resta di Artena Rinasce? Al momento sì. La sfida del recovery plan dovrebbe generare una discussione su cosa sia, per esempio, un miglioramento o un progresso per Artena, perché non esiste un solo modo di intendere il progresso e il cambiamento, come non esiste un solo modo di amare, e quando l’amore diventa possesso è bene fermarsi.

Francesco Tarducci, uno scrittore italiano nato in un piccolo paese vicino Urbino nel 1842, nella sua autobiografia scritta intorno al 1920 racconta un episodio della sua infanzia legato alla vita in paese, denunciando ovviamente le condizioni di miseria, come altri piccoli centri di campagna, tracciando anche una differenza di pensiero con suo padre nel modo di abitare il paese: “E così qui i padri nostri nascevano, qui morivano, sempre uguali a se stessi, nei bisogni, nei desideri, nelle abitudini. Il figlio faceva come aveva veduto fare a suo padre, il padre aveva fatto in quel modo, perché in quel modo aveva veduto fare al nonno. E così di generazione in generazione le cose procedevano sempre in un modo, non solo senza desiderio di progresso, ma anche senza idea che vi fosse progresso. E se qualcuno usciva, o per fortuna o per studio trovava luogo nel mondo, colui si dimenticava del suo paesello”. A un certo punto la politica locale ha smesso di indignarsi per questo destino già scritto e ha deciso di non interessarsi più alla crescita sociale e culturale di Artena. Come in tanti posti di provincia, nelle strade e nei vicoli, nelle sedi associative e nei centri culturali le attività di volontariato sono diventate più forti e più incisive di quelle dei partiti, e di certo più coinvolgenti delle politiche culturali istituzionali. Chi torna porta con sé idee nuove, chi arriva porta occasioni di confronto e lenti di lettura diverse. Chi è stato eletto non si accorge di questa vivacità. Ma se quel passaggio di Tarducci suona così attuale è proprio perché potrebbe essere letto nella cronaca politica di oggi come un segno distintivo di chi ha un ruolo pubblico ad Artena, che sa come immaginare nuove opportunità per nuovi bisogni e desideri.

Un fatto collettivo

Quando nei momenti di difficoltà c’è da fare la propria parte chi ha un incarico pubblico si rivolge ai cittadini chiedendo aiuto e collaborazione: “dobbiamo rimboccarci tutti le maniche, la responsabilità è di tutti”. Quante volte abbiamo sentito dire queste frasi? Quante volte ascoltiamo il richiamo alla responsabilità?  Aiutarsi è indispensabile ma è anche fondamentale distinguere i ruoli, perché in questo momento difficile, in cui a tutti è richiesto di fare la propria parte, chi ha una dimensione pubblica e politica dovrebbe riconsiderare il proprio ruolo. Chi sta in un’associazione è sul campo, chi vive nel centro storico fa la sua parte, le parrocchie e la Caritas danno il loro contributo cercando di non lasciare indietro nessuno, gli scout animano il paese e coordinano progetti sociali e di assistenza, il gruppo archeologico custodisce l’eredità di Piana Civita difendendola dall’abbandono istituzionale, il circolo Arci continua a offrire servizi, i comitati di quartiere tengono pulito e rispondono ai bisogni primari delle persone, gli oratori provano a creare momenti di coesione e di aggregazione tra le comunità giovanili.  L’elenco potrebbe continuare per altre due pagine o forse di più, ma sarebbe comunque sprovvisto di un cervello politico collettivo. A essere vuota non è solo quella sedia, a mancare è un tavolo intero; una forza politica in grado di valorizzare ciò che di virtuoso già esiste, capace di pensare quello che ancora non c’è, e che accetti di essere sfidata dai cittadini su ogni argomento. Senza una squadra politica la macchina amministrativa sarà sempre in affanno, si ingolferà. In questo caso abbiamo anche un problema in più: chi governa ha detto chiaramente che a staccare la spina sarà Felicetto Angelini, ossia una persona che al momento non può neanche entrare ad Artena e che è stata sospesa dal suo partito. Nella cultura aziendale e imprenditoriale il successo professionale che viene esclusivamente dalla forza di volontà del manager è visto spesso come un valore aggiunto: è il self made man, “mi sono fatto tutto da solo”.

In politica essere soli è una sconfitta perché la politica è un fatto collettivo. Esprimere solo se stessi, esserci soltanto come individui e mai come gruppo politico pensante è una condizione di svantaggio. Tutto questo si ripercuote sulla città di Artena? La domanda resta ovviamente aperta e forse per indagare il quesito dobbiamo tenere in considerazione i mesi passati senza farmacie aperte a fine del 2019, la sede del consultorio in via Velletri ancora chiusa e rinchiusa dentro un cantiere di edilizia residenziale, l’impossibilità di attraversare completamente villa borghese, la difficoltà per un gruppo sportivo di avere due canestri da basket e qualche panchina, l’amara accettazione di non poter usufruire del palazzetto del governatore e di non aver mai immaginato il palazzo borghese come un possibile e gigantesco spazio pubblico. Qualcuno a questo punto potrà dire: “stiamo sviando”. Davvero è fuori rotta progettare aperture, rigenerazioni e occasioni di vita comunitaria? Dopo essere stati chiusi in casa per più di un anno, la politica non dovrebbe mettersi in discussione e immaginare come e con chi consegnare qualcosa in più alle persone? Programmi di medicina territoriale, cooperative di comunità, politiche dell’abitare: sono tutti temi così astratti? La concretezza è accontentarsi delle targhe che spiegano in che anno è stato costruito il palazzetto del governatore senza poterlo visitare? La consistenza di un governo è avviare la differenziata porta a porta mettendo in difficoltà i lavoratori, facendo la voce grossa con Lazio Ambiente per poi dare a un gestore privato un settore delicato come quello dei rifiuti?

Prima e al di là di Feudo. L’ultimo atto dell’era Angelini resta un documento sul biometano

La maggioranza è unita e compatta, dichiarava a dicembre Talone, ma tempo qualche mese e questa coesione sarà compromessa dalle dimissioni dei consiglieri Augusto Angelini e Gloria Scacchi che si congederanno con due lettere mai discusse politicamente da Artena Rinasce. Perché hanno deciso di andare via? Per non essere complici di atti nascosti sull’impianto biometano previsto ad Artena. Una motivazione forte che ci fa rimanere proprio nel settore rifiuti, materia di competenza dell’assessore Carlo Scaccia. Non è questa la sede per ripercorrere la vicenda della centrale del Colubro proposta dalla Green Park Srl, ma è senza dubbio un nervo scoperto per la giunta Angelini. Infatti, attribuire al tecnico la responsabilità di aver inviato in Regione un parere positivo sull’impianto biometano non può essere la scusa per mettere in secondo piano l’assenza dei politici di Artena alle conferenze dei servizi. C’è di più: un dirigente arrivato da poco al Comune di Artena decide di firmare un documento – con indicazioni e indirizzi non propriamente tecnici – che resterà l’ultimo atto significativo e importante rilasciato nell’era Angelini prima della tempesta provocata da Feudo. Questo è un elemento che non può essere di certo revocato. Proviamo a rimanere ancora un altro po’ sulla dimensione politica e sui diversi gradi di responsabilità, allontaniamoci pure dall’inchiesta Feudo, mettiamo da parte anche la vicenda biometano e tentiamo un altro esempio su un fatto concreto che ha caratterizzato la giunta che governa Artena eletta con il simbolo della fenice di Angelini. Nel 2017 l’assessore all’ambiente Carlo Scaccia è stato il protagonista della transizione da Lazio Ambiente a Igiene urbana Srl. C’era da far partire la raccolta porta a porta, bisognava consegnare il materiale, togliere i cassonetti e ripulire tutto il paese.  Ognuno doveva “fare la propria parte”. Alcuni giovanissimi sono stati reclutati per informare la cittadinanza di questo importante cambiamento, la protezione civile ha consegnato i mastelli contrada per contrada, casa per casa e i lavoratori hanno garantito un servizio essenziale. “Finalmente Artena è pulita e ha un servizio efficiente”, parole di Angelini pronunciate in un convegno a fine del 2017. Ognuno ha fatto la sua parte, tranne l’assessorato all’ambiente che avrebbe dovuto pianificare e gestire l’arrivo del porta a porta. Nel giro di pochi giorni i lavoratori hanno cambiato casacca, firmando un contratto nel parcheggio delle scuole medie e iniziando così un rapporto difficile con un’azienda che ancora deve a molti di loro stipendi e liquidazione. Mentre i camion di Lazio ambiente lasciavano Artena, i giovani collaboratori hanno fatto il loro dovere, la protezione civile ha fatto la sua parte ma a distanza di anni ancora aspettano i contributi promessi per quella collaborazione. Se dovessimo continuare l’elenco con altri episodi si formerebbe una sorta di lista costituita da tante possibilità e da molte occasioni di ripartenza per Artena che pian piano sono state bruciate. E su quel che resta di Artena Rinasce è come se ora ci fosse un bel po’ di cenere dalla quale probabilmente non sorgerà alcuna fenice.

ALESSANDRO COLTRE’*

*Pubblicista e giornalista, si occupa principalmente di questioni ambientali in Italia, negli ultimi anni ha approfondito le emergenze del Lazio, come la situazione romana della gestione rifiuti e la bonifica della Valle del Sacco. Dal 2019 coordina lo Scaffale ambientalista, una biblioteca e centro di documentazione con base a Colleferro, in provincia di Roma